skin

Pubblicità anima del commercio per i casinò, ma non da sola

03 maggio 2023 - 10:59

La pubblicità non è il solo mezzo attraverso il quale i casinò possono farsi conoscere e apprezzare.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Timothy Dykes su Unsplash

Foto di Timothy Dykes su Unsplash

Da quando è stata vietata la pubblicità per il gioco in Italia mi sto convincendo dell’accresciuta rilevanza dell'immagine aziendale, la sola che da un lato viene fornita e dall’altro percepita, e che può sostituire ciò che è proibito. 
Spesso mi sono soffermato più o meno lungamente, sulla diversificazione, sulla multifunzionalità, sull’importanza che i giochi tradizionali possono ancora avere e, in chiave più che altro produttiva, sull’incremento del gioco online anche dal vivo. Non ho mancato di raccomandare la ricerca di nuovi giochi e, se del caso, di innovare quelli presenti.

Da una parte la necessità pressante di adeguare l’offerta alla domanda che è cambiata nei gusti e nelle disponibilità economiche da spendere nei casinò terrestri a favore dell’online, dall’altra un calo qualitativo dei proventi per fortuna non tutti. 
In alti termini mi sono domandato se la pubblicità avrebbe potuto trovare una valida alternativa nel miglioramento del servizio alla clientela. Eccomi allora con quello che mi pare una possibile soluzione: la valorizzazione dell’immagine consistente in un mix di suggerimenti già oggetto di trattazioni più o meno singole.

Innanzi tutto non vorrei annoiare dilungandomi su vecchi temi quali la multifunzionalità con il doppio risultato di non incrementare il costo del personale concedendo l’impiego eventualmente eccedente per l’online dal vivo. Non si potrebbe negare che tramite l’adeguamento rapido della offerta alla domanda si influisce sul miglioramento del servizio con una incidenza minima sui costi di produzione.

Una uguale considerazione dovrebbe essere posta nei confronti della introduzione di giochi nuovi da praticare in tutte le modalità possibili in quanto anche l’online, opportunamente sostenuto, può creare una forma di fidelizzazione nuova in un mercato nazionale terrestre abbastanza stanco e che necessita di essere ravvivato e/o rinnovato.
Forse gli anni 2020 e 2021 hanno inasprito le preoccupazioni dei gestori di case da gioco italiane nel vedere calare i ricavi rispetto ai costi in crescita e i risultati dei bilanci che viaggiavano verso il rosso.

L’osservazione del mercato nazionale post periodo pandemico mi ha provocato il ricordo dei tempi nei quali lavoravo; era stato da poco aperta la sede di Ca’ Noghera (1999), i giochi tradizionali tiravano e quelli nuovi cominciavano a produrre, per la verità non tutti, ottimi risultati.
Bando alla nostalgia, torno in argomento. La qualità ha sempre, a mio avviso, prodotto incrementi di produzione e di produttività. Questo è quanto oggi si cerca ma i mezzi da poter adoperare non sono più gli stessi.
Se fosse necessario occorre eliminare l’inutile che potrebbe essersi nel tempo stratificato perché, parlandone anche per esperienza, spesso e volentieri si tende a non cambiare ciò che era senza cercare altre soluzioni.

L’impedimento più grande lo si può addebitare all’idea che chi lascia la strada vecchia per la nuova... Eppure i giochi cosiddetti americani hanno preso posti di rilievo nella produzione, forse per il minor costo del lavoro almeno all’inizio, forse perché chi li aveva già introdotti registrava un riscontro positivo. Precisamente una motivazione deve esistere, e la inaugurazione della seconda sede di Venezia (Ca’ Noghera e non il Lido solo stagionale) può fornire una qualche indicazione tra le tante.
In conclusione e sperando di aver introdotto un argomento di riflessione mi pare di aver narrato semplicemente che se un cliente è soddisfatto parlerà bene dell’azienda che ha risposto alle proprie aspettative.

La fidelizzazione del cliente si ottiene, tra le altre attenzioni, personali e non, incrementando l’offerta e se mettiamo in funzione la possibilità di adeguarla alla domanda siamo, certamente sulla buona strada.
La qualità percepita è quella che rileva nel discorso e, come mi pare aver dato elementi di giudizio in merito, ritengo sia il mezzo per incrementare la produzione, la produttività e, tramite una adeguata politica verso il cliente, l’occupazione.

Non va sottaciuta la soddisfazione del personale che, ritrovandosi ad operare in un contesto gratificante non solo per la clientela, concorre e partecipa attivamente al mantenimento del particolare clima che anche con il proprio operato ha contribuito  creare. Qui c’è il vecchio sindacalista che cerca di tenersi aggiornato: il premio di risultato diviene più raggiungibile!

Altri articoli su

Articoli correlati