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Ricorso bilancio Campione: 'Casinò capace di assolvere a obblighi'

22 aprile 2022 - 13:38

Nel ricorso che il Comune di Campione ha presentato contro la bocciatura del sul piano di riequilibrio finanziario pluriennale focus sul Casinò e la sua capacità di assolvere agli obblighi.

"Ridotta la spesa per il personale, e con la riapertura del Casinò – il cui piano industriale, valutato come attendibile dal Tribunale di Como con il decreto 15 giugno 2021, prevede consistenti flussi in entrata –, non soltanto è prevista, a partire dal 2022, la ripresa della corresponsione di contributi in favore del Comune (in via progressivamente crescente), ma i proventi da gioco saranno destinati (ovviamente dopo il pagamento da parte della procedura concordataria dei creditori privilegiati e di quelli chirografari) al pagamento del credito del Comune; infine, una volta pagata la massa dei creditori (tra i quali il Comune), l’incremento dei proventi del Casinò darà luogo, a concordato chiuso, all’incremento dei contributi da devolvere al Comune".

Lo si legge nel ricorso che il Comune di Campione d'Italia, tramite gli avvocati Gennaro Terracciano e Chiara Cacciavillani, ha presentato alla sezione d'appello della Corte de Conti, contro la decisione della Cdc di bocciare il suo piano pluriennale di riequilibrio di bilancio. Come noto, il dispositivo dell'ente contabile chiamava in causa, tra i motivi del "no", anche il Casinò, ritenuto una base non certa su cui poggiare il risanamento del Comune.

Ma secondo quanto si legge nel ricorso commissionato dal Comune, "È appena il caso di rilevare che, contrariamente a quanto afferma la Sezione di controllo, il piano industriale del Casinò, ammesso al concordato, ha sì un orizzonte temporale di cinque anni – perché così stabilisce la legge fallimentare – ma reca ben chiare previsioni a proiezione ultraquinquennale e reca specifiche clausole volte non solo al soddisfacimento dell’integrale credito maturato dal Comune, ma anche all’assolvimento dell’obbligo convenzionale di corresponsione di contributo finanziario in favore del Comune".

Nel ricorso, ben 42 pagine, gli avvocati si soffermano anche sui rilievi mossi dalla Sezione di controllo della Corte dei Conti in merito alla "affermata criticità della partecipazione del Comune in Casinò Campione Spa" e al fatto che, sempre secondo la Sezione, si è delineato un assetto tale per cui la partecipazione comunale, lungi dal realizzare lo scopo di cui all’art. 4, comma 3, t.u.s.p., anziché vedere un flusso finanziario da partecipata a Comune, “vede un flusso opposto, da Comune a partecipata, attraverso l’ammortamento dei mutui contratti dal Comune per la costruzione dell’immobile in cui la sua partecipata opera”.

Gli avvocati Terracciano e Cacciavillani sottolineano invece che è innanzitutto pacifico che “il Casinò ha sempre rappresentato la principale azienda del Comune di Campione d’Italia, arrivando a generare nel 2017 (ultimo esercizio completo) oltre 96 mln di euro di ricavi complessivi, registrando un afflusso di ingressi pari a 672.000 unità e dando lavoro a ben 492 dipendenti” (dati tratti dal ricorso per l’ammissione a concordato preventivo, ammesso dal Tribunale di Como con il decreto del 15 giugno 2021; la relativa documentazione è stata acquisita dalla Sezione di controllo in sede istruttoria).

Non solo. Ivi si legge che “il Casinò di Campione, negli ultimi anni, ha dimostrato una sostanziale tenuta, registrando ricavi da gioco stabilmente intorno o superiori a 90 mln di euro”.
L’analisi di sensitività posta alla base del piano concordatario della società mostra, inoltre, che il Casinò di Campione ha posizionamento di assoluto vantaggio nei confronti dei competitors, sia nazionali, sia svizzeri sia europei, in ragione delle sue dimensioni (si tratta del Casinò più grande d’Europa).
Sempre dagli atti della procedura concorsuale si evince che la crisi della società si è determinata per effetto di “rigidità gestionali registratesi nel corso degli esercizi precedenti, dovute anche alla convenzione con il Comune, in quanto la contribuzione dovuta dalla società era slegata dagli effettivi risultati economici della Casa da gioco”.
Riassuntivamente, nel periodo 2013-2017 a fronte di un Ebitda complessivo di 77 mln di euro, il contributo al Comune è stato pari a 105 mln di euro, per una differenza negativa di 26 mln”.

A ciò si è aggiunto – quale concausa dello squilibrio economico-finanziario della società rilevata nella procedura concordataria – “l’aumento progressivo, a partire dall’esercizio 2014, del costo del lavoro, arrivato a superare il 50 percento dei ricavi totali dovuto a un surplus di organico” (ivi).
Il piano concordatario (industriale) è caratterizzato da “radicale discontinuità rispetto al passato” in punto di conduzione aziendale – “altamente professionale e indipendente dai condizionamenti che hanno causato la crisi della società” – e da un forte riduzione dell’organico.

"Le principali assunzioni del piano, così come rilevato nella Relazione preliminare dei commissari giudiziali (prof. A. Danovi e avv. G. Minniti) sono, per quanto qui di interesse, il progressivo aumento dei ricavi, da € 41 mln dei primi dodici mesi di riapertura (si ricorda che il Casinò era chiuso da luglio 2018) a 80 mln euro dell’ultimo esercizio di piano, rispetto al dato del 2017 di oltre € 91 mln. Si tratta, dunque, di assunzione assolutamente prudenziale", si sottolinea nel ricorso.

Inoltre, "diversamente da quanto assume la Sezione di controllo, il piano concordatario prevede che il contributo in favore del Comune, stabilito a partire dal 2022, vada progressivamente implementato, in corrispondenza del recupero, da parte del Casinò, della propria capacità di produrre flussi positivi in entrata.
Si evidenzia che il Casinò, riaperto al pubblico – dopo la cessazione delle restrizioni per contrasto alla pandemia da Covid-19 – il 26 gennaio 2022, in questi primi mesi di attività ha raggiunto delle performances migliori di quelle esposte nel piano concordatario".

Appare quindi evidente che la destinazione parziale delle somme a ripiano del debito sia prudenziale e del tutto attendibile; "è infatti del tutto ragionevole – ed è comunque comprovato dai primi mesi di gestione – ritenere che le somme introitate dal Casinò saranno maggiori, derivando anche dal rimborso, ancorché parziale, dei rilevanti crediti pregressi del concordato.

È infine da segnalare in merito, evidenziano i due legali, che le somme derivanti dal Casinò, destinate annualmente a ripiano del debito, risultano comunque rispettivamente coperte dal Fondo rischi appostato (fondi di riserva e altri accantonamenti)".

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