L’offerta del gioco online, giochi da casinò, slot di tutti i tipi la possibilità di giocare da casa in tutta tranquillità e, quel che conta di più, senza muoversi potrebbe iniziare a preoccupare i casino terrestri, in particolare se gli attuali introiti slot formano una rimarchevole componente del totale dei ricavi.
Ma l’indagine non dovrebbe esaurirsi con quanto sopra, le componenti dei ricavi complessivi derivanti dai giochi da tavolo non può essere tralasciata unitamente al costo del personale e all’incidenza dei singoli in parola.
Forse, ma non ne ho alcuna conoscenza, il payout potrebbe essere più o meno interessante; di questo se ne potrebbero occupare molto meglio i gestori di sale giochi attuali e futuri.
Neppure si dovrebbe non tener presente la velocità che il gioco online consente, in specie, nei pagamenti e non desidero rammentare la più assoluta assenza di contestazioni.
È impensabile ritornare al 1994 quando il mercato nazionale registrava, in lire, un totale di 578.318.181 suddivise tra Venezia 113.409.490, Saint Vincent 218.008.647, Sanremo 104.728.613 e Campione 142.171.431.
Dove la roulette francese a Venezia 44.184.052, Saint Vincent 57.967.756, Sanremo 2.557.011 e Campione 57.988.563, lo chemin de fer rispettivamente 18.020.291, 16.348.010, 8.207.540 e 13.460.534.
Anche il trente et quarante aveva i suoi estimatori, erano altri tempi!
Nel 1990 e più ancora l’anno successivo, con l’apertura di Ca’ Noghera, Venezia diventa il più importante per gli introiti.
L’arrivo dei cosiddetti giochi americani, slot comprese, provvede a dare un po’ di respiro alle case da gioco che più tardi (2007/2008) si imbattono nella crisi economica e in una diversa e forzata considerazione dei costi di gestione, in specie quelli per il personale.
Purtroppo i proventi aleatori non avevano più lo stesso peso di un tempo dove la loro consistenza ben riusciva a confortare i costi. La necessità che qualcuno colse di impostare la produzione e con essa la politica produttiva mirata al contenimento dei costi, probabilmente, insieme alla diminuita capacità economica, ha influito anche indirettamente sull’incremento dei ricavi derivanti dalle slot machines.
Ed ecco avvicinarsi il nuovo pericolo causato dal sempre crescente numero delle postazioni dove poter giocare online ai giochi da casinò e alle slot. Il tutto con le dovute osservazioni poste in precedenza.
Accennavo alla politica di contenimento dei costi per il personale di gioco. C’è chi lo ha realizzato creando una carriera lavorativa imperniata sulla buona conoscenza di più giochi. Come ai miei tempi si iniziava dalla roulette francese (i tavoli erano doppi) per passare al trente et quarante e finire con lo chemin de fer transitando da changeur, così c’è stato chi ha privilegiato le slot, le roulette fair a discapito della tradizionale (che, nel contempo, aveva lasciato il tavolo doppio).
In buona sostanza il calo numerico degli impiegati era la prima soluzione per affrontare la necessità di combattere il calo dei ricavi e il lavoro e la produzione erano mirati non più tanto al servizio e alla qualità. Quanto al costo.
Forse il mio convincimento che le mance devono essere suddivise tra gestore ed impiegati tecnici ad una percentuale trattabile può venire utile in un momento come quello che prevedo e che spero avvenga il più tardi possibile.
Torno a quanto ho scritto sul rilancio che mi pare sempre più necessario e da impostare sulla qualità del servizio per realizzare una resa complessiva più attraente. Un risultato che, lasciando alla proprietà una parte minore dei proventi aleatori possa contribuire al contenimento dei costi.
Questo, sperando che la politica fiscale lo permetta, con la considerazione che il plus sui proventi aleatori attesi sia visto come premio di produzione o di risultato ma, allo stesso tempo, esente totalmente da imposizione per imposta personale sul reddito delle persone fisiche e contribuzione ai fini pensionistici.
Ed eccomi, ancora una volta, a raccomandare a chi di dovere il trattamento fiscale delle mance percepite dai dipendenti tecnici delle case da gioco in quanto, e non lo dice lo scrivente ma una sentenza della Corte di Cassazione sezione lavoro, sono una parte della vincita. La parte più piccola, mentre la più grande, la vincita, è esente da imposizione sul reddito.
Desidero chiudere con una frase non mia ma esplicativa: le mance non vengono corrispose dai giocatori vincenti per remunerare il lavoro del croupier, ma soltanto perché è d’uso che il giocatore vincente lasci sul tavolo una parte della vincita.
Eccoci nuovamente a constatare la diversità di trattamento fiscale della vincita che è esente (Legge Europea del 2014) ed è la parte più grande, e della mancia che è tassata ed è la parte più piccola!
Eppure con la legge di bilancio 2023, allorché si è parlato di detassazione ai fini imposta sul reddito e ritenute-contributi pensionistici, pareva un inizio di una completa considerazione dell’intento del cuneo fiscale: una busta paga maggiore e un costo del personale minore; o, forse, mi sono sbagliato?
A ben vedere se le mance fossero esenti da imposta sul reddito così come le vincite al gioco, il dipendente potrebbe sottoscrivere una pensione complementare e il datore di lavoro, non dovendo versare i contributi, vedrebbe diminuito il costo del lavoro. Ma c‘è di più! L’ente pubblico proprietario della casa da gioco, conseguentemente ai minori costi di gestione, avrebbe a disposizione maggiori entrate tributarie perché è di questo che si tratta.