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Tra miopia e presbiopia: la scarsa visione dei casinò del futuro

27 aprile 2024 - 09:54

Per Marco Fiore, autorizzare nuovi casinò in Italia avrebbe creato nuova occupazione, contribuito al rilancio di alcune destinazioni turistiche, tutelato maggiormente i giocatori e generato risorse economiche importanti.

© Sincerely Media / Unsplash

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Un nuovo approfondimento sul settore dei casinò a cura di Marco Fiore, pubblicato sulla rivista Gioco News di aprile nella rubrica Panno nero, consultabile integralmente online a questo link.

 

Mi sono sempre chiesto perché l’industria della quale scrivo abbia sempre peccato in termini di visione prospettica.

Benché io non consideri la succitata mancanza come il frutto di incapacità gestionale, resta il fatto che avere orizzonti limitati non giova sicuramente al business.

Penso che il fatto di avere gestito in esclusiva il gioco per molti anni, con indubbi vantaggi a livello di introiti e di bilanci, abbia molto contribuito a condizionare le specifiche aziende tenendole ben lontane dalla ricerca di nuove opportunità.

Nemmeno la concorrenza posta in essere dal cosiddetto “gioco pubblico” ha stimolato una reazione da parte dei Casinò se non per denunciare ipotetici comportamenti sleali da parte dello Stato.

Altrettanto vero è che per lo stesso Stato questo comparto produttivo riveste ben poco interesse: i numeri, parlando di introiti, sono irrisori rispetto al volume di affari che i concessionari autorizzati producono ogni anno.

Io resto dell’idea che autorizzare l’apertura di altre case da gioco sul territorio nazionale avrebbe creato nuova occupazione, contribuito al rilancio di alcune destinazioni turistiche, tutelato maggiormente i giocatori e, infine, generato risorse economiche importanti da destinare ad investimenti.

D’altronde sono stati per primi i casinò e le rispettive proprietà (tutte enti pubblici) a non credere nell’associazionismo, quindi nella creazione di un vero fronte comune con i quale proporsi allo Stato per ipotizzare nuove opportunità di sviluppo del proprio business.

Mi meraviglio ancora di come modelli di assoluto successo quali Casinos Austria, Holland Casinos o Hit Casinos per citare i più significativi, oltremodo noti a chiunque operi all’interno di una casa da gioco, non abbiano contribuito a creare quel minimo di interesse per ipotizzare un progetto nuovo e di più ampio respiro per un business che resta comunque più che vitale.

Il fatto di essere gestori di attività il cui controllo è saldamente in mano a enti pubblici non giustifica un tale atteggiamento di rinuncia. I modelli a cui ho fatto riferimento poco sopra sono infatti nelle mani dei rispettivi Stati che ne hanno ispirato la nascita e promosso lo sviluppo con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

E fin qui ci siamo occupati della Vecchia Europa, ma nel resto del mondo il business del gioco d’azzardo è in mano all’iniziativa privata che non perde occasione per implementare nuovi punti di vendita e attività collaterali.

Las Vegas è sbarcata a Macao, in realtà in ogni dove esisteva un’opportunità di business, accettando leggi locali spesso vincolanti e associate a importanti limitazioni, ma nessuno si è mai dato per vinto.

La domanda giusta è: perché accontentarsi?

Perché i casinò italiani non hanno mai pensato di espandere i propri orizzonti da una dimensione locale ad una più ampia?

Sono decisamente in difficoltà nell’argomentare una risposta che sia sensata.

Nel settore specifico non ci mancano le competenze, nemmeno l’esperienza.

Allora non mi resta che pensare alla solita paura di innovare alla quale ho più volte fatto riferimento all’interno di questa rubrica, quel timore di cambiare le cose che sembra condizionare ogni possibile slancio in avanti.

Posso solo provare dispiacere per questo atteggiamento che è ormai più che consolidato e sempre giustificato con la penuria di risorse economiche da destinare a investimenti e allo sviluppo di nuovi progetti.

Però mi preme ricordare che la gestione d'impresa comporta anche l’assunzione di rischi e non solo la contabilizzazione degli incassi e il contenimento dei costi.

Forse è venuto il momento di affidarci a un nuovo management, più giovane e più disponibile a mettersi in gioco!

 

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