Pare impossibile, ma è già tempo di salutare il 2023. Che anno è stato? Nel complesso per i casinò italiani il bilancio può essere considerato positivo. Al di là di dati sui proventi che non vengono comunicati, salvo eccezioni, pare opportuno soffermarsi sulla situazione generale che ha caratterizzato questi ultimi dodici mesi.
Tra alti e bassi, per le parti in causa, è purtroppo proseguito il conflitto tra Russia e Ucraina che ha generato e genera tuttora ripercussioni negative sull’economia. In particolare i rincari dell’energia e dei prodotti petroliferi hanno segnato in modo irrimediabile la capacità di spesa delle persone.
A complicare ulteriormente lo scenario, nello scorso mese di ottobre, un feroce e spietato attacco di Hamas ha innescato un conflitto con lo stato di Israele che ha messo in discussione gli equilibri a livello internazionale.
Premesso che non è questa la sede per analizzare fatti di questa gravità, resta il fatto che nel momento in cui si tracciano bilanci e soprattutto si intende guardare al futuro, il compito diventa assai gravoso.
Mi riallaccio a quanto ho scritto in premessa, in merito alla positività con cui dobbiamo guardare all’anno che sta per concludersi, nel senso che in presenza di difficoltà economiche così rilevanti proseguire l’attività con segni positivi o leggermente negativi rispetto all’anno precedente rappresenta certamente un successo.
Mi pare che la situazione del mercato del gioco d’azzardo in Italia si possa pertanto definire quanto meno stabile, ma tale assunto non deve tranquillizzarci. Infatti, volgendo lo sguardo al futuro è quanto mai difficile ipotizzare una ripresa, una crescita seppure minima e questo per lo specifico business è tutt’altro che irrilevante.
In Valle d’Aosta, la proprietà, la Regione Autonoma Valle d’Aosta, ha affidato lo scorso mese di luglio un incarico alla Finanziaria Regionale Finaosta Spa con l’obiettivo di individuare linee di rilancio della società che gestisce la casa da gioco e l’annessa attività alberghiera una volta conclusa la procedura concordataria.
Un passo, quello a cui ho fatto accenno dianzi, che a mio parere evidenzia l’interesse della Regione nel difendere un’azienda storica che negli anni ha contribuito in modo importante allo sviluppo del territorio in cui opera per apporto in termini economici e di occupazione.
Non solo, demandare ad un soggetto esterno, seppure di taglio istituzionale, l’individuazione del percorso che in futuro potrà consentire di far crescere il Casino de la Vallée, è un atto politico responsabile e da apprezzare e fa ben sperare nell’ottica di definire, speriamo senza condizionamenti, un progetto serio e concreto che possa contribuire a dare un nuovo assetto, spero anche commerciale, all’azienda.
Per tornare al futuro - non è la prima volta che lo scrivo - non esiste alternativa rispetto ad un totale ripensamento del modello di business delle case da gioco italiane che, se da una parte eccellono per rispetto della storica tradizione che le ha rese famose, dall’altra segnano fortemente il passo in termini di innovazione.
L’innovazione è possibile, è sempre possibile, occorre solo avere il coraggio di affrontare il cambiamento che rappresenta comunque un’opportunità, anche se la componente di rischio imprenditoriale connessa deve essere tenuta nella dovuta considerazione.
I tempi sono maturi, mai come in questo periodo il contesto in cui operano le aziende del gioco d’azzardo è complesso, ricco di incognite e difficile da interpretare, ma proprio nei momenti di massima difficoltà non sono poche le case history che raccontano di iniziative che poi hanno avuto grande successo.
È normale, per non dire scontato, che nei momenti in cui il business va a gonfie vele a nessuno passa per l’anticamera del cervello di pensare a migliorare le proprie performance. Un errore, questo, di dimensioni epocali, infatti solo rincorrendo l’eccellenza si può assicurare un futuro di successo alla propria attività imprenditoriale.
Buon anno nuovo!