Prosegue il viaggio di Gioconews.it nel "gioco in rosa", cui è dedicato uno speciale pubblicato sul numero di marzo della rivista che riproponiamo online. Dando la parola a Paola Maia, la cui nomina a country manager del gruppo LeoVegas è datato marzo 2020, quindi, giorno più giorno meno, in concomitanza con il primo lockdown nazionale.
Che bilancio traccia di questo primo anno di attività, anche alla luce dei tantissimi cambiamenti comportamentali, sociali ed economici causati dalla pandemia?
“Una delle conseguenze più evidenti della pandemia è stato un incremento dell’uso delle tecnologie digitali da parte delle persone. Questo vale ovviamente anche per l'intrattenimento: l'isolamento forzato ha indotto le persone a trovare nuove attività per il tempo libero che si potessero fare tra le mura domestiche, favorendo il naturale processo di progressivo ampliamento della base degli utenti del gioco online. Per quanto riguarda il mio nuovo ruolo, la nomina ha sicuramente coinciso con un momento delicato, ma anche stimolante. Sono contenta del lavoro che sto portando avanti col mio team, che si è rinnovato con alcuni cambi di ruolo attraverso cui abbiamo trovato un buon equilibrio. Stiamo crescendo e ottenendo dei buoni risultati”.
Quali sono state le difficoltà maggiori incontrate e quelle che dovete ancora affrontare?
“L'organizzazione del lavoro a distanza, con le difficoltà di interazione che comporta, è stata una delle sfide maggiori a partire dal primo lockdown. Ci stiamo ancora abituando a una routine ibrida tra il lavoro in ufficio e quello da casa, ma nel complesso posso dirmi soddisfatta: ho cercato di costruire un team affiatato, sfruttando la mia esperienza pregressa per favorire la collaborazione e cercare di mantenere sempre alto il livello di comunicazione e trasparenza fra tutti i colleghi, compresi quelli delle altre sedi europee dell'azienda. Ritengo che la comunicazione interna sia un aspetto a cui dedicare grande attenzione, soprattutto in un periodo in cui vengono meno le possibilità di interscambio che caratterizzano la presenza fissa in ufficio.
A livello di business, invece, è inevitabile dire che resta sempre onerosa e complessa la gestione degli adempimenti richiesti dalla normativa e dall’Authority, in relazione soprattutto alle procedure autorizzative e di certificazione dei giochi e al reporting online in tempo reale, anche in rapporto alle modalità adottate dagli altri Paesi”.
A suo modo di vedere, una gestione “femminile” di un'azienda ha un valore aggiunto o la componente di genere è indifferente?
“A mio avviso ogni caso è a sé e le generalizzazioni possono essere fuorvianti il più delle volte. Per quello che ho potuto vedere durante la mia esperienza, ho riscontrato spesso nelle donne una maggiore concretezza e una praticità che in molte situazioni agevolano e velocizzano il lavoro”.
Quando si parla di pari opportunità, ritiene che essa sia pienamente raggiunta nel mondo del gioco?
“Il settore del gioco è molto avanzato sotto diversi aspetti, ma non particolarmente da questo punto di vista. Il numero delle donne che lavorano nel settore è sicuramente cresciuto molto negli ultimi anni, e sono aumentate le donne che ricoprono ruoli di responsabilità, ma non parlerei ancora di raggiungimento di pari opportunità”.
In generale, che cosa ne pensa delle quote rosa?
“Come discorso generale mi sembra sicuramente corretto, anche se ritengo che le quote rosa siano una sorta di 'misura emergenziale', non la soluzione definitiva, che va invece ricercata in un cambiamento culturale basato sulla demolizione degli stereotipi. Solo in questo modo potrà finalmente prevalere la meritocrazia: il candidato migliore per la posizione dovrebbe sempre avere la precedenza, indipendentemente dal genere”.
Che cosa auspica per il futuro del gioco, terrestre e online, italiano?
"Sicuramente per il mercato italiano vorrei un atteggiamento razionale ed equilibrato della politica, e di conseguenza dell'opinione pubblica, non legato a pregiudizi, opportunismi e intolleranza. Soprattutto riguardo al gioco online, infatti, manca consapevolezza sugli strumenti che sono stati adottati negli ultimi anni per una gestione responsabile e una maggiore tutela del giocatore. L’atteggiamento così negativo della politica contro il gioco legale non sta producendo altro che favorire il mercato del gioco illegale".