Direttori giochi e generale, chi conta di più nei casinò?
Mentre si avvicina la decisione sulla figura di supporto alla direzione giochi lavorati al Casinò di Sanremo, si riflette sulle professionalità dirigenziali apicali nelle case da gioco tricolori.
Terminato il 'totonomi' per il Cda per il Casinò di Venezia, l'attenzione degli operatori del settore, negli ultimi mesi, si è concentrata sia sulla nomina del direttore generale della medesima Casa da gioco che su quella figura di supporto alla direzione giochi lavorati per la ricerca della quale il Casinò di Sanremo ha emesso uno, anzi due avvisi, e per la quale dovrebbe essere prossima la decisione. In effetti, fino alla fine dello scorso millennio la posizione dominante all’interno di una casa da gioco era quella del direttore giochi.
La figura del direttore generale, principalmente di provenienza politico-amministrativa, era più che altro incaricata alla supervisione delle attività per conto dell’ente titolare della concessione.
LA RETRIBUZIONE - La retribuzione del direttore giochi era di gran lunga più elevata di quella del direttore generale, in quanto per 'staccare' un tecnico di gioco dal ruolo operativo, con perdita del diritto a partecipare al cosiddetto punto mancia, l’Azienda era costretta a corrispondere un 'ad personam' che, al netto delle imposte, doveva grossomodo corrispondere a quanto dallo stesso non più percepito per tramite della suddivisione dei proventi aleatori (mance).
Ovviamente la retribuzione del direttore giochi era parametrata a quella dei tecnici di gioco, mentre la retribuzione del direttore generale lo era a quella degli impiegati amministrativi.
Ora, poiché l’attività primaria di una casa da gioco presuppone principalmente l’esercizio del gioco d’azzardo è indubbio che la gestione della stessa debba essere affidata ad un tecnico di gioco professionista.
Nelle case da gioco italiane, tutte di rilevanti dimensioni, non vengono prese in considerazione specializzazioni in vario modo ottenute in altri contesti o ambienti.
La progressione di carriera in essere presso le case da gioco italiane è molto simile e prevede un percorso formativo che si articola, in genere, su circa 30 anni di attività lavorativa.
Solamente negli ultimi 10/15 anni, sia per l’intraprendenza di alcuni, sia a causa della mancanza di solide personalità tecniche, sia per le troppe ingerenze della politica, la figura del direttore generale si è pian piano sovrapposta a quella del direttore giochi.
Il fine è stato palesemente economico: come può un direttore generale guadagnare meno di un direttore giochi che, gerarchicamente, si trova in una posizione inferiore?
La naturale conseguenza è stata che l’attività primaria della casa da gioco, la gestione del gioco d’azzardo, in mancanza delle necessarie competenze in materia si è nel tempo indirizzata verso la gestione dei reparti ausiliari al gioco, di più facile comprensione, quali eventi, spettacoli e ristorazione, favorendo l’idea che il marketing, il posizionamento del brand, la cultura e quant’altro potesse colpire e/o coinvolgere i non addetti ai lavori e le proprietà, fossero il vero motore dello sviluppo e del rilancio di una casa da gioco.
Sulla loro provenienza dal ruolo tecnico di gioco non ci sono dubbi, in quanto entrambi, all'inizio della loro carriera, erano colleghi o subalterni di alcuni croupier che, prima di essere assunti per concorso presso case da gioco italiane, avevano svolto le loro esperienze, appunto, in case da gioco con dimensioni di fatturato e di dipendenti certamente inferiori a quelle che stanno o andranno a gestire. Alcuni di questi croupier sono da anni in attesa di una promozione a capotavolo.
Altrettanto meno chiara è la posizione che tale alta professionalità dovrebbe ricoprire all’interno di una struttura che già dispone di un direttore giochi e di alcuni assistenti di direzione.
Sicuramente è curioso e potrebbe suscitare qualche perplessità, da parte di chi è stato nominato ed è ancora in carica come direttore giochi, che il Cda ricerchi un 'consulente' che lo supporti proprio nel gioco lavorato.
Se non fosse che: “viene richiesta una significativa esperienza maturata in posizioni di vertice nell’area dei giochi lavorati all’interno di Casinò di rilevanti dimensioni, preferibilmente italiani”, sarebbe da aspettarsi l’arrivo di un altro professionista italiano proveniente dall’estero. Tanto più che secondo molti è proprio difficile 'far carriera' in Italia, più conveniente procedere 'via estero', un percorso che prevede molti più chilometri ma la meta è molto più semplice da raggiungere e, soprattutto, si spreca molto meno tempo.