Casinò, occhio al mancato in caso dei titoli di credito cambiati
L'analista di gaming Mauro Natta evidenzia i rischi d'impresa connessi al mancato incasso dei titoli di credito cambiati nei casinò.
Tutti, bambini, ragazzini o adulti ci ritroviamo ad avere determinati convincimenti, giusti o errati che siano, disposti a modificarli se del caso. Tanto per fare un esempio c’è chi credeva convintamente all’esistenza di Babbo Natale e poi si è ricreduto negli anni, c’è chi riteneva la meritocrazia l’unica leva per una carriera lavorativa degna di nota e chi, pensa – beato lui che è rimasto uno dei pochi – che la politica significhi la scelta per ottenere il bene comune.
C’è anche chi – e, meno male, sono tanti – durante la vita lavorativa ha elaborato, vuoi sulla scorta dell’esperienza diretta, vuoi per la condivisione con colleghi, alcune verità degne di nota e con un fondamento matematico e inconfutabile.
Molto probabilmente, in una epoca dove il posto fisso è diventato un miraggio, certi accadimenti sono meno frequenti e, quando se ne incontra qualche esempio, pare di essere di fronte ad un evento di archeologia; d’altra parte si sente parlare sempre di più di archeologia industriale.
Il mio nonno materno (1854/1955) ha iniziato a navigare a 14 anni e nel 1898 si trovava a viaggiare su una grande nave a vela con partenza da Swansea e destinazione San Francisco, via Capo Horn. Nel 1928 cambia vita, sempre navigando; questa volta nel mondo esclusivo dello Yachting.
Tutta una vita lavorativa spesa in un solo tema ma con esperienze diverse e sempre più interessanti. Anch’io, dal 1959 per oltre 40 anni sono stato nel mondo delle case da gioco; ho svolto moltissime mansioni amministrative e tecniche ed ho cercato sempre di imparare qualcosa di nuovo dovendo ammettere che ho usufruito di ottimi maestri.
Rimanendo nel campo delle case da gioco ci sono, tra le tante, alcune esperienze, delle quali ho potuto verificarne l’utilità pratica, che mi hanno seguito in quel poco che ho svolto come consulente dal 2001 (in pensione il 31/12/2000).
La prima è quella relativa alla differenza tra introiti effettivi e introiti, come li avevamo battezzati, sulla carta. Questi ultimi si ricavano dal bordereau del tavolo e segnalato l’esito del gioco in quella giornata, gli altri sono quelli che tengono conto del “quantum” non incassato relativo all’esito di cui si è detto.
Tutti gli addetti ai lavori sono a conoscenza del rischio di impresa collegato al mancato incasso dei titoli di credito cambiati al casinò; depurando il risultato del bordereau dai crediti di gioco (comunque si dica credo che si resti nel campo delle obbligazioni naturali contro le quali non esiste azione legale mirata al recupero).
Una seconda è legata al controllo della regolarità del gioco e dei relativi incassi. Questa forma di controllo che può apparire complicata, bisognevole di enorme vigilanza e, quindi, un costo, si presenta di una facilità impensabile. Bene inteso nessuno può permettersi si non controllare l’andamento della partita, infatti esistono capi, ispettori ed impianti audio-video. La tipologia appena accennata va benissimo in quanto esercitata de visu giornalmente; quell’altra avviene su tempi diversi (ad esempio sei mesi) e si basa esclusivamente sul rapporto matematico tra mance ed introiti di uno stesso gioco.
Come in tutte le procedure, anche in questa forma di controllo, occorre – conditio sine qua non – seguire una prassi consolidata e certa nei risultati.