Campione d'Italia, una comunità in attesa di governo
Ancora incertezza a Campione d'Italia, nonostante lo spiraglio del governo sulle soluzioni per Casinò e Comune.
Nonostante l'ottimismo sindacale, in verità dall'incontro della scorsa settimana al Viminale non sono uscite notizie e intenti certi, circa il “come” e il “quando” il governo troverà soluzione alla gravissima crisi di Campione d'Italia, il cui Casinò è chiuso da tre mesi, con l'ovvia procedura di licenziamento collettivo ormai in itinere, e con l'organico del Comune (tenendo conto che già ora i dipendenti non prendono lo stipendio da febbraio) è destinato a essere letteralmente falciato, e con esso i conseguenti servizi alla collettività.
È anche vero che non c'era motivo di essere troppo ottimisti, visto che la situazione è davvero ingarbugliata. Il fatto che non esista un precedente in Italia, la peculiarità di Campione, enclave ticinese, le normative vigenti sulle società partecipate pubbliche e sulle dotazioni organiche degli enti in stato di dissesto, sono tutti fattori che remano contro celerità e facilità. Nè, diciamocelo, anche il fatto che l'attuale governo sia Cinque Stelle e Lega, e che soprattutto i primi, a cominciare dal vice premier Luigi Di Maio, abbiano fatto della lotta al gioco d'azzardo uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale prima, e della legislatura poi, cominciando dal decreto Dignità ma non finendo di sicuro con esso.
Certamente equiparare un Casinò municipale a una sala slot privata non è metodologicamente e normativamente corretto, e nel caso di Campione bisogna tenere in debito conto il vero e proprio dramma che sta vivendo l'intera comunità e l'ormai prossimo a quasi totale azzeramento dei servizi comunali, ma siamo davvero certi che il governo Conte saprà distinguere, e compiere i decisi passi che si rendono necessari per consentire, innanzitutto, la rapida riapertura della Casa da gioco? Sicuramente, i campionesi, con i loro rappresentanti sindacali, hanno fatto di tutto per evidenziare la “specialità” della loro comunità e per tenere alta l'attenzione sia politica che dell'opinione pubblica.
Ma non è bastato, tant'è che tre mesi dopo quel tremendo 27 luglio, si è ancora in alto mare e i sindacati attivi presso la Casa da gioco hanno trovato udienza al Viminale solo il 18 ottobre. Quando, tra l'altro, milioni e milioni di euro sono ormai andati persi, quando i clienti campionesi hanno trovato accoglienza in altre strutture, non necessariamente italiane, e quando gli apparecchi della Casa da gioco hanno cominciato a subire i danni della mancata manutenzione e uso, quelli che le ditte proprietarie non hanno già iniziato a portare via.