Casinò, business sì o no? La difficile classifica per quelli tricolori
Comparare l'andamento dei quattro casinò italiani è un'ardua impresa a causa di alcuni 'pesi' che non sono identici tra l'uno e l'altro.
Gli amanti delle classifiche si trovano sempre in difficoltà, se possiedono un po’ di onestà intellettuale e di rudimenti di matematica, al momento di tracciare quella della buona gestione dei casinò italiani. Sono solo quattro, quindi il compito all’apparenza non è sterminato, eppure le variabili che ci sono in campo rendono la ‘scaletta’ opinabile, quando si vuole eleggere il ‘miglior’ casinò dell’anno, o del mese! Quali sono infatti i parametri che bisogna prendere in considerazione?
Alcuni sono comuni a tutti, e quindi facili da comparare: incassi, ingressi, in termini assoluti (quindi quota di mercato e sua evoluzione) e come variazione percentuale rispetto al mese precedente (un indicatore poco utilizzato, a ragione, in Italia) o rispetto all’omonimo dell’anno precedente. O ancora: progressivo annuo e sua evoluzione, in riferimento all’anno solare o ai dodici mesi precedenti. Tralasciando la ‘specialità’ dell’attività, che è sotto gli occhi di tutti gli addetti ai lavori, questi parametri sono validi per tutti. Quando però si va a mixarli con i dati di bilancio, la situazione si fa decisamente più complicata. I casinò possono infatti andare bene come incassi, ma avere un bilancio in perdita. O, naturalmente, viceversa. Un’anomalia che non è certo appannaggio solo dei casinò: in tutte le aziende ci possono essere gestioni dissennate che fanno sì che, a fronte di buone vendite, il bilancio sia in rosso. Nei casinò però c’è una variabile in più, ossia il quantum da corrispondere alla proprietà, quindi all’ente pubblico di riferimento.