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Casinò Campione d'Italia, l'ultima parola alla politica

15 aprile 2019 - 08:21

La vicenda del Casinò Campione d'Italia è strettamente legata al disegno del governo relativo al futuro dell'intera comunità.

Scritto da Anna Maria Rengo

Allora, governo, che intenzioni hai? Una bella domanda, quella che il deputato di Fratelli d'Italia Alessio Butti ha rivolto in una nuova interrogazione al premier Giuseppe Conte e al vicepremier, nonché ministro dell'Interno, Matteo Salvini, in merito al destino, tuttora nelle nebbie, della comunità di Campione d'Italia.
Se l'arrivo del commissario straordinario del Casinò, Maurizio Bruschi, sembrava aprire prospettive per la riapertura del Casinò, visto che entro 45 giorni dalla sua nomina dovrà proporre delle soluzioni operative, a sparigliare di nuovo le carte è arrivata la Banca popolare di Sondrio, che ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d'appello di Milano che aveva annullato con rinvio, per un vizio di forma, quella del tribunale di Como che aveva disposto il fallimento della società di gestione della Casa da gioco. Un fulmine a ciel sereno, per chi sperava che la sentenza della Corte meneghina passasse in giudicato e quindi si tornasse, il prossimo 13 maggio, in tribunale a Como. Ma solo a una prima lettura, visto che il 13 maggio, probabilmente, se niente cambierà, sarebbe stato probabile che il tribunale dichiarasse ancora una volta, ma seguendo la procedura giusta, il fallimento della società di gestione. E non è così semplice, per circa mille buoni motivi (legislativi ed economici in primis), riaprirne una nuova.

La “mossa”, che sembrava da kamikaze, della Banca popolare di Sondrio, ha quindi forse tutt'altre motivazioni: consentire soluzioni diverse dal fallimento, magari attraverso un risanamento che possa avvalersi anche di partner privati, e che in poche settimane non sarebbe potuto avvenire.
Ma salvare la società e/o far arrivare dei privati (che pare, il condizionale è d'obbligo, si stia cercando, con almeno due o tre soggetti disposti a investire fiori di milioni sulla struttura, magari poi avvalendosi di società che si occupano di gioco per quanto attiene la parte casinò) non sono neanche questi obiettivi di poco conto, e si scontrano con dei lacci giuridici che dovranno essere sciolti dalla politica, che forse ha già qualche idea in proposito e ha dato qualche indirizzo al commissario Bruschi, nominato dal premier Conte su proposta di Salvini che a sua volta ha concertato il nome con i ministri Luigi Di Maio (Attività produttive) e Giovanni Tria (Economia e finanze).

Far ripartire il Casinò è interesse di tutti, anche del governo gialloverde, pur contrarissimo al gioco in senso generale, ma che avrà in bella evidenza i milioncini che ogni mese si stanno regalando ai concorrenti ticinesi. Non pare dunque impensabile, anzi è lo scenario migliore, un progetto politico dietro questa vicenda apparentemente simile a quella di biglie impazzite e che ruzzolano ciascuna per conto suo, senza fine e ragione.

 

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