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Casinò Campione, la politica cede il passo alla giustizia

08 aprile 2019 - 07:39

Tempi e modi dell'auspicata riapertura del Casinò Campione sono dettati dalla giustizia: intanto i mesi passano.

Scritto da Anna Maria Rengo

Mentre i casinò ticinesi fanno affari d'oro e, giustamente e inevitabilmente, la clientela prende nuove abitudini e si affeziona, manca almeno un mese, nella migliore delle ipotesi, perché si possa posare una prima pietra per la rinascita del Casinò Campione d'Italia.
Già, perché la sentenza della Corte d'appello di Milano che ha annullato quella del tribunale di Como sul fallimento della società di gestione passerà in giudicato solo il 10 aprile e anche se la Procura di Como, chiedendo la riassunzione della causa, ha già manifestato la sua decisione, è teoricamente possibile che altro soggetti decidano di ricorrere in Cassazione. In quel caso.... allora si che i tempi, già lunghissimi, diventerebbero geologici. Almeno per le necessità urgentissime di una comunità che da otto mesi è priva di mezzi di sostentamento e che sta rapidamente esaurendo quelli accumulati.
Se dunque la sentenza passerà in giudicato, a parte la "restituzione" del Casinò alla resuscitata società da parte dei curatori, cambierà molto poco. E bisognerà aspettare l'udienza a Como fissata per il 13 maggio e quello che succederà: le ipotesi sono molte e da quella che diventerà realtà dipenderanno le decisioni del commissario straordinario del Casinò, Maurizio Bruschi.

Di Campione abbiamo scritto tanto, il più possibile, con l'intento di mantenere alta l'attenzione sul dramma che migliaia di persone stanno vivendo, nella sottovalutazione generale. Difficile dunque aggiungere qualche elemento o valutazione nuova. Forse una, allo stato attuale. Una considerazione che non è un giudizio di valore sull'operato del governo Conte, ma una constatazione.
Al momento, o almeno nel caso di Campione d'Italia, non è tempo della politica che interviene e che sistema tutto o un po'. La nomina di Bruschi è sì stata voluta dal governo, ma i poteri che gli sono stati affidati sono tutt'altro che illimitati o superiori al normale corso della giustizia italiana. Pure Bruschi, nominato dal premier, deve aspettare che cosa decideranno prima o soggetti coinvolti nella vecchia istanza di fallimento, e poi i giudici lariani.
Inoltre, non c'è nessuno Stato che interviene a porre fine all'incredibile vicenda dei dipendenti comunali che da oltre un anno lavorano senza essere pagati. E nessun decreto o legge che superi il ricorso che hanno presentato contro la delibera dell'ex sindaco che dispone il radicale taglio dell'organico. Anche in questo caso, deciderà il Tar Lazio. A novembre. Sì, avete letto bene. A novembre.

 

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