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Casinò chiusi per Covid-19, quali prospettive dopo l'emergenza?

06 aprile 2020 - 10:14

I casinò si interrogano su tempi e modalità di ritorno alla normalità dopo l'emergenza coronavirus.

Scritto da Anna Maria Rengo

Quando si ripartirà, dopo l'emergenza Covid-19? I casinò italiani se lo chiedono, e realisticamente sanno che non sarà di sicuro il 14 aprile, data nella quale, se saremo davvero responsabili e fortunati, potranno al massimo rialzare le saracinesche alcune limitatissime attività produttive, e non certo quelle dedicate all'intrattenimento e considerate luoghi di ritrovo dove è più difficile mantenere il necessario distanziometro sociale.

I più ottimistici pronosticano il 16 maggio, data che il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha indicato come possibile per l'inizio della cosiddetta fase 2, ma nell'ottica di riaperture scaglionate, a seconda di varie tipologie di indici, si potrebbe andare anche a luglio, se non oltre.

E naturalmente, ci si chiede che cosa verrà imposto, per poter riaprire le sale, anche alla luce del moltiplicarsi di provvedimenti su base regionale che in questi giorni stanno imponendo l'uso delle mascherine per poter uscire di casa. Si tratta solo di una delle misure, che potrebbe affiancarsi ad altre pensate nello specifico per le location di gioco, con conseguenze organizzative sia nell'area slot che in quelle dei giochi lavorati.
Tutto questo, come se non bastasse, si aggiunge anche a un interrogativo socio-economico: la gente avrà voglia e possibilità di tornare a giocare nei casinò? Come ha efficacemente detto il presidente del Casinò di Sanremo Adriano Battistotti, al di là della normale propensione e desiderio di svagarsi, al momento della verità, rinuncerà a "quel qualcosa in più" come sono correttamente configurabili i casinò e le attività che vi vengono svolte?

Purtroppo, al momento le domande sono molte e le risposte nessuna, o quasi. E quelle che ci sono, non vanno per nulla sul fronte di rassicurare i casinò, nè le proprietà, ne le loro società di gestione e neppure i dipendenti: per tutti la prospettiva di una rapido e completo ritorno alla normalità è irrealistica e, anche se lo Stato ci sarà con aiuti immediati e nel breve periodo, è semmai realistica la prospettiva che si debba rimettere mano all'organizzazione. Sperando di non dover rimettere mano anche alla dotazione organica, un allarme che è ormai generalizzato nei casinò di tutto il mondo, dove ci sono stati miglaia e migliaia di licenziamenti, perchè questo avviene in Paesi in cui le tutele sindacali e previdenziali di quelle che, per fortuna, abbiamo qui in Italia.

Del resto, pensando al futuro la possibilità che niente sarà più come prima, a cominciare dal semplice atto di abbracciarsi e baciarsi, è concreta. Si stanno delineando nuovi scenari che per il momento sono tanto vaghi quanto spaventosi. Ma vogliamo chiudere questo editoriale con una pararola di speranza: nell'arco della storia di sono stati "disastri" di varia natura e di vari livelli, globali, nazionali o personali. Infine, si è sempre trovato un nuovo equilibrio. Ci si riuscirà anche stavolta, perché la fine del mondo non è ancora arrivata e l'uomo ha la capacità di rialzarsi e di reagire, magari dopo una serie di errori e di tentennamenti.

 

 

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