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Casinò e bilanci, è giunta l'ora delle soluzioni strutturali

11 luglio 2016 - 08:03

Il quadro sui bilanci dei quattro casinò italiani evidenzia una situazione che rende necessaria un attento esame delle soluzioni possibili.

Scritto da Anna Maria Rengo

L'approvazione dei bilanci 2015 da parte dei casinò italiani ha reso evidente che, se anche si tratta di società tuttora redditizie, il loro beneficio per le proprietà si è fortemente ridotto rispetto al passato. E che per far tornare nelle cifre mere i conti aziendali, servono soluzioni radicali e strutturali. Non stiamo certamente parlando del Casinò di Sanremo, che ha chiuso ancora una volta il bilancio in utile, e neanche di quello di Venezia, il cui rosso, per quanto sempre di questo appariscente colore, non è tale da non poter essere sanato con un'adeguata gestione e ottimizzazione dei costi, oltre che con il rilancio degli incassi, obiettivo sul quale si è già al lavoro. A Saint Vincent e a Campione le situazioni sono diverse, e non staremo in questa sede a ripercorrere i motivi stratificati nel tempo che le hanno determinate, se non per dire che liquidare il tutto come 'mala gestio' sarebbe troppo semplicistico.

Resta il fatto che il primo ha un bilancio 2015 in passivo di 18,5 milioni di euro, il secondo di 32,6. Sul primo 'pesa' ora anche l'inchiesta avviata dalla Corte dei Conti di Aosta sui mutui accesi tramite Finaosta, e che sarà oggetto questa settimana di esame pure da parte del Consiglio Valle. Per quanto riguarda il secondo, ci sono da ricordare le pesanti ripercussioni che i dati aziendali hanno sulla proprietà, il Comune, che già nel 2015 e nel 2016 è stata sostenuta da un contributo milionario da parte governativa.
C'è da chiedersi, nel fare i migliori auguri di buon lavoro al management aziendale, se bastino soluzioni interne per riportare in pareggio i conti delle due società di gestione, anche alla luce della prossima approvazione del decreto legislativo sulle società partecipate, che contiene disposizioni non certo accomodanti o comprensive nei confronti di quelle in perdita.
È dunque necessario che si apra una riflessione senza pregiudizi sulle vere responsabilità dello status quo, e soprattutto sugli strumenti che si possono e debbono attuare per superarlo. Il cambio del management? Ricordando che quello attuale, a Saint Vincent è in azienda da pochi mesi e ha dunque ereditato una passata gestione? Una profonda modifica dei rapporti convenzionali? Nuove relazioni industriali, tenendo presente che ai lavoratori di Saint Vincent e di Campione è già stato chiesto molto? Il passaggio della proprietà delle autorizzazioni all'esercizio del gioco d'azzardo dagli enti locali allo Stato?
Le soluzioni sono molte. Non abbiamo la presunzione di averle scritte tutte, e si potrebbero anche attuare dei mix. Nessuna indolore, perlomeno in quanto necessitante di una forte discontinuità. Bisognerà però esaminarle una per una. Se si vuole evitare che, con un pizzico di approssimazione ma anche con un fondo di verità, si continuino ad alimentare i pregiudizi sui casinò, 'carrozzoni' in perdita nonostante per definizione dovrebbero essere delle miniere d'oro.

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