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Casinò e incassi, il miraggio 2015 della ripresa

10 luglio 2017 - 07:56

I casinò italiani faticano ancora a trovare la strada per la ripresa degli incassi: c'è il rischio che il 2015 rimanga un anno isolato?

Scritto da Anna Maria Rengo

Il 2015 rischia di restare negli annali di storia dei casinò italiani. Come l'anno in cui, dopo un lunghissimo periodo, gli incassi delle case da gioco erano tornati seppur timidamente a crescere e i più ingenui avevano pensato "il peggio è passato". Invece, il vecchio adagio "una rondine non fa primavera" mai fu più appropriato e il 2016 e la prima metà dell'anno in corso hanno dimostrato come la crisi sia tuttora serpeggiante (concentrandoci peraltro in questa sede solo sul tema incassi e tralasciando quello dei bilanci, addirittura più spinoso).

Ci sono stati nel frattempo dei fattori a favore dei casinò. La nuova soglia per l'uso del contante, o anche il pullulare di normative locali penalizzanti per il gioco cosiddetto pubblico. Difficile metterli sulla bilancia. Possibile che senza di essi il rosso sarebbe stato ancora più acceso. Certamente non sono state in grado di invertire la rotta degli incassi. È dunque non azzardato definire come strutturale la crisi dei casinò, e bene fa chi pensa a soluzioni strutturali, per essi e nell'ambito di una generale riforma del gioco pubblico dove scendono in campo fattori non solo economici ma anche sociali. Anche se la legislatura è agli sgoccioli, elezioni anticipate o no, sarebbe davvero il caso di mettere mano a un settore, quello dei casinò, finora trascurato da governi  (non l'ultimo, che in effetti lo ha attenzionato anche nel decreto sulle partecipate) e Parlamento, e di cui finora hanno beneficiato solo gli enti locali. E questo spiega in parte come mai stia sempre in fondo all'agenda della politica.  

 

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