Casinò, la nuova onda del proibizionismo
Anche i casinò alla prova del divieto di pubblicità fortemente voluto dal ministro Di Maio.
Ancora un semestre negativo per i casinò italiani, fatta eccezione per quello di Venezia, sul cui risultato finale ha peraltro in parte inciso l'ondata di scioperi che l'aveva colpito e maggio e giugno 2017.
E questo in un contesto "neutro", anzi forse leggermente positivo, visto che in questi mesi si è proceduto alla riduzione del parco slot e all'attuazione delle varie normative che a livello regionale limitano il gioco, elementi che, appunto, non hanno dirottato la clientela verso i casinò, come del resto era scarsamente prevedibile.
Ma ora gli scenari sembrano farsi ancora più cupi. Gioco pubblico e Casinò sono destinati a salire tutti sulla stessa barca direzione inferno, visto che il decreto Dignità, al momento di sancire il divieto totale di pubblicità, non fa alcuna distinzione tra di loro. E se in passato i Casinò erano stati considerati come luoghi più sicuri e tutelanti, ai quali si accede dopo accurati controlli e magari un lungo viaggio, per ora (l'iter di conversione in legge deve ancora iniziare) nessuna specialità è stata loro riconosciuta. Come del resto non è affatto chiaro se la pubblicità B2B sarà ammessa, se sarà fatta qualche distinzione tra i media che si rivolgono a tutti e quelli che vanno solo agli addetti ai lavori, se sarà concesso qualche strumento agli operatori online di farsi conoscere come legali e come attivi, oltre al pagare i motori di ricerca per essere ben indicizzati (motori che ringraziano Di Maio!).
Di Maio ha detto chiaramente che il fine è più elevato e che dunque non gli interessa la perdita erariale. Si tratta certamente di una dichiarazione di principio da condividere, sperando che non venga smentita dall"avverarsi dei rumours secondo i quali il governo cercherà attraverso una nuova sanatoria di Ctd i soldi che gli verranno meno dal gioco legale, scenario irrealistico quanto discutibile. Ma se l'obiettivo è tutelare i cittadini, è demonizzando e vietando totalmente un'attività sinora legale che lo si realizza? Non si rischia inoltre una estrema e dannosa generalizzazione? Gli operatori legali sono davvero "il male", e in quanto tali devono solo stare zitti e subire la meritata punizione?