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Casinò, la nuova onda del proibizionismo

09 luglio 2018 - 07:54

Anche i casinò alla prova del divieto di pubblicità fortemente voluto dal ministro Di Maio.

Scritto da Amr
Casinò, la nuova onda del proibizionismo

Ancora un semestre negativo per i casinò italiani, fatta eccezione per quello di Venezia, sul cui risultato finale ha peraltro in parte inciso l'ondata di scioperi che l'aveva colpito e maggio e giugno 2017.
E questo in un contesto "neutro", anzi forse leggermente positivo, visto che in questi mesi si è proceduto alla riduzione del parco slot e all'attuazione delle varie normative che a livello regionale limitano il gioco, elementi che, appunto, non hanno dirottato la clientela verso i casinò, come del resto era scarsamente prevedibile.
Ma ora gli scenari sembrano farsi ancora più cupi. Gioco pubblico e Casinò sono destinati a salire tutti sulla stessa barca direzione inferno, visto che il decreto Dignità, al momento di sancire il divieto totale di pubblicità, non fa alcuna distinzione tra di loro. E se in passato i Casinò erano stati considerati come luoghi più sicuri e tutelanti, ai quali si accede dopo accurati controlli e magari un lungo viaggio, per ora (l'iter di conversione in legge deve ancora iniziare) nessuna specialità è stata loro riconosciuta. Come del resto non è affatto chiaro se la pubblicità B2B sarà ammessa, se sarà fatta qualche distinzione tra i media che si rivolgono a tutti e quelli che vanno solo agli addetti ai lavori, se sarà concesso qualche strumento agli operatori online di farsi conoscere come legali e come attivi, oltre al pagare i motori di ricerca per essere ben indicizzati (motori che ringraziano Di Maio!).

Ma torniamo ai casinò terrestri. Le misure contenute nel decreto Dignità avranno, questa almeno l'ambizione del ministro, la conseguenza di diminuire raccolta e spesa nel gioco legale, quello che appunto, in quanto tale, può essere pubblicizzato. Può essere che, in tale contesto, la quota di mercato dei casinò nell'intero contesto "gioco", salga di qualche inezia. Ma la quota di mercato è solo uno specchietto per le allodole: quale sarà il vero volume di gioco e come sarà cambiato rispetto al passato?
Di Maio ha detto chiaramente che il fine è più elevato e che dunque non gli interessa la perdita erariale. Si tratta certamente di una dichiarazione di principio da condividere, sperando che non venga smentita dall"avverarsi dei rumours secondo i quali il governo cercherà attraverso una nuova sanatoria di Ctd i soldi che gli verranno meno dal gioco legale, scenario irrealistico quanto discutibile. Ma se l'obiettivo è tutelare i cittadini, è demonizzando e vietando totalmente un'attività sinora legale che lo si realizza? Non si rischia inoltre una estrema e dannosa generalizzazione? Gli operatori legali sono davvero "il male", e in quanto tali devono solo stare zitti e subire la meritata punizione?
 

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