Le rondini sul tetto delle case da gioco
I casinò italiani stanno dando dei segnali di ripresa: il condizionale è d'obbligo e ci sono ancora tanti nodi da sciogliere prima di dire 'la crisi è passata'.
Una rondine non fa primavera, tanto per non resistere a un proverbio che calza a pennello a questa settimana. Tuttavia, se negli anni passati il segno accanto alla voce incassi dei casinò italiani era pressocchè invariabilmente negativo, fatte salve poche eccezioni, in questo primo scorcio del 2016, confermando l'andamento 2015, si è saliti su un'altalena che oscilla costantemente tra più e meno e che deve far sperare in una sia pur timida inversione di tendenza. Come evidenziato da diversi esperti, l'andamento di un mese non è significativo di una tendenza ed è influenzato da numerosissime variabili, alcune all'apparenza risibili (ha fatto bel tempo? Ha nevicato?), altre più immediatamente circostanziate (quanti week end si sono contati rispetto all'anno passato), altre ancora suscettibili di diverse letture (la roulette francese ha fatto piangere il casinò? Questo invoglierà i giocatori a tornare?!).
Esplicitata la premessa metodologica, detto dunque che se un mese è andato bene (per di più, solo rispetto alla 'base cento' rappresentata dall'analogo periodo dell'anno precedente), sembra però che si possa con prudenza azzardare che i casinò stanno reagendo meglio di prima all'urto della crisi e della concorrenza del gioco pubblico, accoppiata che ha contratto i loro incassi. Sembra anche che la politica si sia resa conto che deve fare un passo indietro, consentendo ai casinò di gestirsi senza troppi condizionamenti che alla fine non fanno di certo il bene e l'interesse, anche economico, della proprietà.