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Nuovi casinò in Europa, Italia come sempre stabile

25 luglio 2016 - 09:17

In Europa fioriscono nuove case da gioco (come alte appassiscono), mentre in Italia il numero è stabile e assai ristretto da 70 anni.

Scritto da Anna Maria Rengo
Nuovi casinò in Europa, Italia come sempre stabile

Nei prossimi mesi (siamo più realistici.... anni) l'Europa conoscerà l'arrivo di nuovi casinò, in alcune location, peraltro, molto ambite. Stiamo parlando della Catalogna, dove tra mille difficoltà sta prendendo piede quel mega progetto Bcn World (destinato probabilmente a cambiare nome) che era stato messo in piedi come risposta a quell'Eurovegas che Sheldon Adelson aveva, da vero ingrato, deciso infine da realizzare a Madrid. Salvo poi decidere di abbandonare del tutto il progetto in terra spagnola e concentrarsi su altri mercati non europei. Inoltre, anche a Cipro si è in fase avanzata per costruire dei casinò. Aperture che sono destinate a mutare lo scenario del gaming europeo e che ripropongono la particolarità tutta italiana.

Solo in Italia infatti sono quasi settant'anni che esistono sempre gli stessi casinò. Nessuna nuova apertura (ultimo in ordine di tempo il Casinò di Saint Vincent, nell'immediato secondo dopo guerra) come pure nessuna chiusura, come invece avviene in altri paesi dove fare il conto dei casinò non è sempre semplicissimo, visto che c'è spesso qualche nuovo arrivato o qualche perito in battaglia, soprattutto strutture di piccole dimensioni, come non ne esistono nel Bel paese.

Come si sa, l'Italia, ha scelto una strada diversa, quella del gioco diffuso, anche se bisogna dire che questa scelta, essenzialmente politico-economica, è stata compiuta nei primi anni Duemila, e per un cinquantennio abbondante è invece esistito il quadripolio dei casinò.
Sicuramente in altri paesi, anche europei, i casinò sono trattati con maggiore elasticità e si trovano in un contesto in cui la concorrenza del gioco pubblico (non tanto quello che si trova in bar o tabaccherie, ma in location dedicate) è minore, se non addirittura assente. E i casinò sono visti come volano di sviluppo turistico, e inseriti in contesti di resort, come il nascente (sempre con la premessa alla prima riga!) Bcn World che dovrebbe fare della Costa Dorada un polo ancora più luccicante di attrazione per, essenzialmente, turisti. E poi anche giocatori. L'Italia, con le sue poche e grandi case da gioco, una sola delle quali ha deciso di essere anche un resort, rappresenta un'anomalia nel contesto europeo, senza stare a scomodare le grandi capitali mondiali del gioco, come Las Vegas o Macao. Chissà se in un futuro che per il gioco pubblico è già iniziato, non si possa esaminare senza pregiudizi lo status quo dei casinò italiani, e cercare di capire se quanto avviene altrove è un modello che può essere, in tutto o più probabilmente in parte, ripreso.
 

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