skin
Menu

Prendere o lasciare, dipendenti Casinò St. Vincent al bivio

03 luglio 2017 - 08:18

Giornate decisive per il futuro del Saint Vincent Resort & Casino e per i dipendenti che rischiano il licenziamento.

Scritto da Anna Maria Rengo

Per il Saint Vincent Resort & Casino è arrivato il momento della verità. O meglio, il momento in cui saranno i lavoratori a dire se la proposta ultima dell'azienda è accettabile o se è meglio affrontare lo scurissimo e imprevedibile scenario che si aprirebbe se si andasse al mancato accordo sui 264 licenziamenti e si avviassero concretamente gli atti amministrativi per porli in essere, visto che è da escludere un atto di imperio dell'azienda, ossia l'applicazione dell'ipotesi aziendale senza il consenso dei lavoratori.

In questi mesi se ne sono viste e sentite di tutti i colori: in azienda, in consiglio regionale, in Direzione politiche sociali, nei palazzi di giustizia, anche contabile, e sulla stampa. Sulla graticola, è finito soprattutto il nuovo amministratore unico della Casa da gioco Giulio Di Matteo, chiamato dalla (nuova (anch'essa) giunta regionale a farsi carico di una situazione difficilissima, con tante colpe da imputare a tante persone, ma di cui certamente non è stato l'artefice ma solo l'erede. E al di là di quelle che saranno le deduzioni dei ventidue tra politici e funzionari regionali chiamati in causa dalla Corte dei Conti, è evidente che negli ultimi anni c'è stato qualcosa, o molto, che non ha funzionato.

Progetti ambiziosissimi che non hanno dato i risultati sperati, rilanci sempre proiettati verso un ipotetico futuro, mentre la sola certezza è stata che a pagare, almeno finora (ripetiamo, bisognerà ancora aspettare per sapere se quei 140 milioni che la Corte dei Coti chiede ai supposti responsabili delle delibere regionali di finanziamento al Casinò saranno effettivamente pagati), sono stati i lavoratori, a cui si chiede un ulteriore e pesantissimo sforzo.
Tuttavia, l'alternativa sembra tremenda, in grado di mettere a soqquadro l'economia locale (e l'operatività aziendale), se davvero quei 264 dipendenti (in realtà vanno sottratti i 41 per cui si è riavviato il percorso di fuoriuscita ai sensi della legge Fornero) saranno mandati a casa. Detta così, sembrerebbe quasi scontato che, tra mille proteste e livori, i lavoratori finiranno per accettare l'accordo e approvarlo tramite referendum. Il caso Alitalia dimostra (non è affatto un suggerimento, ma solo una constatazione) che potrebbe anche andare diversamente ed è in questo clima di incertezza che ognuno è chiamato alla massima responsabilità e onestà intellettuale, anche e soprattutto per quei lavoratori che stavolta rischiano, ma sul serio, di perdere il loro posto di lavoro. 
 

Articoli correlati