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Riordino casinò, volata finale in Conferenza unificata

04 settembre 2017 - 07:38

Settimana decisiva per i casinò esistenti e per gli aspiranti tali, con l'ormai prossima Conferenza unificata sul gioco.

Scritto da Anna Maria Rengo

La settimana che si apre segna, o almeno dovrebbe segnare, un momento di svolta anche per i casinò italiani. Indirettamente, senza ombra di dubbio, visto che l'intesa sul riordino dell'offerta del gioco pubblico in Italia, della quale si discuterà giovedì 7 settembre in Conferenza unificata, prevede il dimezzamento dei punti. Ma anche direttamente, visto che l'intesa fissa tra gli obiettivi da raggiungere anche il riordino normativo che li riguarda, nell'ottica di rendere più efficiente e redditizia la loro gestione, ma anche di valutare nuove aperture che possano anche porre fine all'attuale disparità territoriale, che vede i casinò concentrati solo ed esclusivamente nel nord d'Italia.

In dettaglio, la proposta del governo indica tra le misure il "realizzare, in collaborazione con il Ministero degli Interni e gli Enti Locali interessati, una revisione dell'attuale disciplina dei Casinò, finalizzata al risanamento del settore e a una razionale distribuzione nel territorio nazionale, anche allo scopo di aiutare la scelta di ridurre la frammentazione della attuale diffusione territoriale del gioco".

Si tratta di disposizioni non da poco per i casinò, per quanto contenute in un mega documento destinato a rivoluzionare l'intero settore del gioco, e che saranno di grande interesse e appeal anche per quei comuni che da decenni si battono per avere, o riavere, anch'essi, il “loro” casinò”. Una battaglia che in realtà qualche tempo fa sembrava persa, in considerazione della messa in stand by dell'associazione, l'Anit, che era nata proprio allo scopo di combatterla e, naturalmente, vincerla. È però vero che se il governo, così come ha dato corso all'intento (peraltro fissato dalla legge di Stabilità 2016) di ridurre del 34 percento le slot machines, dimezzerà anche i punti di gioco in Italia, il panorama è destinato a cambiare radicalmente, e a somigliare un po' di più a quello che si poteva ammirare oltre dieci anni fa, prima della nascita delle sale slot e, sucecssivamente, di quelle dedicate alle Vlt. Un panorama dove il gioco ha meno spazio, dove si concentra in luoghi dedicati e dove, forse, anche nuove case da gioco, in questi anni riabilitate come sicure e controllate, possono trovare spazio. Certo, con regole nuove, in considerazione del difficile stato di salute dei casinò esistenti, non tanto e non solo in termini di incassi (tema su cui ci sarebbe molto da dire, per il momento limitiamoci a ripetere che il buon andamento di agosto, per almeno tre di esse, non significa affatto che il peggio è passato), ma soprattutto di bilanci aziendali, in tre casi su quattro (escludendo dunque Sanremo), in rosso fisso. Un'anomalia che stonerebbe anche in aziende che erogano servizi pubblici essenziali, figuriamoci beni voluttuari come il gioco.
Il modello attuale di casinò non è dunque da prendere per buono a prescindere, e il riordino che Mef, Viminale ed Enti locali saranno chiamati a fare dovrà esaminarne anche altri, prendendo magari in considerazione quanto avviene negli altri paesi europei, dove la proprietà non è necessariamente pubblica, e neanche la gestione (in realtà, esperienze affidamento a privati ci soo state anche in Italia), e dove comunque si cerca di garantire l'operatività e la redditività delle case da gioco. Molto lavoro c'è da fare, e tanti sono gli scenari possibili. Ma stavolta l'appello della Corte costituzionale ha finalmente possibilità di essere ascoltato. Anche se con trent'anni di ritardo.
 

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