Venezia e Campione, per i casinò una tempesta perfetta da scongiurare
Al Casinò di Venezia e di Campione d'Italia tempo di decisioni in grado di condizionare il futuro delle due case da gioco.
La settimana che traghetta l'Italia verso le elezioni politiche di marzo sarà anche fondamentale, se non decisiva, per le sorti di due casinò italiani. Il 28 febbraio scade infatti l'accordo vigente sulla riduzione del costo del lavoro al Casinò Campione d'Italia, e vista l'attuale situazione di profonda difficoltà, con ben 156 esuberi annunciati, non solo sarebbe necessaria la sua proroga, ma addirittura di raggiungerne un altro, ben più pesante, ma in grado di salvare, se sarà possibile, tutti i posti di lavoro. Una missione davvero difficile, ma che si scontra con il calendario: il 12 marzo ci sarà infatti, in Tribunale, la prima udienza per discutere l'stanza di fallimento chiesto dalla Procura di Como nei confronto della società di gestione della Casa da gioco campionese, “rea” di non essere in grado di dare al Comune i soldi necessari e dunque di non svolgere la funzione per la quale era stata autorizzata la sua nascita. E naturalmente il costo del lavoro, che è anche quello percentualmente più elevato, è la prima leva su cui andare a incidere, ricordando tuttavia che l'operazione di contenimento dell'occupazione è già stata avviata da anni: basti pensarre che il picco è stato raggiunto nel 2007 (anno in cui era stata inaugurata la nuova sede), con circa 660 dipendenti, mentre dieci anni dopo se ne contavano circa 150 in meno, non tenendo inoltre conto della riduzione oraria vigente che porta il numero effettivo a essere ulteriormente più basso.