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Bonanno (Anit): “Governo abbia visione strategica anche su casinò”

23 dicembre 2013 - 09:34

Trae spunto dalle recenti affermazioni del sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, Alberto Giorgetti, sulla difficoltà dell’attuale governo ad avere una visione strategica in materia di gioco, il portavoce dell’Anit Gianfranco Bonanno, per ribadire “nostra visione, ovvero l’idea ‘visionaria’ di quei Comuni che da quarant’anni chiedono un intervento organico del legislatore in tema di gioco d’azzardo, anche per dare risposta ai ripetuti richiami in tal senso della Corte Costituzionale.

Scritto da Anna Maria Rengo

 

"Le attività di gioco, se autorizzate, gestite e incanalate in circuiti controllati come solo i casinò possono essere, non solo consentirebbero di monitorare efficacemente (e ridurre) il fenomeno delle dipendenze, ma potrebbero trasformarsi da problema in risorsa, in particolare per le località a vocazione turistica e termalistica. Un concetto – questo – pienamente recepito nelle proposte di legge elaborate da Anci e da Legautonomie”.

Secondo Bonanno, a quel punto sì che “potrebbe avere senso perfino la ventilata (e ormai caduta) riduzione dei trasferimenti agli enti territoriali, almeno a quelli che possono disporre di uno strumento aggiuntivo di reperimento delle risorse. Del resto non era questo il fine dichiarato dei decreti autorizzativi dei quattro casinò italiani, quando appunto fu data ‘facoltà al Ministero dell’Interno di autorizzare, anche in deroga alle leggi vigenti, purché senza aggravio per il bilancio dello Stato’ i comuni di Sanremo, Campione d’Italia e Venezia ‘ad adottare tutti i provvedimenti necessari per poter addivenire all’assestamento dei loro bilanci ed all’esecuzione delle opere pubbliche indilazionabili’? Erano gli anni del Fascismo e – sia pure con mille distinguo circa la regolarità di quegli atti – perlomeno denotavano una visione.

Che strategia è quella di spremere i cittadini attraverso una tassa occulta, blandendone le debolezze? Può chiamarsi strategica una visione a fini erariali dell’azzardo? Ridurre cinicamente il tutto a una questione di bilancio pubblico, guardando peraltro solo alle attività e non anche alle passività (leggi i costi derivanti dagli effetti socio-sanitari che ormai pareggiano le entrate)? La visione presuppone – come indica il termine – un quadro chiaro ma coerente e sinergico di ciò che si va a fare, specialmente quando le decisioni espongono a grave rischio le parti più fragili del corpo sociale.

Ora però che la stalla è stata aperta, si pone l’ulteriore problema di far rientrare i buoi, possibilmente senza ferirli. La nostra visione – quella degli enti territoriali destinatari del decreto 126 – ne è consapevole. Fermo restando il sistema concessorio – se proprio è intoccabile – si facciano delle prove tecniche di concertazione con il convitato di pietra – il ministero dell’Interno, l’organo competente sui casinò – e si stabilisca un clima di larghe intese con l’altra faccia dell’azzardo. È probabile che alla fine una soluzione che salvi competenze, investimenti, livelli occupazionali e gettito erariale si trovi. Sarebbe un segnale virtuoso, degno di una visione davvero strategica”.

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