Tanti anni fa, quando ancora lavoravo, si parlava della ripartizione del punto mancia tra gli impiegati tecnici. La prima volta che l’argomento divenne di attualità risale al tempo in cui furono introdotti i giochi americani al casinò di Saint Vincent. L’operazione si concluse con due società concessionarie: una per i giochi francesi, l’altra per quelli americani, non ci fu alcun seguito all’argomento mance.
Ma, dopo la lettura della situazione al casinò di Campione d’Italia, ho pensato di andare a sfogliare qua e là ciò che mi rimaneva da controllare tra le scartoffie che, man mano, elimino dalla mia copiosa raccolta fatta un po’ perché mi piaceva più che altro seguire il trend dei ricavi delle case da gioco italiane, un po’ per una curiosità nei confronti di ciò che porta novità e della relativa performance.
Tornando alla problematica collegata alla ripartizione del punto mancia quale inizialmente avevo pensato, prima della soluzione con due società, ecco quanto ho potuto ritrovare con la divisione in due distinti reparti di lavoro: roulette e chemin de fer.
Nel primo erano compresi, iniziando dal più alto livello: Ispettore capo, Ispettori di sala (roulette francese e trente et quarante), Capo tavolo roulette francese e trente et quarante, Sottocapo roulette francese e trente et quarante e Capo isola giochi americani, Impiegato di roulette francese, Impiegato di fair roulette, Impiegato abilitato per tutti i giochi americani e, in ultimo, Impiegato abilitato per uno o più giochi americani ma, logicamente, non tutti.
Nel secondo: Commissario capo, Commissario, vice Commissario, Capo partita e ultimo Changeur.
Quanto precede costituiva e potrebbe rappresentare, a mio parere, il punto di partenza per determinare la percentuale di partecipazione alle mance dei rispettivi reparti di appartenenza. Nello stesso tempo un validissimo pungolo a migliorare la professionalità in previsione di un trattamento salariale complessivo più alto,
Nelle mie intenzioni c’era la convinzione che così operando si poteva raggiungere una effettiva possibilità di aprire più tavoli all’occorrenza, tanto da soddisfare la domanda, alla bisogna, in un tempo limitato a tutto vantaggio delle parti in causa: dipendenti, gestore e, conseguentemente, l’ente pubblico concedente.
In un certo senso, senza voler minimamente trovare un collegamento, avevo pensato alla multifunzionalità che spesso, forse troppo, mi piace citare.
Chiaramente non è mia intenzione se non quella di ricordare che certe idee non sono completamente nuove e che hanno sempre, a monte, delle motivazioni dove il rovescio della medaglia spesso è difficile da scoprire ed affrontare adeguatamente. Tenendo ben presenti gli interessi contrastanti o meno che facilmente non si vedono in toto o non si considerano in una ottica neutra, l’impegno si presenta abbastanza difficile. Il pensare alla prima aggettivazione spesso conduce a soluzioni insoddisfacenti per i lavoratori e per i loro rappresentanti a volte carenti nel vagliare il fattore occupazionale futuro.