Vorrei parlarvi di un tema che viene raramente associato al mondo del quale mi occupo. Mi riferisco all’abbinamento gioco d’azzardo-sport di cui a mio parere poco si parla e ancor meno si è parlato.
Per prima cosa occorre fare un distinguo di carattere temporale, quindi per trattare lo specifico argomento ci dobbiamo riferire a due periodi ben precisi: gli anni fino al 2018 e quelli successivi.
Infatti proprio nel 2018, e solo in Italia, vide la luce il cosiddetto decreto Dignità, un atto fortemente voluto dal governo a maggioranza Movimento Cinque Stelle e Lega che, tra le altre cose, introdusse il divieto assoluto di pubblicità legate in qualsiasi modo al gioco d’azzardo.
Prima dell’introduzione del divieto di cui sopra i casinò italiani, nell’ambito delle proprie strategie di marketing, prevedevano interventi di sponsorizzazione, anche cospicui, finalizzati ovviamente a ottenere visibilità per il proprio marchio e per le attività allo stesso abbinate.
In alcuni casi questi investimenti pubblicitari hanno permesso ad eventi sportivi di nascere e di diventare noti a livello nazionale. Per citare un esempio che ho vissuto in prima persona, il Casinò di Saint-Vincent in ricordo del suo amministratore delegato Pier Cesare Baretti, grande uomo di sport e non solo, scomparso prematuramente in un incidente aereo, organizzò nel 1998 un torneo quadrangolare con protagonista il calcio. Si svolgeva nella pausa estiva, quando lo stesso calcio si concedeva una meritata vacanza.
Proprio la mancanza di azione nel mese di agosto fu la chiave del successo dell’evento, pensato dallo stesso Baretti quando era ancora in vita e che sin dalla sua prima edizione creò forte interesse da parte degli addetti ai lavori, dei media e dell’emittente televisiva nazionale che si affrettò a garantirsi i diritti televisivi della messa in onda di tutte le partite del torneo. Un evento poi imitato al punto da cancellare del tutto la pausa estiva di un tempo.
Sono in realtà innumerevoli i casi simili a quello che vi ho descritto, da appassionato di motori non posso esimermi dal citare altri due esempi celebri di sponsorizzazione, gli storici Rally e il Gran Premio di Formula Uno di Monte Carlo che senza il concreto supporto della casa da gioco monegasca probabilmente non avrebbero mai visto la luce.
Ritengo opportuno precisare che l’impegno dei Casinò nelle sponsorizzazioni, al dil à dei grandi eventi, ha anche permesso a un numero infinito di società sportive di affermarsi, in alcuni casi di sopravvivere svolgendo quel ruolo sociale di importanza vitale che lo sport è in grado mettere in campo soprattutto a favore delle giovani generazioni.
Ho certamente toccato un tasto delicato, non sono infatti mai mancate le polemiche da parte dei più critici nell’affermare che un’attività come quella gestita dai Casinò, anche in termini di immagine, dovesse essere tenuta lontana soprattutto dai minorenni.
Non sono ovviamente d’accordo. Per parte mia ho sempre sostenuto che il gioco d’azzardo di per sé è tutt’altro che dannoso, è un divertimento come tanti altri, gli eccessi al contrario sono fonte di pericolo, ma questo vale per tanti altri svaghi che possiamo concederci, smartphone incluso per parlare dei giorni nostri. Meglio parlarne che tacere, spiegare in modo chiaro i rischi che si possono correre, educare i giovani e fare vera prevenzione.
Torniamo al 2018, anno che possiamo considerare un vero e proprio spartiacque in tema di sponsorizzazioni. I casinò a fronte delle rigide limitazioni introdotte dal già citato decreto Dignità si sono ovviamente e repentinamente allontanati dal mondo dello Sport e non solo.
In tutta sincerità non credo che lo specifico intervento legislativo abbia prodotto effetti significativi sul problema della dipendenza dal gioco, ma non spetta a me dirlo e non è nemmeno questa la sede in cui dibattere la questione.
Resta il rammarico di aver visto ulteriormente isolato un comparto produttivo importante, soprattutto in termini di occupazione e di ricadute sui territori in cui opera, al quale dare la possibilità di restituire altre risorse che forse avrebbe rappresentato un’opportunità.