L'isola di Curacao prepara la rivoluzione nel gaming online. Questa volta davvero. Annunciando una stretta sul rilascio delle licenze per il gaming online, le quali vengono oggi utilizzate, come noto, da operatori di tutto il mondo quale chiave di accesso per i mercato non regolamentati, i cosiddetti "punto com".
La proposta di legge, annunciata dal Consiglio dei ministri locale in seguito alle ripetute pressioni dei Paesi Bassi, paese di origine dell'isola caraibica, limiterà l'ingresso di operatori con qualifiche più rigorose. Ciò avviene infatti come conseguenza alla regolamentazione - piuttosto ferrea - adottata dall'Olanda entro i propri confini nazionali dopo anni di "tuning" del legislatore, il quale adesso (e, a dire il vero, già da qualche tempo) tenta di influenzare quello di Curacao, visto che l'isola è stata a lungo criticata per la sua scarsa regolamentazione.
Il Regno dei Paesi Bassi agisce come nazione unitaria soltanto in materia di difesa, politica estera e cittadinanza, mentre Curaçao, quale nazione costitutiva, agisce come nazione indipendente per tutte le altre materie (ad esempio interni, sanità, istruzione e trasporti), dopo aver ottenuto l'indipendenza formale (ma limitata) nel 2010.
Attualmente ci sono circa 12mila siti web concessi in licenza da Curacao, generati da quattro importanti concessioni che hanno rilasciato sub-licenze. In base al nuovo piano, la nuova Curacao Gaming Authority fornirà permessi agli operatori B2C e ai fornitori B2B e avrá anche il potere di revocare le licenze, ottenendo così maggiori possibilità di far rispettare le leggi nuove e quelle già esistenti.
UNA RIVOLUZIONE GLOBALE - ecco quindi che questo cambiamento, come avevamo già segnalato in precedenza, oltre a riscrivere le regole del gioco sull'isola, è destinata a cambiare radicalmente anche il mondo del gaming online a livello globale, tenendo conto del numero di casinò online e siti di scommesse attualmente operano con licenze rilasciate a Curaçao. Anche se questi stessi siti si rivolgono spesso a clienti provenienti da territori in cui non sono autorizzati ad operare, compresa l'Italia, ma anche – e soprattutto - i Paesi Bassi. Motivo per il quale le regole blande in vigore sull'isola hanno imbarazzato le autorità olandesi, che cercano di metterci una toppa.