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Nuova o vecchia gestione per il Casinò di St. Vincent, pro e contro all'esame della politica

18 luglio 2024 - 09:48

Dopo la diffusione della relazione sulla possibile futura gestione del Casinò di Saint Vincent, ecco una disamina delle possibilità che sembrano percorribili.

Scritto da Mauro Natta
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Non è la prima volta che intervengo sul tema del futuro gestionale della casa da gioco di Saint Vincent. L’ho fatto anche recentemente indicando ciò che avevo considerato per valutare la situazione da parte di chi, per quaranta anni, ha prestato la propria opera al casinò de la Vallèe, dal 1959 al 2000.
Ho svolto incarichi nel sindacato e mi sono occupato di variate questioni, le mie nozioni scolastiche e i compiti assegnatimi mi hanno consentito di conoscere quasi tutto dell’organizzazione del lavoro, della produzione e del controllo di questa.

Nella mia pur breve sintesi in argomento sono intervenuto più volte considerando gli introiti netti, le presenze, il rapporto tra presenze ed introiti e l’incidenza dei proventi slot machines sul totale quale indice, certamente non l’unico. della qualità del gioco.

Chiaramente avevo pensato di cercare in internet i bilanci approvati, l’ultimo al 31 dicembre 2023, ma vi ho rinunciato. Forse ai tempi dell’incarico nel sindacato non lo avrei fatto in quanto nella bacheca mi piaceva esporre una serie di risultati che potevamo interessare, e lo facevano sul serio, il personale tecnico di cui facevo parte lavorando, in quel tempo, alla roulette francese.

A prescindere da ogni altra considerazione possibile mi sono dedicato a riflettere sull’interrogativo del momento. Le soluzioni possibili sarebbero teoricamente quattro: la continuazione dell’attuale, la concessione al privato, una società mista a maggioranza pubblica e una a maggioranza privata.

L‘uso del condizionale mi è stato obbligatorio perché le ultime due eventualità citate mi sembrano impossibili; la prima perché il privato non ritengo possa accettare una maggioranza pubblica, nel secondo  caso, l’impegno a un importante investimento potrebbe costituire un freno. Quindi sono rimaste solamente due possibilità.

Il principale punto di forza consiste nel poter disporre di un complesso alberghiero di lusso che la concorrenza non può fare chiaramente alle stesse condizioni economiche. Forse la situazione operativa in tema di ospitalità potrebbe pareggiare la difficoltà di raggiungere Saint Vincent.

La problematica si allarga, a mio parere, quando si pone mente al bacino di utenza naturale e, al tempo stesso, non posso sottacere che il privato ha la possibilità di intervenire nella gestione senza i lacci e lacciuoli della parte pubblica che, a prescindere dall’investimento che pare necessario a detta dell’amministratore unico implica un decisionismo vincolato alla maggiore durata dei tempi della politica.

Mi pare rilevante il fatto che le decisioni del gestore privato non dovrebbero riflettersi sulla politica: assunzioni di manager sulla scorta dell’esperienza e non, a volte, della appartenenza, i contratti collettivi di lavoro probabilmente improntati soltanto alla politica produttiva, il rischio di impresa a carico del gestore privato e gli investimenti mirati, in primis, alla redditività.

Certamente la durata della concessione dovrebbe tener conto dell’importanza dell’investimento, il rischio di impresa è a carico del gestore, e sarebbe utile considerare situazioni particolari che il vecchio disciplinare contemplava se la memoria non mi fa danno.

Non vorrei riportare quanto era regolamentato sino al 30 giugno 1994 con la gestione privata (Sitav Spa) ma, sono convinto che gli argomenti di allora potrebbero essere ripresi, si intende, nella giusta considerazione.

Un altro problema da affrontare da parte del gestore privato potrebbe essere costituito dalla necessità di incrementare il personale addetto al gioco sulla scorta della politica produttiva che intende mettere in atto. Contemporaneamente, in considerazione di quanto precede, dovrà impegnarsi a valorizzare il personale esistente pensando alla produzione che intende intraprendere visto il mercato nazionale, quello domestico e le quote di mercato. Il tutto nell’ottica di colmare il possibile divario tra quanto trovato e quanto incrementabile.

È certo, almeno ne sono convinto, la proprietà disporrà di maggior tempo per dedicarsi al controllo del rispetto delle condizioni di cui al contratto di concessione e, nel contempo, disporrà di occasioni più numerose per svolgere il compito istituzionale affidatole.

Nel riflettere sul fatto che il prossimo 24 luglio in sede di Consiglio regionale si potrà avere una risposta o una proposta all’interrogativo che pare interessi molto ho cercato di individuare quelli che a mio personale parere potevano costituire l’oggetto della relazione che, per l’economia della Regione, per molti è attesa con  ancora con ansia e curiosità.

Così come sarà il compito dei consiglieri regionali ai quali è stata consegnata la copia della relazione della società Ernest&Young.

Chiaramente non sono a scrivere per indicare quale soluzione è la più interessante per la proprietà perché quello è il vero interrogativo da porsi dalla politica, ho analizzato quelli che a mio avviso erano gli argomenti da mettere sul piatto e niente di più. 

D’altra parte mi è piaciuto intervenire come spesso mi trovo a fare su una problematica che mi ha stuzzicato sia come abitante della Valle sia come ex dipendente della casa da gioco.
 

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