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Orari di lavoro nei casinò, multifunzionalità e formazione le soluzioni vincenti

08 giugno 2024 - 09:42

Il tema degli orari di lavoro nei casinò è costantemente al centro dell'attenzione, ecco le possibili strade da praticare per trovare una soluzione valida.

Scritto da Mauro Natta
Foto di Pathum Danthanarayana su Unsplash

Foto di Pathum Danthanarayana su Unsplash

Uno delle più impegnative problematiche della mia esperienza lavorativa come tecnico di gioco al tavolo dei giochi francesi, alla cassa di sala e come amministrativo all’ufficio fidi e alla cassa centrale impegni tutti da svolgersi più di notte che di pomeriggio, è stata quella riguardante l’orario di lavoro.
Sicuramente, quando i giorni di riposo non erano ancora due, le discussioni erano più frequenti; ricordo che uno dei servizi più faceva discutere era la conta biglietti che impegnava più tempo al lavoro e, logicamente meno libero.

In molti modi si cercava di evitarlo trovando un sostituto perché il tempo libero lo si reputava insufficiente o, ancora, lo si credeva tale, pareva diventato uno sport praticato da molti. Allora il lavoro non mancava, la qualità del gioco era una normalità e avere più tempo a disposizione pareva una situazione da salvaguardare.
Poi è giunta la settimana corta che ha permesso un maggiore tempo libero e con cui si mantiene, forse non con il medesimo ritmo, l’avversione per il servizio della conta biglietti.
In buona sostanza la maggiore  attività si registra logicamente alla sera in specie se prefestiva,  alla notte e nei giorni festivi. Ciò non toglie che un servizio e relativo orario di lavoro segua determinate coordinate quali: le presenze suddivise per fasce orarie e tipologia della giornata e la più rilevante ossia l’adeguamento dell’offerta alla domanda.
Certamente non intendo appropriarmi della primogenitura della multifunzionalità che, per quanto mi è dato conoscere, è stata adottata tanto tempo fa e più recentemente nei supermercati e nelle banche.

Non è semplice, sia per motivi di tempo necessario per istruire gli impiegati che per gli usi nelle case da gioco inerenti il trattamento complessivo del personale tecnico di gioco, programmare un iter formativo per un risultato nel quale la professionalità e la preparazione consentano di adeguare l’offerta alla domanda nel migliore dei modi e con il minimo impegno economico.
La maggiore difficoltà potrebbe consistere nello stabilire un collegamento logico che colleghi la partecipazione differenziata ai proventi aleatori sulla scorta dei giochi professionalmente conosciuti dall’impiegato. 
Purtroppo, sia a mio modo di vedere ma ancor più per quanto realizzato in una casa da gioco italiana, una soluzione possibile e senza implicazioni di carattere fiscale, anche solo interpretativo, dovrebbe essere il gestore a una rinuncia economica.  

Chiaramente non posso esimermi dall'approvare una metodologia che permette uno svolgimento del servizio che la clientela, in specie se di èlite, gradisce e considera, e qui parlo per esperienza, quale primario elemento per dar corso alla fidelizzazione. E che, non lo si può ignorare, permette, a mio parere con un minimo investimento, un ritorno maggiore e durevole in un clima di politica produttiva sempre più diversa.
Chiudo affermando che le poche considerazioni precedenti prendono l’avvio da un articolo sul casinò di Campione d’Italia. L’osservazione dei proventi relativi al 2022, quelli dell’anno successivo non li conosco, mi ha fatto notare, una volta di più, l’assenza nella politica produttiva di un gioco  che prima della chiusura “forzata” dal luglio 2018 al gennaio 2022, era, a mio modo di vedere, interessante.

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