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Esodo volontario al Casinò St. Vincent, al via iter licenziamento collettivo

09 luglio 2022 - 09:23

Avviato l'iter di messa in mobilità per alcuni dipendenti del Casinò di Saint Vincent.

Come preannunciato, la società di gestione del Saint Vincent Resort & Casino dà compimento al percorso avviato con il piano di esodo anticipato, volontario e incentivato. Il Casinò ha infatti avviato come da prassi la procedura di licenziamento collettivo prevista dalla legge 223 del 1991, per coloro che, appunto volontariamente, hanno aderito al piano proposto dall'azienda, e che sono risultati in possesso dei requisiti previsti.
Il piano, come aveva sottolineato il Casinò, ha carattere di eccezionalità e non sarà ripetuto nel 2023.

Con grande probabilità l’intesa con le organizzazioni sindacali riguarderà un numero non superiore alle 15 unità di uscite su base volontaria con corresponsione di un incentivo all’esodo.

“Dalle uscite del personale - commenta a Gioconews.it l'amministratore unico Rodolfo Buat - è atteso un significativo risparmio del costo del lavoro che avrà effetti positivi per la liquidità aziendale. Si tratta, quindi, di completare il piano di ristrutturazione già avviato negli ultimi anni tenendo in considerazione gli obiettivi del concordato e gli interessi dei creditori. Il piano di uscite crea però anche le condizioni per costruire, un domani, un’azienda aperta a una nuova generazione”.

LA COMUNICAZIONE AI SINDACATI - Nella comunicazione inviata ai sindacati, l'Au fa presente che la società "deve procedere, ad una riduzione del personale riguardante n. 25 lavoratori di cui n. 24 unità operanti presso l’Unità Produttiva Casa da Gioco e n. 1 presso l’Unità Produttiva Servizi Alberghieri, su un organico complessivo al 31 maggio 2022 di 443 dipendenti (di cui n. 100 operai, n. 338 impiegati, n. 3 quadri e n. 2 dirigenti)".

Quanto ai motivi dell’eccedenza occupazionale, "Il Piano Industriale su cui è fondata la ristrutturazione del debito concordatario prevede un contenimento dell’organico e del costo del lavoro, oltreché  incrementi di produttività. Inoltre permane l’opportunità di rendere più flessibile l’organizzazione aziendale anche attraverso l’outsourcing di processi non operativi. Tali obiettivi possono essere raggiunti prima di tutto attraverso una riduzione del personale in forza e in secondo luogo attraverso anche un cambiamento del mix professionale. Questa fase di ristrutturazione coincide con elementi di incertezza del quadro economico generale: non si sono ancora esauriti gli effetti della pandemia Covid-19 e dell’emergenza sanitaria; è al suo apice la crisi internazionale legata alla guerra in Ucraina con i negativi effetti economici, energetici e industriali per le economie europee; si sta manifestando una spinta inflazionistica che potrebbe portare come reazione ad una fase recessiva per le economie occidentali".

Sotto il profilo organizzativo, "va considerato il progressivo mutamento delle condizioni di mercato e di accesso della clientela alla Casa da Gioco che porta a un mutamento dei cicli lavorativi e della distribuzione dell’orario di lavoro, con la prevalenza di fasi lavorative che è possibile realizzare con contratti part-time, in particolare verticale nei week-end. Né va ignorato che lo svolgimento delle attività lavorative presso la Società avviene su turni di lavoro anche notturni con un inevitabile stress psico-fisico che incide sulla capacità produttiva della forza lavoro.
Si tratta di un contesto operativo che rende auspicabile un’attenzione agli strumenti disponibili di cambiamento del mix generazionale e professionale dell’azienda al fine di rendere la stessa competitiva e in equilibrio economico".
Anche per questi motivi, la procedura "non può che essere considerata una delle azioni che la Società mette in atto e che potrebbe in prospettiva non essere risolutiva alla luce dell’evoluzione del mercato e delle esigenze di progressiva trasformazione organizzativa".

Buat spiega ancora che "la scelta di ricorrere alla procedura dei licenziamenti collettivi e non ad altri strumenti è da ricondursi al fatto che questi ultimi non sono idonei a risolvere il problema strutturale di esubero di personale della Società". L’azienda nell’ultimo anno "ha costantemente messo - e intende continuare a mettere - in atto azioni volte a raggiungere gli obiettivi di cui sopra ed in particolare: il blocco del turnover del personale con contratto a tempo indeterminato; l’agevolazione della riduzione individuale dell’orario di lavoro (part-time) nelle aree non operative: la mobilità del personale fra i diversi reparti e uffici;
i piani di riqualificazione e formazione", ma "tali azioni non sono sufficienti a conseguire gli obiettivi aziendali, stante la situazione delineata e la necessità di un importante riassetto organizzativo. Infatti, la situazione descritta, sia in termini di aree di criticità che di durata delle stesse ed il carattere strutturale degli esuberi, non consentono di adottare soluzioni diverse dalla riduzione del personale attraverso la procedura".
D’altra parte, gli altri strumenti messi a disposizione dall’ordinamento giuridico (cassa integrazione guadagni, contratti di solidarietà, contratti part time) "appaiono, nel caso concreto, non consentiti e/o comunque non attuabili, e in ogni caso non risolutivi e incisivi sotto il profilo strutturale".
In conclusione, "la Società ha la necessità di completare l’attuazione del Piano Industriale anche in relazione alla riduzione della forza lavoro per poter competere nel proprio mercato di riferimento, assicurando l’equilibrio economico, la disponibilità finanziaria e l’adempimento degli obblighi derivanti dalla procedura concorsuale in essere".

Ricevuta la comunicazione aziendale, le segreterie sindacali regionali hanno, "come prevede la procedura", chiesto "unincontro per il previsto esame congiunto. Il suddetto al fine di procedere ad un analisi della situazione e possibilmente trovare soluzioni che ovviino a problematiche che impattino sui livelli occupazionali".

L'ASSEMBLEA - Intanto che si conclude l'iter previsto dalla legge 223, con in vista un accordo sindacale, è confermata l'assemblea dei soci del Casinò: la Regione Valle d'Aosta, che detiene oltre il 99 percento delle quote, e il Comune di Saint Vincent, che detiene la parte restante. L'assemblea è convocata per il 14 luglio e ha all'ordine del giorno l'approvazione del bilancio 2021, anno ovviamente fortemente condizionato dalla pandemia, tant'è che il Casinò era rimasto chiuso sino al 25 giugno.

 

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