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Gioco e minori: per i pediatri poca consapevolezza nei genitori, al via campagna di sensibilizzazione

24 giugno 2014 - 10:53

Al via la campagna di sensibilizzazione ‘Ragazzi in gioco’ promossa dalla Società Italiana Medici Pediatri (Simpe): attraverso corsi dedicati ai pediatri e ai ragazzi nelle scuole si parlerà di ludopatia (gioco patologico, ndr), un termine che il 90% dei genitori non conosce, affrontando il tema della dipendenza dal gioco, dei suoi sintomi e delle conseguenze. Secondo Simpe e l’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss), infatti, un under 18 su cinque gioca a soldi, ma il 90% dei genitori non ha idea di che cosa sia il gioco patologico. Lo dimostrano i risultati di un’ indagine nazionale sul gioco d’azzardo nei minori, presentata in anteprima durante l'International Pediatric Congress on Environment, Nutrition and Skin Diseases, a Marrakech.

Scritto da Sm
Gioco e minori: per i pediatri poca consapevolezza nei genitori, al via campagna di sensibilizzazione

 

I DATI – Secondo la ricerca “il 20% di bambini e adolescenti fra 10 e 17 anni frequenta sale bingo e slot machine e il 25% dei piccoli fra 7 e 9 anni ha già usato la paghetta per lotterie e gratta e vinci, ma un genitore su tre mette la testa sotto la sabbia e afferma di non sapere nulla delle abitudini dei propri figli, nonostante la maggioranza ammetta che il gioco patologico possa riguardare i minori e ne sia preoccupato. Un adulto su tre incontra ragazzini nei centri scommesse e si è sentito chiedere di giocare per loro conto, ma uno su quattro non sa o non ricorda di aver visto minori giocare. Così, mentre gli adulti girano la testa altrove, cresce l'emergenza gioco fra i giovanissimi”.

L'indagine, condotta da Datanalysis intervistando 1000 genitori di ragazzini fra i 10 e i 17 anni, mostra che il 35% degli adulti conosce ragazzini che frequentano sale giochi e in un caso su tre vi ha incontrato minori, dai quali peraltro ha ricevuto la richiesta di giocare al loro posto per eludere i divieti che impediscono alcune tipologie di scommesse a chi non è maggiorenne. “Tuttavia l'aspetto più sconcertante che emerge dall'indagine è la sostanziale elusione del problema da parte degli adulti: una quota molto elevata, dal 20 al 30%, risponde di non ricordare, non sapere, non aver visto” – osserva Giuseppe Mele, presidente Paidòss e SIMPe. Il primo passo, perciò, “è parlare di ludopatia in modo che tutti capiscano che cosa sia: il 90% dei genitori non sa che cosa significhi questo termine, eppure a uno su due è capitato che il figlio volesse giocare, magari contribuendo a scegliere i numeri per la schedina del superenalotto o provando un gratta e vinci. Anche questo è un aspetto allarmante: il gioco entra nelle vite dei ragazzini in maniera strisciante perché è un'attività ‘normale’, tollerata e praticata abitualmente in famiglia. Il 50% dei genitori frequenta sale scommesse più o meno frequentemente: in questa situazione, non stupisce che il 55% dei ragazzi partecipi ai giochi d'azzardo dei grandi o chieda di farlo”. Nonostante “molti genitori si dichiarino preoccupati che il proprio figlio giochi d'azzardo (55%) e pur essendo consapevoli che il gioco possa diventare patologico anche nei minori (75%), la maggioranza non fa nulla per proteggere i figli: una famiglia su due non ha limitazioni di accesso ai siti vietati ai minori sul computer di casa. L'atteggiamento ambivalente dei genitori è inquietante: da un lato preoccupati, dall'altro inerti. Percepiscono più o meno chiaramente che il gioco d'azzardo potrebbe essere un problema, alcuni sanno che i propri figli giocano, ma non sanno con chi e sembra quasi che sia qualcosa che non li

riguardi – dice Mele – Per aumentare la consapevolezza della popolazione sulle ludopatie nei giovani SIMPe ha deciso di organizzare corsi dedicati ai pediatri, che poi potranno sensibilizzare le famiglie, e agli studenti nelle scuole: è fondamentale fare prevenzione spiegando che le scommesse possono diventare una malattia, una dipendenza con sintomi precisi che può avere conseguenze nefaste per se stessi e per la propria famiglia. I giovanissimi non giocano per fare soldi, ma soprattutto per divertimento, per emozione: perfino il 25% dei bambini con meno di 10 anni ha giocato al gratta e vinci, alle lotterie, al bingo, il 5% di questi lo fa addirittura spesso e in genere per il brivido della scommessa, perché a questa età è ancora labile il concetto del valore dei soldi. Le Slot machine, con i loro colori sgargianti, attraggono anche i più piccoli tanto che ci gioca il 7-8% degli under 10 e vorrebbe farlo il 13%”.

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