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Codere contro la violenza sulle donne, Romano: 'Attenzione al tema sociale'

08 settembre 2015 - 15:31

Il gioco per il sociale, il progetto 'Innamòrati di Te' di Codere Italia alla Gaming Hall Garbini di Viterbo.

Scritto da Redazione GiocoNews
Codere contro la violenza sulle donne, Romano: 'Attenzione al tema sociale'

 Il progetto itinerante 'Innamòrati di Te' di Codere Italia arriva a Viterbo oggi, 8 settembre, presso la Gaming Hall Garbini. La seconda tappa dell’evento che vede protagoniste le donne e le loro storie, vuole essere un momento di riflessione e condivisione su temi quali lo stalking, il femminicidio e la violenza fisica o psicologica. Grazie al contributo di avvocati, medici, rappresentanti di forze dell’ordine e associazioni, il dibattito vuole dare nuovi spunti di riflessione e approfondire possibili misure preventive.

 

CODERE E IL SOCIALE - "Siamo da sempre attenti ai temi del sociale – dichiara Imma Romano, Responsabile Relazioni Istituzionali di Codere Italia – e vicini ai diversi territori e realtà in cui operiamo, con attività che hanno lo scopo di informare e far riflettere. Occupandoci di gioco legale, grazie ad una concessione statale, ci sentiamo particolarmente in dovere di sensibilizzare l’opinione pubblica non solo sul gioco responsabile, ma anche su tematiche di stretta attualità. Per questo motivo abbiamo ideato ‘Innamòrati di Te’ un progetto itinerante che vuole coinvolgere le donne ma soprattutto gli uomini”.
 
VITTIMA UNA DONNA SU TRE - I dati dell’ultima rilevazione Istat, 'Violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia', commissionata dal Dipartimento delle Pari Opportunità e pubblicata a giugno 2015, sono allarmanti: una donna su tre tra i 16 e i 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. I dati ufficiali troppo spesso però non rispecchiano la situazione reale. “I numeri a disposizione sul sito InQuantoDonna.it ci dicono che Viterbo è una delle città con il minor numero di femminicidi in Italia – dichiara Emanuela Valente, Fondatrice dell’Osservatorio In Quanto Donna – con quattro casi riconosciuti negli ultimi cinque anni. Si potrebbe pensare a una città tranquilla per le donne. Ma il numero delle denunce non è indice univoco di maggiore o minore violenza, ma solo di una maggiore o minore consapevolezza e forse anche del funzionamento di un sistema. Una donna che non denuncia è abituata a subire, lo considera quasi normale, appartiene a una cultura per cui l’apparenza, la reputazione da mantenere, sono più importanti che l’amore per sé”.
 
STALKING, OCCHIO AI PARTNER - Lo stalking in Italia è un reato ma è solo con la Legge n. 119/2013, di conversione del Decreto Legge n. 93/2013, che sono state introdotte una serie di novità. “Per cercare di tutelare le donne possibili vittime di violenza – sottolinea Elisa Fornaro, Avvocato dell’Associazione Donne per la Sicurezza – tra le novità c’è quella che riguarda la relazione affettiva come nuovo parametro in base a cui trarre aggravanti”. I dati confermano che in oltre il 62% dei casi sono proprio i partner, gli ex mariti, i parenti e gli amici di famiglia i diretti responsabili delle violenze. “Lo stalker – continua la Fornaro - di solito attua le sue minacce o molestie attraverso comunicazioni persecutorie come telefonate, sms, oppure attraverso pedinamenti e appostamenti sotto casa. Sulla base di questi comportamenti, si possono identificare delle tipologie di stalker: il risentito, che vuole vendicarsi, il bisognoso d’affetto, che cerca attenzioni, il corteggiatore incompetente, il respinto e il predatore, che cerca un rapporto sessuale”.
 
DONNE CON POCA AUTOSTIMA - Un aspetto delicato, spesso poco conosciuto, è quello che riguarda la “collusione di coppia”, che permette alle donne di subire violenza senza denunciare. “Il filo rosso che collega fenomeni apparentemente diversi come lo stalking, il bullismo o il mobbing – evidenzia Marisa Nicolini, Psicologa e Psicoterapeuta del Tribunale di Viterbo – è il bisogno di controllo e potere da esercitare su chi si sceglie come vittima, la donna il più delle volte, ma anche bambini, anziani, disabili. Nella quasi totalità dei casi di violenza, la vittima si percepisce in una condizione di inferiorità, ha una scarsa fiducia in se stessa e tende a sentirsi inadeguata, a volte addirittura colpevole della violenza subita. E’ per tale ragione che le donne ancora non denunciano le violenze fisiche, sessuali, psicologiche o economiche. Non amandosi abbastanza, non essendo innamorate di sé stesse, non sanno farsi rispettare fino in fondo”.
 
 
 

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