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Lockdown e gioco, la 'riscossa' del mercato illegale

03 aprile 2021 - 08:30

In molti Paesi europei, a cominciare dall'Italia, il lockdown del gioco legale ha portato con sé la crescita del mercato illegale. L'analisi di Ludovico Calvi.

Scritto da Ludovico Calvi, presidente di Global lottery monitoring system
Lockdown e gioco, la 'riscossa' del mercato illegale

Oltre a una grave crisi sanitaria, per il comparto del gioco la pandemia ha rappresentato una serie di sfide senza precedenti con la chiusura di punti vendita dedicati e le conseguenti perdite di ricavi indispensabili alla sopravvivenza di molte imprese, che spesso non sono state compensate dalla crescita del gioco digitale.
Le organizzazioni criminali sono state molto attive sin dagli inizi della pandemia, cogliendo ogni opportunità, anche una crisi sanitaria, per promuovere le loro attività illecite e legittimare la loro presenza sul territorio. Negli ultimi dodici mesi la crescita delle attività di gioco illegale è stata riconosciuta da tanti soggetti che operano sia in ambito pubblico che privato.

Il direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, Marcello Minenna, all'inizio di quest'anno ha dichiarato che il gioco legale in Italia si è ridotto del 25-30 percento nel 2020, a fronte di un aumento dei ricavi provenienti da attività di gioco illegale. La chiusura dei punti vendita di gioco, a causa del blocco imposto dal Governo, ha veicolato la domanda dei clienti verso punti vendita illegali. Dalla chiusura a seguito del lockdown, il Copregi - Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale -, ha monitorato le attività di gioco illegale in tutte le regioni della penisola, intervenendo in 50 capoluoghi di provincia, con controlli in 250 sale non autorizzate e comminando sanzioni per oltre 1 milione di euro.
Il regolatore italiano ha in passato annunciato un progetto di revisione della regolamentazione, che con molta probabilità riguarderà sia il modello delle concessioni fisiche che online con l'obiettivo di modernizzare il quadro normativo, contrastando il crescente mercato illegale, che ha visto un recente rilancio per effetto della pandemia e l’introduzione di standard più elevati di protezione dei consumatori.
 
Nel Regno Unito, l'autorità di regolamentazione sta cercando di fornire al Governo dati più precisi sulla partecipazione al gioco ed altri approfondimenti in relazione al mercato ed al comportamento dei consumatori con l'obiettivo di supportare il lavoro della compagine governativa nel processo di revisione del Gambling act del 2005.
Mentre è in corso la revisione della legislazione, l’Ad di William Hill Group, Ulrik Bengtsson, ha recentemente messo in guardia i legislatori britannici a non introdurre troppe misure restrittive nel quadro normativo per non incentivare la crescita del mercato illegale.
Il commento fa riferimento alle evidenze emerse dalla recente ricerca di mercato sul gioco online non autorizzato, realizzata dall’azienda di consulenza strategica PricewaterhouseCoopers e pubblicata il 3 febbraio 2021. Lo studio ha riscontrato un aumento considerevole sia nel numero di giocatori che utilizzano siti di gioco sprovvisti di licenza (da 210.000 a 460.000) che negli importi scommessi (da 1,4 miliardi a 2,8 miliardi di sterline) nel Regno Unito nell’arco di un periodo di due anni.
 
Nel caso dell'Italia, dove gli obblighi amministrativi e tecnici degli operatori sono rigorosi, il rapporto di PwC stima che la quota dei ricavi da gioco destinata agli operatori senza concessione sia compresa tra il 12 e il 23 percento.

Nel benchmark europeo, lo studio evidenzia anche i casi di Norvegia e Francia, i Paesi con le maggiori restrizioni al modello di regolamentazione per le società di gioco. È proprio lì che il mercato illegale trova terreno più fertile: per la Norvegia si stima che gli operatori non autorizzati generino il 66 percento dei ricavi, mentre in Francia la percentuale si aggira intorno al 57 percento.
 
Le crescenti preoccupazioni dopo le restrizioni governative causate dalla pandemia sono chiaramente visibili anche in Germania, dove i ricavi delle scommesse sportive si sono drasticamente ridotti del 20 percento nel 2020. La perdita viene attribuita in gran parte all’assenza di eventi sportivi ma anche alla chiusura di punti vendita a causa dell'epidemia di Covid-19.
In Germania il comparto ha toccato il punto più basso da marzo a maggio 2020, ma ha registrato un notevole aumento dell'attività di gioco da giugno in poi con la ripresa degli eventi sportivi durante l’estate.
Durante l'attuale lockdown, le 5.000-6.000 agenzie di scommesse sono rimaste chiuse su tutto il territorio tedesco. I circa 25.000 dipendenti, per lo più con contratti a tempo determinato, temono per il loro futuro mentre gli operatori di gioco per l’esistenza stessa delle loro imprese.

Il quadro generale è molto preoccupante, ed è giunto il momento per tutte le parti che operano in ambito pubblico e privato ​​di sedersi allo stesso tavolo ed affrontare con risolutezza questo scenario allarmante. Mi auguro che alla fine possa prevalere il senso di responsabilità e la ferma determinazione nel trovare soluzioni efficaci per trasformare questa minaccia molto reale in una opportunità per tutti.
 

 

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