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Viola (psichiatra): 'Nel gioco pubblico prevenzione sì, proibizionismo no'

06 luglio 2022 - 17:21

Sarah Viola, medico psichiatra ai #LottomaticaTalks di Firenze ha parlato del ruolo centrale della prevenzione. 

Scritto da Ca
Viola (psichiatra): 'Nel gioco pubblico prevenzione sì, proibizionismo no'

A chiudere la tavola rotonda dei #LottomaticaTalks sul tema della responsabilità e della tutela dei consumatori, è stata la psichiatra molto nota nel settore del gioco pubblico, Sarah Viola. L’appuntamento era a Firenze, oggi, mercoledì 6 luglio 2022 alle 17:30, a Palazzo Capponi, in Lungarno Guicciardini numero 1, la Viola era in collegamento streaming e ha centrato il suo intervento su un aspetto preciso: “I cordoni della borsa del Governo per curare queste problematicità del settore devono essere allentati e per noi sanitari investire in prevenzione è fondamentale ed è altrettanto cruciale avere delle risorse. La fetta dei giocatori che a noi interessa sono i ludopati, gli altri giocano liberamente e chi azzarda con un margine di rischio accettabile ha anche benefici tramite l’adrenalina che scatena. Nella famiglia della dipendenze, però, il gioco c’è eccome e la prevenzione è sempre fondamentale, anche in questo caso”.

Viola sa dove bisogna agire: “Va investito a livello genitoriale dove nascono le prime problematiche legate alla dipendenza. I genitori diventano tali dalla sala parto e si deve partire dalle scuole materne a parlare di dipendenze, non dal liceo o peggio nell’età adulta. Dalla famiglia al territorio la prevenzione deve esserci anche nei luoghi di aggregazione”.

Sui metodi finora messi in campo dagli enti locali, cartellino rosso: “La dipendenza non si cura con il proibizionismo. Il personaggio dipendente vedrà solo aumentare la sua patologia. Serve un intervento sull’individuo che va messo al centro con azioni in sale da gioco, nelle tabaccherie e in altri luoghi dove il giocatore problematico si avvicina. Loro stessi possono diventare terapeuti dei colleghi malati. Per questo va allargata la rete d’azione per un intervento che metta al centro il soggetto malato. Perché il dipendente cerca quello che gli fa male? Perché ha un bisogno fisico di quella cosa e non si ferma di fronte neanche alla morte di un amico di una persona cara, figuriamoci da un distanziometro o da un orario di chiusura, il richiamo è più forte di tutto”.

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