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Gioco pubblico e Fase due: l'alba di un settore nuovo e sostenibile

22 aprile 2020 - 11:11

La “fase due” del gioco pubblico inizia oggi: nel progettare il domani in modo da far fronte alle perdite e garantire un futuro all'industria.

Scritto da Ac
Gioco pubblico e Fase due: l'alba di un settore nuovo e sostenibile

Nella totale incertezza in cui è immerso l'intero comparto del gioco pubblico, una cosa sola sembra certa: niente sarà più come prima. Cambierà il modo di giocare degli italiani (e non solo il nostro, come è emerso chiaramente dal Digital panel di ieri, dedicato al gaming al tempo del coronavirus), le loro abitudini di consumo, ma cambierà anche il modo di fare impresa. Vale a livello generale, e vale ancor più nel settore del gaming: dovendo fare i conti con una riorganizzazione delle aziende e dei vari reparti operativi, magari anche sfruttando di più le modalità di lavoro agile (laddove possibile) e le varie soluzioni offerte dalla tecnologia, a cui ci stiamo abituando sempre più in questi giorni di reclusione forzata. Il cambiamento però più significativo, almeno nella prima fase di ripartenza delle attività, riguarderà tuttavia il gaming retail, attraverso una inevitabile riorganizzazione dell'intero layout degli ambienti di gioco. Una volta che sapremo la data in cui si potranno riaprire le location di gioco, di qualunque tipo (cosa che, con tutta probabilità, non avverrà  simultaneamente per tutti i locali e per l'intera Penisola, ma sarà graduale), bisognerà capire come poter offrire i servizi di intrattenimento al loro interno. Che si tratti di agenzie di scommesse, di sale slot o vlt, sale bingo o di bar con angoli dedicati alle attività di ricevitoria, scommesse e/o slot machine, in tutti i casi, bisognerà rivedere l'organizzazione degli spazi. Oltre a introdurre una serie di misure straordinarie, con il rischio che possano anche diventare ordinarie. O comunque rimanere obbligatorie per un lungo periodo.

LE MISURE PER I LOCALI - Anche se non sappiamo ancora quando inizierà realmente la “fase due del gioco pubblico”, ciò che sappiamo con certezza è che tutti i locali dovranno adottare soluzioni mirate ad evitare gli assembramenti e ogni minima possibilità di contagio. Ciò significa che si dovranno adottare soluzioni per separare tra loro le varie postazioni di gioco (per esempio, come già spiegato, separando i terminali di gioco o i banchi di accettazione nel caso delle scommesse, con pannelli di plexiglass), si dovranno prevedere canali di ingresso e di uscita separati oltre a limitare gli accessi a scaglioni. Ia tutto accompagnato da una buona dose di igiene e da una continua igienizzazione di tutte le postazioni di gioco e di tutto il materiale potenzialmente condiviso: per esempio, partendo dalle penne utilizzate per compliare le schedine delle lotterie e delle giocate nel betting e di qualunque altro oggetto debba essere toccato per giocare. Basti pensare alla proposta di cui si discute in queste ore di igienizzare ogni capo di abbigliamento che verrà provato nei camerini dei negozi di abbigliamento, per capire quanto potrà cambiare tutto il mondo del retail. Figuriamoci, dunque, i locali in cui si offre gioco, che non vengono neppure ritenuti di primaria importanza dall'opinione pubblica (mentre lo sono, e molto, per l'economia e l'occupazione).
 
Di fronte a questo scenario, tuttavia, ci piace riprendere le parole espresse dal presidente onorario di Euromat, Eduardo Antoja, nel suo intervento di ieri al Digital Panel di GiocoNews.it: “Non tutto è affondato e galleggeremo. Ritornerà la primavera, anche se non sappiamo quando”. Dando quindi un messaggio di speranza agli imprenditori del gioco che navigano a vista, in questi giorni di incertezza e confuzione, e pure in cattive acque. Ma si tratta di un invito concreto, basato sui fatti e sull'esperienza di chi ben conosce il comparto, le sue esigenze e le problematiche. Per questo, l'altro spunto di riflessione proposto da Antoja è rivolto alla politica e agli aspetti reputazionali del settore. Ricordando come il problema più importante è che il nostro settore continua ad essere del tutto frainteso dai politici e governanti, in tutta Europa, con l'emergenza provocata dalla pandemia che è arrivata nel momento forse peggiore per l'industria, a livello internazionale, alle prese con una serie di restrizioni e prese di distanza da parte dei governi, che ne stavano già causando la crisi.
 
IL VERO CAMBIAMENTO - Tutto questo per dire che il gioco, in qualche modo, potrà e dovrà ripartire. Ma accanto al cambiamento che andrà a riguardare l'organizzazione delle imprese e dei locali pubblici, dovrà essere compiuto un cambio di passo anche dagli stessi operatori del gioco. Iniziando a costruire un settore nuovo, basato sulla resposabilità sociale, quindi sulla sicurezza e orientato alla totale disponibilità. Materie che non dovranno rappresentare dei meri slogan ma dovranno guidare e anticipare ogni tipo di strategia e scelta aziendale. “I cittadini ci chiedono giochi divertenti in ambienti sicuri e piacevoli", ha spiegato Antoja, e adesso più che mai. Per questo, dice: “Dobbiamo pensare al giorno dopo della pandemia, per il quale non esiste una pillola, ma c'è bisogno di idee e progetti oggi, in questo momento. Progetti che preservino gli interessi di tutti i membri del settore e, in particolare, dei clienti, i giocatori”. 
Un lavoro che va fatto fin da subito, avviando una riflessione generale sulla concreta ripartenza del comparto. Provando a scoprire tutte le migliori pratiche adottate da altri Paesi e, sorpattutto, dagli altri settori. Non fermandosi soltanto sulle soluzioni pratiche, logistiche e operative, dunque, ma provando andare oltre. Solo così si potrà arrivare all'instaurazione di un'industria veramente sostenibile e, quindi, finalmente stabile, che tutti hanno sempre immaginato e desiderato, ma senza lavorare più di tanto, in concreto, per la sua realizzazione. Oggi, in seguito all'emergenza provocata dal virus, questa condizione diventa l'unica per poter ripartire e immaginare un futuro. Non si tratta più “soltanto” di puntare a un futuro migliore, ma di provare a garantirsi un futuro sic et simpliciter.
Ricostruendo il comparto dalle macerie che si andranno a raccogliere subito dopo la fine del lockdown.
 
OBIETTIVO SOSTENIBILITA', PER TUTTI - Rimane comunque un fatto, ben noto all'intera industria del gaming e in particolare alla filiera italiana. Se è vero come è vero – e come ricordato peraltro anche dal Papa, a livello evidentemente più generale – che nessuno si salva da solo, anche in questo caso, l'industria del gioco non potrà certo salvarsi unicamente con le proprie mani. A dover cambiare, dunque, dovrà essere anche l'approccio dei soggetti istituzionali e della politica nei confronti di questo settore, per una Ricostruzione del paese che dovrà inevitabilmente passare anche per questo comparto, dovendo includere ogni settore dell'economia nazionale. Ciò significa, in primo luogo, che il governo dovrà riordarsi di tutte le imprese, nel suo programma di incentivi a tutela delle attività economiche e nel futuro piano di ripartenza, oltre all'imminente Decreto aprile di cui si attende l'emanazione. Ma significa anche che tutti i soggetti che intervengono nella regolamentazione del gioco pubblico dovranno approcciare in modo differente questa materia, tenendo conto della mutata realtà in cui ci troveremo tutti, a partire da domani e dal quattro maggio, in cui si avvierà la tanto attesa “fase due”. Superando le barriere ideologiche e le contrapposizioni che hanno fortemente condizionato ogni dibattito in precedenza e che hanno fortemente compromesso le attività di aziende sane e responsabili, anche quando non ce n'era oggettivamente. Ciò non significa, sia chiaro, invocare una deregulation per far ripartire il settore. Anzi, al contrario, le regole potranno anche essere più rigide, se ritenuto opportunuto: ma dovranno essere concrete, sostenibili e, sopratutto, condivise. In grado, quindi, di tutelare tutti i cittadini, insieme alle imprese e all'economia. Per ottenere questo risultato, lo sforzo dovrà quindi essere generale e congiunto.

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