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Crisi di governo: l'azzardo nell'azzardo

02 settembre 2019 - 08:45

In piena crisi di governo e nel tentativo di comporre la nuova maggioranza, si torna a parlare di gioco d'azzardo: o, meglio, a scriverne. Aspettando Rousseau, e non solo Godot.

Scritto da Alessio Crisantemi
Crisi di governo: l'azzardo nell'azzardo

In un momento di totale instabilità politica (e, di conseguenza, economica) per il nostro paese, in attesa che le forze politiche chiudano i giochi per la costituzione della nuova maggioranza, una cosa sola è certa: non sarà un governo favorevole al gioco pubblico. Nella pressoché totale differenza di vedute tra Partito Democrativo e Movimento 5 Stelle, che continua a emergere anche (e soprattutto) nella definizione degli ipotetici programmi di governo scritti e riscritti nelle ultime ore, sono tanti i punti di divergenza che promettono scintille: dal taglio dei parlamentari alle politiche sulla sicurezza e tanto altro ancora. Ma una cosa che sembra accomunare i due fronti sembra proprio essere la distanza dal comparto del gioco pubblico. Su questo fronte sì, entrambi gli schieramenti, si sono dimostrati particolarmente ostili nelle rispettive e precedenti esperienze di governo. Sia pure, va detto, in modo diverso, con il Partito democratico che, se non altro, si è preoccupato almeno di tentare un percorso di riforma, mentre il Movimento ha utilizzato, dall'inizio alla fine, il settore come bersaglio preferito di ogni campagna mediatica e di ogni presunta lotta per il bene della cittadinanza, dichiarando guerra aperta e su tutti i fronti.

Chiedendone addirittura l'esplicita abolizione totale, in campagna elettorale e nelle prime settimane di governo, salvo poi rendersi conto che l'idea era del tutto inapplicabile (oltre che insensata) e rivisitando la propria linea trasformandola in un'abolizione della sola pubblicità. Anche quando il precedente Esecutivo – guidato dal Movimento insieme agli ex “amici” della Lega – ha iniziato a parlare di riforme del settore e di Riordino generale, l'ipotesi non è mai sembrata provenire dalla parte “gialla” del governo, da cui continuano ad arrivare soltanto strali e mai proposte. Al punto che, nell'ultima interrogazione parlamentare dedicata al comparto del gioco pubblico, a rispondere alle questioni sollevate dall'opposizione era stato il sottosegretario leghista all'economia, Massimo Bitonci, nonostante la delega ai giochi fosse materia del suo (ormai ex) collega “grillino”, Alessio Mattia Villarosa. Come se il Movimento potesse parlare di gioco soltanto accusandolo, e mai trattandolo come un comparto economico “normale”. Figuriamoci, quindi, a parlare di riforme.
Certo è che in quella occasione (appena tre mesi fa, anche se sembrano passati decenni) il Partito democratico aveva dimostrato, se non altro, profonda conoscenza della materia, con l'interrogante Silvia Fregolent che aveva posto sul tavolo una serie di domande molto concrete e non solo legittime, relative alle politiche perseguite dal governo sulla materia. Ottenendo, peraltro, anche risposte particolarmente rincuoranti, come l'annuncio di un Riordino del comparto praticamente in arrivo, che sembrava dover tener conto – addirittura – anche del lavoro svolto dal precedente Esecutivo in Conferenza unificata. Salvo poi rivelarsi soltanto delle parole al vento, che comunque rimangono agli atti e negli archivi del Parlamento, nel faldone dedicato ai “Giochi”, costantemente aggiornato dai tecnici del Servizio Studi e anche molto spesso, visto i ripetuti richiami eseguiti negli ultimi mesi e anni dal Legislatore. Soprattutto di recente – ironia della sorte - e proprio dal governo uscente, che ha inasprito la tassazione e vietato la pubblicità, ma anche introdotto nuove forme di gioco come nessuno aveva osato fare prima d'ora, adottando addirittura la famigerata “lotteria degli scontrini” di cui si sente parlare dagli inizi del Duemila e che ora è destinata a diventare realtà a partire dal prossimo anno.
Ebbene, ora quel faldone sui Giochi è destinato ad essere ripreso in mano dal prossimo Esecutivo, visto che il leader del Movimento 5 Stelle ha pensato bene di inserire tra i venti punti del “suo” programma di governo anche una non meglio definita azione di “contrasto al gioco d'azzardo", sia pure inserendolo al punto 18 del documento programmatico, accanto alle voci di “Riorganizzazione dei servizi sanitari e socio-sanitari territoriali e riforma del percorso formativo medico: integrazione ospedale-territorio, l'adeguamento del Fsn e l’attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico Nazionale”. Lasciando quindi immaginare che il riferimento fosse da ritenere al contrasto del gioco patologico e non del gioco in sé, come sarebbe da ritenere condivisibile e anche decisamente auspicabile: anche se durante la legislatura le due cose sono sempre state assimilate e sovrapposte, in una totale confusione giuridica e amministrativa e un'evidente eterogenesi dei fini, frutto di questa confusione e delle politiche conseguentemente adottate, della quale tuttavia non si vuole ancora prendere atto. O, almeno, non espressamente, visto che nella risposta del sottosegretario Bitonci sembrava essere una consapevolezza rispetto alla situazione critica in cui si trovava non solo il comparto, ma anche e soprattutto il governo nel doverne gestire gli sviluppi e individuare una via d'uscita.
Non è chiaro, dunque, quello che volesse dire il Movimento 5 Stelle con quelle poche parole inserite nel programma di governo consegnato al premier incaricato Giuseppe Conte (peraltro in aggiunta e possibile sostituzione a quello precedente condiviso con il Pd), anche se lo stesso documento è stato poi parzialmente rimangiato, stando almeno alle parole del fondatore del Movimento, Beppe Grillo, che ha poco dopo invitato i suoi (e gli altri del Pd) a smetterla di parlare “di 10 o 20 punti”, come se si trattasse della raccolta al Supermercato, e si pensare invece a questa “occasione unica” di provare a governare l'Italia e i suoi tanti problemi. Parole sante, stavolta, verrebbe da dire. Sperando che stia parlando da garante del Movimento e non da comico, visto che il 5 Stelle, su questo fronte, ha assunto davvero posizioni al limite della comicità, se non fossero state davvero drammatiche per tante aziende e lavoratori del comparto.
Quello che è certo, comunque, è che con quelle poche parole scritte nel (presunto) accordo di governo proposto dai “grillini” viene messa nero su bianco (ancora una volta) la volontà del Movimento di (pre)occuparsi ancora della materia, nel mondo ancora da scoprire, ma probabilmente molto facile da immaginare. Prima, però, bisognerà vedere come andrà a finire con questo governo ancora oggi ipotetico e, a quanto pare, neanche di facile costituzione. Solo dopo la nascita dell'Esecutivo, la nomina dei ministri e l'incarico dei vari vice e sottosegretario, con relativa spartizione di deleghe e competenze, potremmo sapere chi dovrà occuparsi del gioco (e non solo). E da quel momento in poi inizieremo anche a capire come. Per ora, non sappiamo neppure se ci sarà un governo, aspettando Rousseau, e non solo Godot. E se non è azzardo questo..

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