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Natale senza regali ma con troppe sorprese

23 dicembre 2019 - 10:22

Non è certo un buon Natale per il comparto del gioco pubblico italiano, che deve fare i conti (letteralmente) con una vera e propria manovra punitiva e con troppe sorprese.

Scritto da Alessio Crisantemi
Natale senza regali ma con troppe sorprese

Non ci sono regali sotto l'albero degli addetti ai lavori del gioco pubblico italiano. Non si può affatto parlare di un buon Natale, per loro. Tutt'altro. Nonostante la fine dell'anno rappresenti da sempre il periodo più difficile per il comparto, per via della coincidenza con i lavori di stesura della manovra economica, che ogni volta riservano un trattamento particolare (e mai di favore) nei confronti dell'industria, quest'anno il governo non ha risparmiato proprio nulla al settore, realizzando una vera e propria manovra punitiva, che sembra penalizzare il gioco prima di qualunque altra cosa. In modo palesemente eccessivo, pure, e al limite della sostenibilità. Altro che regali dunque, per gli operatori: anche se non sono mancate le sorprese. Che continuano, anzi, ad arrivare, giorno dopo giorno, quasi senza sosta. Come se il peggio non dovesse mai finire, guardando ancora alla manovra.

Se nel testo iniziale della finanziaria (per dirla con gergo d'altri tempi) si ipotizzava un generico aumento delle tasse sui giochi, con l'introduzione di nuovi oneri (come il Registro unico degli operatori del gioco) o l'estensione della tassa sulle vincite, nelle ultime settimane si è assistito a un progressivo rincaro e a una continua espansione del capitolo dedicato ai giochi sia all'interno del decreto fiscale che della legge di bilancio, fino ad arrivare alla stesura definitiva in cui i giochi diventano un perno centrale dell'intera manovra. Parlando di tutto e, manco a dirlo, procedendo al rialzo. In un autentico assalto alla diligenza compiuto dalla maggioranza di governo che, giorno dopo giorno, ha inserito norme (cancellandole altre) pur di spremere fino in fondo il settore. Si è così arrivati a un nuovo aumento del prelievo erariale (l'ennesimo) su slot e Vlt, all'innalzamento della “tassa sulla fortuna”, con tanto di abbassamento della soglia di vincita, fino, addirittura, all'anticipo delle gare per il rinnovo delle concessioni per gli apparecchi. E chi più ne ha più ne metta. In un susseguirsi di colpi di scena, giorno dopo giorno, fino alla sorpresa finale che ha visto sparire, quasi all'ultimo istante prima della “blindatura” del testo, quel poco di buono che si poteva individuare nella manovra: ovvero, le poche righe relative al Riordino del comparto da realizzare nei prossimi mesi per la realizzazione delle gare (non solo slot e vlt ma anche bingo e scommesse). Troppa grazia, evidentemente: al punto da rimangiarsi anche quelle poche (ma sacrosante) parole che avrebbero potuto arginare la lenta deriva del comparto a cui stiamo assistendo da troppo tempo e che ora potrebbe portare alla definitiva disfatta.

Eppure, tra le tante (troppe) sorprese di fine anno, ne è arrivata anche qualcuna positiva che ha il merito di tenere accesa la fiamma della speranza tra gli addetti ai lavori. A partire dai piccoli cambiamenti dell'ultima ora della manovra ottenuti dall'industria, che ne rendono meno devastante l'impatto: come il ritocco del payout su slot e vlt che consente di compensare gli ulteriori rincari, pur non essendo a costo zero e neppure immune da rischi, o il ritorno alla quota di cento euro del costo dei nulla osta necessari per l'installazione delle slot, dopo il rincaro del 100 percento dello scorso anno. La vera buona notizia, tuttavia, non arriva dal governo centrale né tanto meno dal Ministero dell'Economia, bensì da quello degli Interni ed è rappresentata dalla circolare divulgata nei giorni scorsi dal Viminale verso le questure e i prefetti, con la quale viene stabilita la bontà dei principi stabiliti dall'antico accordo ottenuto in Conferenza Unificata dal governo Renzi, a settembre del 2017, riguardo alla legittimità delle restrizioni applicate da Comuni e Regioni nei confronti del gioco. Principi fino a ieri ignorati non solo dagli stessi enti locali, ma anche (e soprattutto) dallo stesso governo e dai ministeri, in attesa di veder attuata quella intesa. Mentre oggi ne scopriamo la validità, almeno in termini di principio, al di là della formale adozione. Un piccolo passo avanti che potrebbe cambiare notevolmente lo scenario, seppure troppo lentamente (e pure timidamente) rispetto al ritmo con cui gli effetti negativi di quelle restrizioni si propagano nell'industria e tra le aziende, indotto compreso (e in particolare, i pubblici esercizi). Nel frattempo però alcuni comuni iniziano a guardare con attenzione le indicazioni del Viminale con qualcuno che ha deciso di adottarle, o comunque di valutarle, per arrivare a una corretta regolamentazione. E se proprio si vuole individuare qualcosa a cui brindare, durante questo Natale, nel settore, i calici saranno rivolti al Viminale. E a quegli enti locali che avranno voglia di mettere in discussione il proprio operato o, al massimo, il proprio approccio nei confronti del gioco. Ma si tratta più che altro di un brindisi alla speranza, e non certo di una festa.

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