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Un cambio di passo e non solo di rischio

17 maggio 2021 - 09:59

Il governo promette riaperture a piccoli passi per tornare presto a correre: ma la corsa dovrà essere per tutti, giochi compresi, per i quali superare giugno può essere letale.

Scritto da Alessio Crisantemi
Un cambio di passo e non solo di rischio

Nella settimana forse più importante per il governo di Mario Draghi e per l'intero paese, rispetto alla gestione dell'emergenza sanitaria e del graduale ritorno alla (nuova) normalità, per il comparto del gioco pubblico l'attesa diventa oggi ancora più significativa, per non dire vitale. Quasi un appuntamento con il futuro, che rischia di essere compromesso o meno rispetto a ciò che scriverà l'esecutivo nel piano di riaperture da adottare nei prossimi mesi e a partire dal 24 maggio. Sì, perché, oltre all’orario del coprifuoco, di cui tutti parlano da tempo e sul quale la maggioranza ha trovato (sia pure faticosamente) un’intesa di massima - spostandolo almeno di un'ora, come chiesto a gran voce da una parte della politica e da gran parte della cittadinanza - sul tavolo ci sono le riaperture di molte attività e le anticipazioni di alcune misure, tra le quali ci si attendono notizie anche per i giochi. Come chiesto e annunciato dal sottosegretario all'economia, con delega ai giochi, Claudio Durigon. Da inserire in quella logica generale adottata dall'esecutivo e illustrata anche dalla ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini, ribadendo che la ripartenza sarà a “piccoli passi”, con la prospettiva però che presto il Paese potrà “tornare a correre”. Grazie ai contagi in forte calo e a un numero sempre più ampio di cittadini vaccinati, infatti, l’esponente forzista del governo sostiene che “è realistico” ipotizzare che nelle prossime settimane il coprifuoco “verrà rivisto” ulteriormente, fino alla definitiva cancellazione. Un obiettivo che sposa la linea dell’ala più “aperturista” del governo, trainata da Matteo Salvini, che punta a concretizzare “riaperture e ripartenza, lavoro e libertà, all’aperto e al chiuso, di giorno e di sera” dando fiducia agli italiani.

Nonostante il leader della Lega (e, quindi, rappresentante dello stesso partito del sottosegretario delegato ai giochi) non faccia alcuna menzione rispetto alla causa del gioco pubblico, è fin troppo evidente che nella logica del riaprire tutto e subito, affidandosi al buon senso dei cittadini, rientrerebbe qualunque tipo di attività. In una visione coerente e forse pure auspicabile, per gran parte del paese, ma che continua ad apparire come un eccesso di semplificazione, tenendo conto delle scelte adottate fino ad oggi e della necessità, scientificamente parlando, di una gradualità nell'adozione delle misure di uscita dal lockdown.
Non a caso, infatti, l’ipotesi più accreditata continua ad essere quella secondo la quale su molti temi, a partire proprio dall’abolizione del coprifuoco, ci sarà ancora da aspettare. Il governo vuole infatti valutare il monitoraggio settimanale dell’Iss del 21 maggio prima di prendere eventuali nuove decisioni. La parola d’ordine, ribadita in tutte le riunioni dal premier Mario Draghi e da Roberto Speranza, è sempre quella della “prudenza“. “Possiamo proseguire con ragionata fiducia verso le graduali riaperture delle altre attività, mantenendo la necessaria prudenza”, ha ripetuto il ministro della Salute. In linea con quanto spiegato anche dal coordinatore del Cts Franco Locatelli, secondo il quale “l’analisi della prossima settimana ci darà un quadro ancora più compiutamente definito, ma non avere al momento segnali di allerta è incoraggiante anche nella prospettiva di nuove misure di apertura, quali per esempio il prolungamento del coprifuoco, che il governo si accinge ad adottare”. Pur offrendo una speranza a molti lavoratori, quando in un'intervista al Corriere della Sera, aggiunge che “l’analisi dei dati indica che le aperture decise secondo il criterio del ‘rischio ragionato’ non si sono associate a una ripresa della curva epidemica”. Come a dire che la riapertura, con criterio, si può fare. Ed è quello che si augurano tutti. Con particolare riferimento agli addetti ai lavori del gioco pubblico per i quali una mancata ripartenza a partire dal prossimo giugno potrebbe voler dire la disfatta totale. A differenza di molte altre attività economiche che caratterizzando il paese, infatti, per quelle di gioco si ha una particolare stagionalità della quale si deve tener conto, come del resto si tiene sempre in considerazione quando si parla di spiagge, di impianti di sci e di tanti altri settori che funzionano soltanto in una determinata parte dell'anno. Nel caso dei giochi, infatti, anche se le attività funzionano normalmente durante l'intero anno solare, andrebbe rilevato che i mesi estivi rappresentano comunque quelli di minore frequentazione dei locali e, quindi, dei minori incassi. Per questa ragione far ripartire la raccolta dei giochi a partire da luglio, sarebbe quasi come farla slittare a settembre. O, forse, addirittura peggio, tenendo conto della riattivazione dei costi del personale e di tutto il resto, durante il periodo di minore attività. Anche se in pochi, a quel punto, sarebbero davvero in grado di resistere fino all'autunno, tenendo conto dei costi di gestione rimasti in essere anche durante le chiusura che i decreti di sostegno non hanno compensato neppure in minima parte. Per questo l'unica soluzione ragionevole, in termini economici (e non solo logici) sarebbe quella di far partire subito le attività di gioco, insieme ai ristoranti e a tutto il resto: e comunque non oltre l'inizio di giugno. Ricordando un altro elemento“stagionale” tutt'altro che banale, rappresentato dall'avvio degli Europei di calcio che si giocheranno a partire dall'11 giugno. Se la competizione è da sempre uno degli appuntamenti più graditi dagli scommettitori italiani, tenere chiuse le agenzie di scommesse che rappresentano una buona fetta del gaming retail, vorrebbe dire canalizzare tutto il traffico delle scommesse sportive verso il segmento online o, peggio ancora, verso quello illecito, dove si andrebbero a collocare le puntate di quei cittadini ancora avversi al canale digitale che troverebbero l'unica possibilità di sfogo nell'offerta illecita, comunque esistente e persistente sul territorio, che ha trovato nuova slancio negli ultimi mesi proprio grazie al lockdown.
Per tutte queste ragioni, che peraltro si aggiungono alle considerazioni degli scienziati sul rischio ormai contenuto di contagi legati alle riaperture “ragionate”, un ulteriore rinvio della ripartenza dei giochi apparirebbe ancora più assurdo e non solo del tutto anacronistico. Per un paese che vuole e deve tornare a correre e provare a mantenere qualche posto di lavoro in più, evitando di aumentare il numero delle morti economiche, dopo le tante (troppe) vittime già causate dal virus, su tutti i fronti.

Ben venga, dunque, il "rischio calcolato" adottato dal governo Draghi: purché il calcolo tenga conto di tutto e di tutti.

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