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Cardia (Acadi): 'Dal settore del gioco prova di grande responsabilità'

21 aprile 2020 - 10:21

Geronimo Cardia, presidente di Acadi, fa il punto sulla situazione delle imprese del gioco al digital panel di Gioco News su Covid-19 e gaming.

Scritto da Redazione
Cardia (Acadi): 'Dal settore del gioco prova di grande responsabilità'

"Abbiamo stimato in 750 milioni di euro la perdita di gettito erariale e in 600 milioni la perdita dei ricavi per la filiera per ogni mese di lockdown. Fatta questa presa di coscienza, il settore del gioco ha fatto quello che fa sempre: rispettare le norme, mettendo in sicurezza dipendenti e clienti. Questa è stata la prima reazione di grande responsabilità del comparto, che ha cercato di comprendere quali impatti possono avere queste perdite sulla propria stabilità finanziaria.
Ha chiesto quindi misure che potessero in qualche modo contenere i danni, ad esempio chiedendo che i versamenti futuri possano essere sospesi ed effettuati sulla base delle raccolte effettive"


Ad affermarlo Geronimo Cardia, presidente di Acadi, nel corso del digital panel promosso da Gioco News "L'impatto del Covid-19 sul gaming", oggi 21 aprile, per tracciare gli scenari per i principali mercati del gaming in seguito all'emergenza provocata dal virus Covid-19 e dal successivo lockdown.
 
Cardia ha quindi rimarcato che gli operatori hanno comunque "adempiuto a tutti gli obblighi concessori previsti, nonostante le criticità. Basti pensare al dover fare la lettura ad esercizi chiusi, specie nelle cosidette zone rosse".
 
Quanto alla futura organizzazione del lavoro, Cardia evidenzia: 'Innanzitutto sta cambiando dentro di noi un sentimento, dall'importanza di rispettare il lockdon alla consapevolezza che occorre ripartire tenendo bene in mente i rischi che abbiamo di fronte e che dobbiamo tenere lontani. La prima domanda è: quando riapriremo? O ci rivolgiamo alla sfera di cristallo o si deve ragionare seriamente, come comparto ci stiamo lavorando. Non c'è una data ma ci sono dei ragionamenti in atto: oggi nel nostro Paese circolano le prime idee su questo, a partire dal livello di rischio delle nostre attività, con la pubblicazione di documenti che fanno le prime valutazioni. Dobbiamo pensare alla riapertura facendo comprendere al mondo qual è il livello di rischio per il gioco pubblico, che va da presidiato per tutelare clienti e dipendenti. Siamo convinti che le caratteristiche strutturali della nostra offerta sui territori ci equiparamo ai negozi commerciali, nella gran parte dei punti abbiamo forme di controllo dell'accesso, caratteristiche che, insieme a quelle indicate dai protocolli, ci vedono in una condizione di rischio controllato al pari di un negozio in cui si vendono jeans. In questo momento il settore sta dimostrando la volontà di individuare insieme misure di protezione per dipendenti e clienti, controlli all'ingresso, forme di protezione individuale, dispenser per lavarsi le mani, percorsi obbligati per far rispettare la distanza sociale, così come dei separatori fra un utente e l'altro, precise indicazioni per l'igienizzazione immediata negli ambienti. Nei 'nostri' luoghi quindi accadranno le stesse cose che accadono nei negozi. Serve un protocollo concreto, validato dagli esperti, con l'obiettivo di coinvolgere anche i sindacati, perché l'obiettivo è comune: proteggere dal rischio di contrarre il vrus i dipendenti così come i nostri utenti, come facciamo già proteggendoli dal Gap. La partita è riaprire in sicurezza al momento opportuno come i negozi commerciali".
 
Il presidente di Acadi quindi lancia le sue proposte per la ripartenza: "Da qui a un breve periodo di tempo ci sarà un'organizzazione della vita diversa, potremo uscire, avremo distanze da rispettare, controlli della temperatura, e sarà verificata la nostra positività al virus, con l'obiettivo di varare quarantene 'mirate'. Questa fase, la convivenza con il virus, ci porterà ad avere abitudini nuove, ma questa fase finirà. Nella fase successiva, con l'individuazione del vaccino oppure no, con una cura in mano, la fase di controllo e presidio finirà. Le abitudini cambieranno e magari torneranno indietro, la distanza sociale non è nella natura umana. L'online in questo momento impenna perché la vita sociale viene repressa, ma poi ci sarà una normalizzazione, credo che la distribuzione sul territorio del gioco pubblico non potrà risentire eternamente dello scalino fatto, a proposito di responsabilità sociale - fondamentale per noi già in 'tempo di pace' - dobbiamo sapere tutti che il comparto del gioco conta decine di migliaia di dipendenti, crea strutture sul territorio che hanno anche un valore sociale, crea strumenti di aggregazione sociale.
Dobbiamo prolungare le misure per la protezione della liquidità delle imprese, non è che con la fine del lockdown le aziende si risistemano: va protetto l'equilibro finanziario anche per i periodi successivi alla riapertura, bisogna tornare a chiedere quanto chiesto fino a due mesi fa per il gioco, tenere a mente la questione territoriale, chiedere che abbia termine l'aumento della pressione fiscale e valutare che si possa ridurre la pressione per ampliare i margini e dare respiro a tutte le aziende, dai concessionari alle loro filiere".

 

 

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