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Tassa di scopo sul gioco: risorsa o contraddizione etica?

26 aprile 2014 - 07:56

Credo che l'unica occasione per approdare a una tassa di scopo sia l'attuazione dell'articolo 14 della delega fiscale. Sta tutto in questa frase, dichiarata a Gioco News dal presidente di Confindustria Sistema Gioco Italia, Massimo Passamonti, il futuro di questo provvedimento, chiesto a più riprese sia da diversi operatori del settore quanto da alcuni amministratori locali e visto come la soluzione ottimale per appianare e magari risolvere una volta per tutte lo scontro territori-Stato sul gioco.

Scritto da Francesca Mancosu
Tassa di scopo sul gioco: risorsa o contraddizione etica?

 

Agende aperte, come ribadito ancora da Passamonti, "al momento non ce ne sono", ma con la nomina a sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri di Graziano Delrio, che a gennaio ha confermato la volontà di ridiscutere la tassazione sul gioco pubblico e destinarne una parte al sistema degli enti locali, la speranza che i tempi non siano ulteriormente dilatati si fa più concreta.

Ma la partita si gioca soprattutto a Palazzo Chigi, dove il governo Renzi, che eredita la delega fiscale da Enrico Letta e prima ancora da Mario Monti, dovrà comporre tante posizioni, spesso contrapposte. In primis fra gli stessi Comuni, che dovrebbero essere i primi beneficiari di questo, eventuale, extra-gettito.

 

LE REGIONI - Decisamente contrari il Comune di Genova, e il suo assessore allo Sviluppo economico Francesco Oddone, principale artefice del dibattuto regolamento sulle sale giochi. "Non riteniamo che un'eventuale tassa di scopo possa portare a soluzioni di alcun tipo per quanto riguarda questa problematica di estrema rilevanza per il territorio, che necessita di decisi, profondi e non ambigui interventi regolatori di stampo nazionale. Potrebbe forse rappresentare, almeno in linea teorica, un qualche palliativo per quanto riguarda il gravissimo problema della ludopatia che non può più essere disconosciuto da alcuno".

Della stessa idea è anche Viviana Beccalossi, assessore al Territorio della Regione Lombardia. "La tassa di scopo è pensata per mantenere lo status quo e fare comunque cassa. Il sistema messo a punto dalla nostra Regione è basato sul principio opposto, cioè disincentivare i gestori. Se, in teoria, il sistema funzionasse, la Regione Lombardia dal punto di vista finanziario ci perderebbe, consapevole di perderci. Quindi l'esatto opposto di una tassa di scopo, che è comunque pensata per aumentare il gettito".

Posizioni nette, da parte di amministratori pubblici che vogliono contrastare il gioco pubblico e che non cambiano idea neppure all’ipotesi di trarne dei vantaggi per le casse pubbliche, e che cozzano contro quella di Fabrizio Matteucci, sindaco di Ravenna e primo firmatario dell’appello lanciato dai sindaci dell’Emilia Romagna a evitare la mini stangata di gennaio sull’Imu sostituendola con una tassa una tantum per il settore del gioco. "Sulla questione non ho cambiato idea, anzi la battaglia è appena cominciata", puntualizza. "L’aumento del prelievo fiscale sul gioco d’azzardo si può e si deve fare. La strada non è semplice perché dobbiamo fare i conti con lobby potentissime, presenti in ogni dove, e sicuramente fortissime nel mondo politico, negli apparati dello Stato e nel campo editoriale. Bisognerà battersi con la gentilezza di un bulldozer per ottenere nuove regole e nuove tasse sul gioco d’azzardo".

Molte amministrazioni locali, quindi, sarebbero disposte a chiudere un occhio, e a mettere fine alla promulgazione di regolamenti o ordinanze restrittive sull'apertura di nuove sale da gioco, a patto di avere una fetta della torta. Come dimostra l'assenza di interventi simili dalle parti di San Remo o Saint Vincent, Venezia o Campione, che beneficiano delle entrate provenienti dai casinò locali, o la recente approvazione in Sicilia della legge Leanza, per l'istituzione di due case da gioco a Taormina e Palermo. Fetta che è disposta a concedere Confindustria Sistema Gioco Italia, proprio per ovviare al forte inasprimento a livello politico e sociale del dibattito sul gioco ma che naturalmente deve tener conto che un intervento di questo tipo non può tradursi in un eccessivo inasprimento complessivo della tassazione, pena la consegna del gioco all’illegalità, che potrà offrire un payout maggiore. E allora addio tutela dei giocatori e pure entrate per lo Stato e/o altri enti pubblici. "Gli operatori del gioco riuniti in Confindustria Sistema Gioco Italia da più di un anno hanno presentato un piano di riordino complessivo dell'offerta di gioco nel Paese lanciando anche la proposta che una parte del gettito fiscale generato possa essere devoluta agli Enti locali per progetti di utilità sociale anche non direttamente legati al gioco", ricorda il presidente Passamonti. Esempio di riferimento è il meccanismo delle good causes della National Lottery inglese "che ha prodotto in quel Paese un effetto di legittimazione sociale sull’intero comparto dei giochi. Il modello inglese sembra quello più esportabile in Italia, in particolare in relazione alla ripartizione dei ruoli tra il pubblico (regolatore del servizio) e il privato (erogatore), e l’utilizzo virtuoso di parte dei ricavi per good causes. Queste riforme potrebbero essere utili a cementare la legittimazione sociale del gioco, contribuendo ad affrontarne in modo puntuale ed efficace i profili di rischio e determinando maggiore trasparenza nell’impiego dei ricavi allo scopo di contrastare patologie e dipendenze. Una riforma 'virtuosa' del sistema, insieme ad una disciplina fiscale più stabile e coerente, potrebbe garantire i risultati erariali sin qui raggiunti, senza alimentare ritorni verso il mercato illegale. Rilanceremo con forza queste proposte alle Autorità competenti e ai rappresentanti del nuovo Esecutivo".

 

LEGAUTONOMIE - Sulla stessa linea Angela Fioroni, segretario regionale di Legautonomie Lombardia, promotrice della proposta di legge di iniziativa popolare 'Tutela della salute degli individui tramite il riordino delle norme vigenti in materia di giochi con vincite in denaro-giochi d'azzardo'. "Noi non la chiamiamo 'tassa di scopo' ma chiediamo che parte dei proventi del gioco siano destinati alla cura dei malati di ludopatia e all'assistenza delle loro famiglie. Come, nel dettaglio, chiede la nostra legge, vorremmo finanziare l'istituzione e il funzionamento di un Fondo per la prevenzione, cura e riabilitazione del gioco patologico attraverso l’1% del fatturato complessivo della spesa italiana sul gioco d’azzardo, compresa la somma destinata al pay out, quella prevista per la filiera del gioco e quella prevista per l’Erario. La percentuale destinata al Fondo viene ripartita mediante uno 0,33% proveniente dalla remunerazione degli operatori e dei concessionari, uno 0,33% proveniente da un fondo apposito destinato dallo Stato alla riduzione dei danni conseguenti alla proliferazione di giochi d’azzardo, uno 0,33% dalla diminuzione del pay out previsto per i giocatori. Parte di detto Fondo integra il fondo antiusura ai fini del pagamento dei debiti contratti a causa della malattia". In parallelo, l'articolo 9 dello stesso testo, chiede che "lo 0,50% delle somme giocate destinate alla remunerazione degli operatori e dei concessionari sia destinata al Fondo per le Politiche sociali e trasferita ai Comuni, affinché, all’interno dei Piani di zona venga utilizzata per attività culturali, informative e formative locali, e l’adozione di misure volte a costruire spazi e attività per la socialità nelle città e nei quartieri. Una quota pari all'1% dei premi non riscossi e delle multe ai concessionari e ai gestori dei giochi d’azzardo viene destinata ad attività di ricerca e di monitoraggio delle forme di Gap in Italia, nonché al funzionamento dell'Osservatorio, chiesto nella stessa legge". L'impressione, afferma Fioroni, è che la tassa di scopo sul gioco sia ben vista da più parti. "Abbiamo fatto diversi incontri con i rappresentanti delle amministrazioni locali e i cittadini per promuovere la raccolta firme a sostegno della nostra proposta, nel corso dei quali abbiamo parlato anche di 'tassa di scopo', riscontrando sempre pareri favorevoli. L'unica contrarietà è venuta da alcuni economisti di orientamento cattolico, per i quali è contraddittorio che vengano usati fondi del gioco per curarne i malati".

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