“Il settore ippico italiano deve essere completamente riformato, sia nella governance, sia dal punto di vista delle scommesse”.
Parola del presidente della commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, il quale fa il punto sul settore ippico, da tempo nella morsa di una profonda crisi.
Il ministro Gian Marco Centinaio ha promesso di “normalizzare” il settore, ridandogli vigore. Cosa si aspetta?
“È stata istituita una task force che ha una deadline di un anno per sottoporre all’attenzione del ministero una serie di proposte di riforma del settore, quindi quello che mi aspetto è che la riforma arrivi quanto prima, visto che purtroppo parliamo di un settore ormai al collasso”.
Le scommesse sui cavalli che peso hanno nella tenuta del settore e come andrebbero rinnovate?
“Le scommesse nel settore dell’ippica hanno un peso importante, poiché gran parte degli introiti provengono proprio dal gioco. La scommessa ippica però non si è mai evoluta nel tempo, e se il volume di giocate rispetto a trent'anni si è ventuplicato, all’ippica oggi vanno molti meno introiti poiché le persone preferiscono la grande offerta delle altre scommesse presenti sul mercato. La scommessa ippica, tra l’altro, a differenza di altre su cui lo Stato in questi anni ha puntato molto, non è una scommessa che, per le caratteristiche in cui normalmente si gioca, può avvicinarsi a quel genere di dipendenza tipica della 'azzardopatia'. Avviene infatti, per lo più, in ippodromo, durante lo spettacolo delle corse, in un contesto socializzante e non tipico della solitudine del gioco d’azzardo. Tuttavia oggi l’ippica è percepita purtroppo come 'corse truccate e cavalli dopati', ma non è così, ed è quindi necessario investire per rilanciare l’immagine del settore, riportare le famiglie all’ippodromo come luogo di divertimento, spettacolo, svago in cui trascorrere una giornata”.
In che modo, a suo avviso, gli ippodromi italiani andrebbero ripensati per attrarre nuovamente pubblico?
“L’ippodromo deve essere completamente ripensato. Ripensato come un teatro, in cui i cavalli e i fantini sono gli attori che mettono in scena lo spettacolo: la corsa. Andare all’ippodromo deve tornare ad essere un divertimento, un piacere, un appuntamento della settimana, dovrebbe entrare nel circuito turistico di tutte le città in cui è presente una struttura del genere. Inoltre, ed è bene ricordarlo, in molti contesti l’ippodromo rappresenta una risorsa verde importantissima, che per questo andrebbe tutelata e valorizzata, e non certo abbandonata e lasciata ad una sin troppo facile speculazione edilizia”.
In commissione Agricoltura ci sono proposte per il rilancio del settore?
“Sul tema c’è la proposta a prima firma di Giuseppe L’Abbate (M5S) che, oltre a prevedere la riforma della governance, introduce quello che deve essere uno dei capisaldi della riforma ovvero il benessere del cavallo, perché l’attore principale, come già detto sopra, è il cavallo. Nella proposta depositata si parla di una vera e propria 'Consulta per il benessere del cavallo', composta anche da veterinari che avrà come priorità la tutela dell’animale. Partire dal benessere è una delle strade prioritarie per rilanciare il settore, perché ormai i cittadini sono sempre più sensibili a queste tematiche e non dovranno percepire l’ippica, come invece accade oggi, come una macchina che sfrutta gli animali per fare i soldi”.
In che modo andrebbe rivista la governance del settore?
“Nella proposta L’Abbate abbiamo previsto una consulta, composta dai rappresentanti di proprietari, allevatori, allenatori e gestori di ippodromi, supportata da enti tecnici. L’ippica deve tornare in mano agli ippici, a chi si occupa realmente di cavalli e non solo a chi in tutti questi anni l’ha utilizzata come 'vacca da mungere' per guadagnare e speculare. Solo chi ama il mondo dell’ippica potrà essere in grado di rilanciarla”.
Gli enti locali, spesso proprietari degli ippodromi, come dovrebbero essere coinvolti per rilanciare gli impianti?
“Se ci sono situazioni incancrenite, come ad esempio il caso di Roma, è necessario lavorare affinché si possa rimettere a bando l’area e si trovi finalmente un gestore a cui interessi investire per il mondo ippico. Ma per fare questo è fondamentale che l’ente locale investa e valorizzi questa sua risorsa, così da renderla appetibile per un imprenditore dell’ippica. La sfida è quella di rendere l’ippodromo non un 'non luogo', in cui dopo la corsa tutto si spegne e muore, ma un posto da vivere tutto l’anno. Con le corse sì, ma anche con i concerti, la possibilità di organizzare corsi, seminari, convegni, rilanciare le scuole di equitazione, dotarlo di punti di ristoro e aree pic nic. Insomma, un luogo che abbia un proprio appeal naturale, in cui la corsa può rappresentare la ciliegina sulla torta e il momento di divertimento per tutte le famiglie. Solo ripensando l’ippodromo – e quindi l’ippica – in questo modo, si potranno trovare degli imprenditori pronti ad investire davvero nel settore”.
A suo modo di vedere l'ippica è un volano per il turismo?
“Sulla base di tutto quanto detto, sì, certamente, l’ippica per il nostro Paese può rappresentare un volano importante per il turismo e di conseguenza per l’economia, così come è nella realtà di tanti altri Paesi europei e non”.