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Ippodromi scrivono a Renzi: 'Ecco come salvare il settore'

13 novembre 2015 - 12:29

Le associazioni degli ippodromi scrivono a Governo e Parlamento e chiedono la salvezza dell'ippica.  

Scritto da Sm
Ippodromi scrivono a Renzi: 'Ecco come salvare il settore'

Una lettera inviata dalle associazioni degli ippodromi al premier Renzi e ai vertici del Mipaaf, del Mef, del Ministero dell'Industria, del Minstero del Lavoro, ai presidente della commissione Agricoltura di Camera e Senato e al presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, per chiedere una riforma del settore.

 

Per mantenere in vita il settore, secondo le associazioni, bastano tre interventi:"Si eviti ogni taglio, previsto dalla legge di Stabilità, ai capitoli di spesa destinati al settore confermando, almeno, le risorse dell'anno in corso. Si tenga conto che le risorse destinate all'ippica sono produttive, alimentano un'intera filiera, costituiscono un volano per la produzione di reddito e creano gettito per l'erario.

Si presenti un piano strategico del settore, adeguatamente finanziato e sostenuto, che preveda lo sviluppo della filiera e individui gli obiettivi da raggiungere. In tal ambito il Mipaaf potrebbe aggiornare il Piano Strategico del 2009, ancora non applicato, tenendo conto delle modifiche normative intervenute e delle attuali condizioni del settore.
Si approvi la riforma di una 'governance' del settore partecipata dalla filiera ippica che rimuova blocchi e vincoli burocratici e garantisca risorse e fonti di finanziamento certe e stabili".
Nella lettera si legge ancora: “Da gennaio prossimo alcune decine di migliaia di lavoratori saranno disoccupati e un grandissimo numero di cavalli, quasi l’intero patrimonio equino nazionale, sarà destinato all’estinzione e la grande storia dell’ippica nazionale avrà definitivamente termine. Questi saranno gli effetti dei tagli previsti dal disegno di legge sul bilancio dello Stato (c.d. legge di stabilità 2016) alle risorse per il settore ippico. Dopo anni di continui tagli alle risorse destinate al settore (dai 400 milioni di euro del 2011 ai 200 milioni euro del 2015) e di progetti mai attuati di rilancio del settore, da tempo in crisi, oggi si annuncia che ‘quest’anno ci sarà il rilancio della filiera ippica’ e che bisogna ‘utilizzare in maniera più proficua le risorse’. In che modo? Riducendo le risorse destinate al settore di altri venti milioni di euro. Da quando il Mipaaf si occupa direttamente di ippica, non si rileva nessuna iniziativa a favore del settore, non si è data attuazione a norme di legge indispensabili per il comparto (art. 1 L.311/2004 commi 281 e 282 come modificati dall'art. 30 bis, comma 4 della L. 2/2009, art. 30 bis, comma 5, della L.2/2009). I crediti vantati, prima dell’Unire/Assi e ora dal Mipaaf, per rimborsi Iva e per minori incassi dei prelievi dovuti dall’Aamms (ora Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), da destinare alla filiera, non vengono riscossi. Le corse italiane, prodotte da un ‘settore ippico’, nonostante tutto, da decenni stabilmente ai vertici mondiali per la competenza dei propri uomini e la qualità dei propri cavalli, non sono vendute nel ‘mercato estero’ con conseguente perdita di risorse. La riforma delle ‘scommesse ippiche’ è colpevolmente rimasta un’illusione. Anzi si resta inerti rispetto alla cannibalizzazione della rete ippica da parte di altri giochi, ora additati per l'alta pericolosità sociale. Inoltre, il logico calo dei volumi di gioco raccolto sulle scommesse ippiche diviene il pretesto per fare altri tagli alle esigue risorse del settore. E’ paradossale far subire gli effetti del crollo delle scommesse ippiche, sulla vita dell’intera filiera ippica – che non ha alcun potere sulla gestione dei propri ricavi - giacché il ‘soggetto che governa’ le scommesse ippiche è lo stesso ‘esclusivo concorrente’ che amministra tutti gli altri giochi. Da quattro anni si registrano, ogni giorno, la chiusura di aziende, la perdita di posti di lavoro, la riduzione del numero dei puledri nati e l’eliminazione di cavalli dal circuito delle corse. I pagamenti delle spettanze agli operatori del settore sono fatti con ritardi insopportabili. Ora, nonostante la drammaticità delle condizioni dell’intera filiera, dopo anni di colpevole immobilismo dei Ministeri preposti, addirittura si prevede nella Legge di Stabilità 2016, la decurtazione di oltre 20 milioni di euro dai capitoli di spesa, già miseri e insufficienti, relativi all'attività ippica. Taglio effettuato pure in presenza di una dotazione finanziaria ministeriale complessiva pressoché invariata. Si rileva che detto storno viene riutilizzato per non meglio precisate attività strategiche di promozione del made in Italy, di tutela della qualità dell'agroalimentare e ad altre finalità sicuramente di più ‘semplice utilizzo’. Il ruolo principale che la legge attribuisce al Mipaaf per l'ippica è quello della gestione del Settore e del ‘governo delle risorse’. Pertanto, il Ministero competente dovrebbe comportarsi come un ‘Buon Padre di Famiglia’ ma questo nella pratica non avviene. Dal raffronto dei documenti di previsione con i dati consuntivi del 2015 si evince addirittura che a fronte 197,5 milioni di euro stanziati per l’ippica ne risultano, al momento, utilizzati solo 194,7. Dove sono i 3 milioni residui? Sicuramente sono stati utilizzati per altre attività del Ministero. Nel ‘Progetto di Legge di Stabilità 2016’ si prospetta uno stanziamento di 176,8 milioni di euro (20,7 milioni in meno rispetto al 2015 ovvero una riduzione del 10,5%) ed una previsione di spesa per gli stessi ‘capitoli ippici’ di solo 170 milioni con un altro ‘prelievo’ di 6,8 milioni destinato probabilmente ad altre attività diverse dall’Ippica per effetto di cui il taglio ammonterebbe ad oltre 27 milioni.
È l’ennesimo incomprensibile taglio per il settore ippico che porterà la filiera al collasso. Ma, stavolta, il settore già allo stremo non vuole e non può accettare la fine dell’attività di decine di migliaia di addetti e la ‘morte’ di un enorme numero d’incolpevoli cavalli. Il Mipaaf ed il Mef non si sono mai adoperati per incrementare le risorse e si sono distaccati dal concetto di produttività per il settore ippico. Situazione che ha impedito anche la realizzazione di una Riforma delle Scommesse che avrebbe dovuto e potuto essere realizzata da anni o almeno prevista in questa Legge di Stabilità.
Ora gli annunciati tagli vengono giustificati con il calo della raccolta del gioco sulle corse dei cavalli, senza considerare che le scommesse ippiche sono oggi non concorrenziali rispetto agli altri giochi offerti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ex-Aams), a causa di una riforma mai promossa di concerto con il Mipaaf che di contro, quest’ultimo, da anni continua la politica dei ‘tagli’, ingiustificati, senza criteri nella programmazione delle corse e dei premi al traguardo sottraendo risorse indispensabili agli operatori del comparto. Questa gestione del comparto ippico italiano ha allontanato pubblico, allevatori, proprietari, appassionati e scommettitori. La reputazione dell’’Ippica Italiana’, da parte degli Organismi Ippici Europei e Internazionali, è al minimo storico.
Il caso Italia è diventato un modello di allarme di tutti i sistemi ippici esteri che non comprendono come la genericità e l'approccio burocratico in pochi anni possa avere ridotto allo stremo un settore che, quando governava direttamente con l’Unire e gli Enti Tecnici i propri ricavi, generava ricchezza ed una grandissima ricaduta sociale e sportiva. Ancora oggi, incredibilmente per l’enorme sacrificio e passione degli operatori ippici, lo stesso settore da lavoro a decine di migliaia di addetti. Si tratta di una situazione inverosimile a cui si è costretti a reagire reiterando e aggiornando denunce già fatte agli organi dello Stato competenti.
È paradossale che chi governa il settore, ridotto allo stremo, anche in presenza di ulteriori e letali tagli, affermi il prossimo ‘rilancio della filiera ippica’. Intanto le aziende chiudono, decine di migliaia di persone restano senza lavoro e il destino dei cavalli e dell’ippica nazionale appare segnato”.
 

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