skin

Calantropio: 'Dopo vent'anni di contenzioso gestori Ctd non più inconsapevoli'

28 febbraio 2020 - 23:25

L'esperto di betting Riccardo Calantropio torna sulla pronuncia della Corte Ue in materia di imposta unica per i Ctd e guarda alla responsabilità dei gestori.

Scritto da Ac
Calantropio: 'Dopo vent'anni di contenzioso gestori Ctd non più inconsapevoli'

“Stando ai primi commenti da parte di Stanleybet sulla sentenza della Corte di Giustizia Europea relativa all'imposta unica, saremmo di fronte a una pronuncia contraddittoria, mentre non lo è affatto per l’avvocatura dello Stato e per l’Agenzia delle Dogane e dei monopoli”, commenta Riccardo Calantropio, esperto di betting e consulente di molti bookmaker. “Secondo il mio modesto parere è, invece, perfettamente in linea con quanto deciso dalla Corte Costituzionale Italiana nel 2018, e proprio di questa ultima sentenza, i tribunali italiani, cassazione compresa, non potranno non tener conto”, aggiunge.

“Eppure, si invoca una nuova decisione della Corte di Giustizia Europea, che non potrebbe avvenire prima di tre anni. Tempo, probabilmente sufficiente per dar modo, nel frattempo, alla Cassazione di emettere sentenze definitive. Il fatto che non sia certo al 100 percento, l'alta probabilità dovrebbe pesare ugualmente molto nelle scelte dei gestori, che sono pedine inconsapevoli, e quasi sempre in buona fede, di questi oltre venti anni di contenzioso tra lo Stato Italiano e le scelte della Stanleybet. Se si legge, infatti, un contratto tipico di quelli che vengono firmati tra i bookmaker esteri e i gestori dei centri in Italia, nelle prime righe viene indicato che il soggetto proponente paga la 'betting tax' (tassa sulle scommesse) alla Malta Gaming Authority – Malta; e una persona di media cultura, nella migliore delle ipotesi, potrebbe interpretare tale informazione come il fatto che non sia dovuta l’imposta unica in Italia (sempre che i gestori lo abbiano letto, o abbiano firmato in fiducia); cosa che invece, dopo le sentenze della Corte Costituzionale e della Cjeu, oggi è pacifico che sia dovuta. Conosco bene questa impreparazione dei gestori perché molti di loro mi consultano in merito”.
“Ora – prosegue Calantropio - emerge il problema che, secondo la Legge di Stabilità, se non si paga l’imposta unica e i suoi arretrati, c’è la possibilità della chiusura dei centri. Oggi, non escluderei che così si equiparano i Ctd a dei sostituti di imposta, in solido con i propri bookmakers, come lo sono gli altri concessionari AdM, e sorgerebbe anche la possibile 'appropriazione indebita', con pesanti risvolti penali”. 
 
I VANTAGGI PASSATI - Per quanto riguarda il triplo della media provinciale per calcolare l’imposta dovuta dopo il 2016, secondo lo stesso consulente “bisogna considerare anche che si potrebbe intendere come sanzione per non aver aderito alla sanatoria, visto che ora è assodato che l’imposta unica era dovuta, indipendentemente se discriminati o meno dai bandi. E si dovrebbe anche tener conto di altri vantaggi, come quello di non pagare il canone di concessione, il costo delle proroghe, il costo delle fidejussioni, il numero illimitato di aperture di Ctd, e altri vantaggi come la giocata minima a un euro nei riguardi dei concessionari AdM (un vantaggio molto odiato dagli altri gestori regolari). In ogni caso, sotto questo aspetto, non credo che la problematica sia di competenza della Corte di Giustizia Europea, ma solo di competenza italiana. Ricordiamo che Einstein, che non voleva accettare che viviamo in un mondo probabilistico e non deterministico, coniò la famosa frase 'Dio non gioca ai dadi con L’universo', ma dopo qualche decennio fu dimostrato che si sbagliava. Ogni evento ha una sua probabilità di verificarsi, e questo pesa sulla convenienza delle scelte, soprattutto imprenditoriali dei gestori. La scelta di continuare a fare i gestori di un Ctd potrebbe diventare così una scommessa abbastanza rischiosa sotto diversi aspetti, ognuno con il suo peso ponderale di probabilità”.
 
LE DOMANDE TRA I GESTORI DI CTD - “Qualche gestore sta quindi iniziando, a quanto mi risulta, a porsi la domanda se non convenga chiedere la risoluzione contrattuale ed eventuale risarcimento danni, oltre a pretendere impegni pubblici ed inequivocabili dal bookmaker a pagare tutti gli arretrati, cosa che ancora non ha mai fatto. A sentire qualche gestore, pur avendo ricevuto offerte da altri Concessionari AdM, non lo fa ancora, perché teme di essere 'scaricato' dalla società, non solo nel pagamento degli arretrati delle imposte, ma anche come semplice assistenza legale. I gestori, oggi, si trovano con questo dubbio, senza che lo potessero prevedere, e sarebbe giusto che il bookmaker agevolasse le scelte di costoro, senza altri impedimenti economici o psicologici”. 
“Pensando a Stanleybet: con tutto il rispetto per le attuali conseguenze economiche per la società, perché i gestori devono continuare ad essere delle pedine passive e quasi sempre inconsapevoli? La società di Liverpool, in passato ha fatto delle scelte (o 'scommesse', per restare in tema) quasi sempre vincenti. L’ultima scommessa è stata perdente; ma non era una scelta dei gestori. Anche per questo sta circolando l'idea di valutare l'esistenza di presupposti di azioni legali collettive, di cui abbiamo già iniziato a parlare”.

Altri articoli su

Articoli correlati