Vita difficile per il mondo dell'amusement italiano, che spera in una veloce ripartenza, anche se l'ultima bozza del primo Dpcm firmato dal premier Mario Draghi prolunga la chiusura di tutte le attività “non essenziali” fino al 6 aprile.
Marco Raganini, presidente Anbi (Associazione nazionale bowling e intrattenimento), sottolinea: “Ci stiamo concentrando principalmente sulla questione dei ristori. Dal 26 ottobre siamo stati obbligati alla chiusura e al momento non abbiamo nessuna certezza sulle date della riapertura. Anbi ritiene inutile, visto il protrarsi dello stato emergenziale nazionale, un impegno per le riaperture. Un elemento molto importante però è sottolineare che i ristori calcolati per il nostro settore sono iniqui. L’intero settore è costantemente discriminato, perché identificato genericamente come sale giochi quando in realtà il settore (e Anbi che lo rappresenta) è costituito da grandi centri di intrattenimento per famiglie. Noi realizziamo da sempre tante e diverse attività ludico ricreative (i più diversi eventi, feste di compleanno, attività sportive, attività di gioco per ogni tipo di clientela, dagli studenti ai disabili, agli anziani). Quindi siamo equiparabili ad altri soggetti, più vicini a discoteche e cinema (questi ultimi in attesa di riaprire il 27 marzo) che hanno ricevuto aiuti molto più consistenti rispetto a quanto ci è stato riconosciuto”.
La partecipazione all’open hearing dei Monopoli di Stato sulle regole tecniche sugli apparecchi senza vincita in denaro,
ora al vaglio della commissione Ue per il consueto stand still trimestrale, “
è stata la prima interlocuzione ufficiale di Anbi: “Far conoscere la nostra posizione sulla situazione attuale è stato per noi molto importante. In primis ci teniamo a far capire che il comparto sale giochi per famiglia è presente in tutti i nostri centri ed è ritenuto essenziale. Questo non può essere confuso con il comparto del gioco lecito con vincita in denaro, essendo due situazioni diverse per volumi, strutture, ma soprattutto clientela.
Crediamo che anche regole e adempimenti debbano essere differenti: in sintesi il comparto senza vincita in denaro per famiglie non può affrontare gli adempimenti burocratici, peraltro molto costosi, che regolano il comparto gioco lecito con vincita in denaro. Un altro argomento importante, che ha urgente bisogno di chiarezza, è l’indicazione in fase di omologa dell’età consentita per poterli praticare. Ci siamo già mossi per avere risposte da parte di Monopoli, ma al momento queste non sono ancora pervenute. È stato l’inizio di un dialogo che speriamo possa continuare e definirsi”.
Quali scenari si possono individuare per il 2021 del comparto anche alla luce del Covid?
“È difficile prevedere scenari positivi per il 2021. Resilienza è oggi la nostra parola d’ordine. Il nostro core business è nell’intrattenimento, e l’assembramento e la socializzazione ne costituiscono parte significativa. Questo si realizza in maniera più importante nei mesi invernali. Per la situazione generale comprendiamo che manca ancora parecchio per un ritorno alla normalità. Noi speriamo almeno di poter riaprire al più presto, ma sappiamo che i protocolli di sicurezza penalizzano moltissimo la nostra attività. D’altra parte siamo consapevoli di essere un punto di riferimento importante per il sano tempo libero e la socializzazione di famiglie e giovani. Anche per questo la nostra riapertura indicherà in maniera eloquente che la fine del tunnel sarà più vicina”.
Quali conseguenze stanno causando la chiusura delle sale da gioco senza vincita in denaro?
“Già prima del Covid le sale giochi per famiglia senza vincita in denaro vivevano un periodo difficile. La situazione attuale ha messo ancora più in difficoltà un settore che già era in forte sofferenza. A questo punto il rischio è una chiusura diffusa degli impianti, con il risultato che nel futuro prossimo questi giochi saranno accessibili solo per pochi da casa. Un danno gravissimo per la socializzazione che potrebbe avvenire solo virtualmente. E questo configura un tipo di società che non ci piace e che non vogliamo”.
Temete la fine del settore o il ritorno dell'illegalità?
“Ci rendiamo conto che molte attività non riapriranno. Lo scenario non è confortante, anche se molti stanno resistendo, attingendo a risorse proprie o indebitandosi ancora di più. Sappiamo che, se questa situazione dovesse perdurare, non solo il settore, ma la vita delle persone in generale cambierà così come è già cambiata. È indubbio che la pandemia ha velocizzato il processo di evoluzione tecnologica nel nostro Paese, ma essendo un processo obbligato non viene vissuto positivamente”. Per quanto riguarda un possibile acuirsi dell’illegalità “è logico pensare che sia un rischio reale: se in Italia non si potrà più giocare dal vivo, ma solo online, la domanda si sposterà dove ci sarà l’offerta. E questo apre scenari preoccupanti, dove sarà necessario una particolare controllo”.