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Riordino del gioco pubblico: il modello Campania

13 gennaio 2024 - 09:25

La legge regionale della Campania potrebbe essere un esempio per la stesura della futura disciplina nazionale del gioco pubblico? Ne parliamo con chi ha contribuito a scriverla: il cassazionista Felice Laudadio.

Scritto da Fm
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Si fa presto a dire riordino del gioco pubblico.

Innanzitutto, "quale" riordino? Del terrestre, dell'online, o di tutti e due parallelamente, in modo unitario, come auspicato da tutte le associazioni di rappresentanza del settore?

Comunque sia, mentre si attende di vedere come e quando (e se) questo passaggio epocale, contemplato dalla legge Delega per la riforma fiscale approvata ad agosto 2023, si concretizzerà, e se andrà davvero in porto il riordino del gioco online per ora approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri prima di Natale, si moltiplicano gli spunti di dibattito sulla forma che dovrebbe avere.

Uno dei più recenti è arrivato dal convegno organizzato a Napoli ai dicembre dall’Agsi - Associazione gestori scommesse Italia per celebrare i suoi primi dieci anni di attività, dal titolo “Gioco legale: rispetto delle regole, legge regionale Campania, legislazione nazionale e rapporto con le banche”.

Occasione in cui è stato messo in evidenza il valore della normativa entrata in vigore a marzo 2020 e poi ritoccata a giugno dello stesso anno salvando le attività esistenti e fissando una distanza fra sale e luoghi sensibili "mai inferiore a 250 metri per le nuove aperture".

Una legge frutto del confronto, dell'interlocuzione fra la politica e gli operatori di gioco, e quindi capace di tutelare tutti gli interessi in campo, economici e sanitari, all'insegna della sostenibilità. Che potrebbe, come sostenuto dai relatori intervenuti al convegno, essere presa a modello per redigere anche la disciplina nazionale del settore.

Come e perché?

Ne parliamo con Felice Laudadio, esperto di cassazione e di diritto amministrativo, che ai tempi partecipò ai lavori di stesura della legge campana, prendendo come parametro di riferimento i limiti minimi previsti dall'accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni nel 2017.

Lei ha partecipato ai lavori di stesura della vigente legge sul gioco della Campania. Qual è stato il suo apporto in quell'occasione?

"Il mio è stato un apporto tecnico. Insieme con il professor Bruno Mercurio dell'Università Orientale di Napoli abbamo curato la redazione della legge, sulla base delle scelte politiche frutto del confronto al consiglio regionale della Campania e dell'apporto delle associazioni del comparto del gioco e del terzo settore.

Si è così arrivati a redigere una legge dove sono confluite esperienze e visioni diverse per la disciplina del gioco legale, con l'obiettivo di evitare un'applicazione frammentaria della normativa da parte dei Comuni con scelte come quelle messe in campo dal Comune di Napoli, supportata da logiche restrittive che avrebbero portato alla chiusura di tutti gli esercizi di gioco legale del territorio e quindi a delle disparità di trattamento fra comuni contigui.

La Regione Campania ha avuto il merito di garantire una disciplina uniforme, tenendo conto delle esigenze di porre delle distanze fra gli esercizi di gioco, dei limiti agli orari di funzionamento degli apparecchi e delle sale, per garantire che il gioco legale possa essere svolto nel rispetto della legge."

In cosa, secondo lei, tale normativa rappresenta un "esempio" e un possibile modello per la normativa nazionale?

"È un prototipo interessante. Ora occorre che il Parlamento e il Governo, redigano, approvino ed emanino una legge nazionale in modo da rafforzare la legalità.

Ad oggi si parla di un decreto attuativo della riforma fiscale che riguarda solo il gioco online e trascura quello terrestre ed è auspicabile invece arrivare a una disciplina nazionale estesa a tutti i tipi di gioco, considerando le dimensioni complessive del settore e anche del suo apporto all'Erario."

A suo modo di vedere, "cosa" dovrebbe contenere il riordino nazionale del gioco?

"È impensabile disciplinare il gioco prevedendo misure drasticamente restrittive che favoriscono il gioco illegale, soprattutto nell'era dell'online.

Bisogna puntare ad esempio sulla presenza del direttore di sala come garante della legalità negli esercizi di gioco fisico, garantire l'effettivo rispetto delle norme relative all'interdizione dell'accesso dei minori, far ricorso a soluzioni tecnologiche come il registro di auto-esclusione dei giocatori con problemi di gioco eccessivo o patologico."

Secondo lei distanziometri regionali e limiti orari, o la pratica di consentire la localizzazione delle attività di gioco in zone periferiche o industriali, servono davvero a qualcosa per contrastare la ludopatia?

"Ritengo che una disciplina legale seria, dettagliata, sia fondamentale, così come assicurare il controllo, il rispetto della legge da parte dei direttori di sala, possa essere una misura di prevenzione della ludopatia, una patologia che va combattuta con mezzi legali nazionali, visto che con i regolamenti locali non è diminuita.

Si può prendere a modello quanto fatto in Campania per creare un quadro di riferimento nazionale, ma senza dimenticare che il gioco online trascende i confini e le competenze nazionali, e quindi sarebbe necessario un intervento a livello europeo nella disciplina del settore."

Che ne pensa dell'idea di procedere con un riordino a due fasi, dando priorità alla riforma dell'online (propedutica all'emanazione dei nuovi bandi) e mettendo in attesa quella del gioco terrestre?

"Serve assolutamente un riordino unitario. La materia è una, è illogico scinderla. È inconcepibile disciplinare solo un aspetto e non affrontare l'argomento."

 

LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA -  La legge regionale 2 marzo 2020, n. 2 (Disposizioni per la prevenzione e la cura del disturbo da gioco d'azzardo e per la tutela sanitaria, economica e sociale delle persone affette e dei loro familiari), poi modificata dalla legge regionale 24 giugno 2020, n. 13, ha come obiettivo primario il contrasto al gioco illegale e patologico garantendo "a tutti i consumatori, ai giocatori e ai minori un elevato livello di tutela, inteso a salvaguardare la salute e a contrastare i danni economici che possono derivare dal gioco compulsivo o eccessivo".

La Regione, oltre a disciplinare "le attività degli esercizi che offrono gioco in concessione statale attraverso la regolamentazione delle distanze da luoghi sensibili, delle modalità di controllo del consumo di gioco e degli orari di esercizio" e a programmare iniziative per il contrasto al gioco patologico, cura il funzionamento dell'Osservatorio regionale sul Dga (che vanta al suo interno tre rappresentanti dei concessionari e degli operatori del gioco pubblico), "favorisce le iniziative delle associazioni di categoria dei concessionari e degli esercenti i giochi pubblici che si dotano di un codice etico di autoregolamentazione che li responsabilizza e li obbliga alla sorveglianza delle condizioni e delle caratteristiche di fragilità dei giocatori secondo specifici protocolli definiti dalle Asl e dai Comuni".

Inoltre, promuove, con riguardo al Dga, "la conoscenza, l'informazione, la formazione e l'aggiornamento degli esercenti, anche favorendo il riconoscimento di crediti formativi in ragione della loro formazione e preparazione, degli operatori di polizia locale, degli operatori sociali, sociosanitari e sanitari, nonché degli operatori delle associazioni di consumatori e utenti e degli sportelli welfare".

La normativa prevede un Piano – biennale - di azione regionale per la prevenzione, il contrasto e la cura del Dga, che fra le sue finalità ha anche quella di "attivare obbligatoriamente corsi di formazione specialistici sul tema in favore di operatori sanitari, educativi, sociali ed operatori del gioco regolamentato per migliorare l'approccio di individuazione del problema e di relativa presa in carico".

Da parte loro, secondo la legge regionale, i Comuni hanno facoltà di regolamentare le distanze delle attività di gioco dai luoghi sensibili garantendo gli standard previsti e un'uniformità di orari sul territorio e sono chiamati ad adottare "misure finalizzate alla tutela dei livelli occupazionali esistenti nel settore del gioco regolamentato e la salvaguardia degli investimenti organizzativi già posti in essere dagli operatori autorizzati alla data di entrata in vigore della presente legge".

I gestori degli esercizi con offerta di gioco lecito sono tenuti a "esporre, all'esterno e all'interno dei locali, materiale informativo finalizzato a: evidenziare i rischi connessi alla dipendenza da gioco; segnalare la presenza sul territorio regionale delle strutture pubbliche e del terzo settore che si occupano della cura e del reinserimento sociale delle persone affette da Dga; diffondere la conoscenza del numero verde e del sito web dedicato". Devono inoltre "introdurre idonee soluzioni tecniche mirate a evitare l'accesso dei minori ai giochi e volte ad avvertire automaticamente il giocatore dai rischi derivanti dalla dipendenza da gioco".

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