“Ho appreso con soddisfazione del dialogo da lei avviato con il presidente della Conferenza delle Regioni e delle provincie autonome Massimiliano Fedriga finalizzato a stimolare, in attesa di una riforma organica del settore, un ripensamento sulle leggi regionali di impronta proibizionista. Prendendo quindi spunto da tale pregevole iniziativa, mi permetto di segnalarle le situazioni che riguardano in particolare due regioni, l’Emilia Romagna e il Lazio, in cui sono in vigore delle leggi che prevedono l’applicazione delle limitazioni alla dislocazione territoriale degli esercizi (il c.d. distanziometro) anche nei confronti delle attività già esistenti alla data della loro entrata in vigore”.
Inizia così la lettera inviata dal presidente dell'associazione As.tro, Massimiliano Pucci, al sottosegretario al ministero dell’Economia e delle finanze, Federico Freni, che ieri, 12 luglio, ha detto di aver “scritto al governatore Fedriga in quanto rappresentante delle Regioni per frenare la produzione frastagliata di una serie di leggi sul gioco”.
“In Emilia Romagna la L.R. 5/2013 è già a pieno regime per quanto riguarda la chiusura delle sale da gioco, numerose delle quali, esistenti prima della sua entrata in vigore, sono state già chiuse. Stiamo assistendo negli ultimi giorni ad un rapido intensificarsi dei provvedimenti comunali, adottati in applicazione della legge regionale, che stanno imponendo la chiusura alle poche attività rimaste ancora aperte.
Sarà una stagione amara per migliaia di persone che, da qui a breve, perderanno il loro posto di lavoro proprio nel corso della stagione estiva”, ricorda Pucci.
“Analoga situazione è riscontrabile nel Lazio dove, in assenza di modifiche della legge regionale 5/2013, a partire dal prossimo mese di agosto la quasi totalità delle attività di offerta di gioco legale saranno costrette a chiudere.
In entrambe le regioni, le rispettive leggi si caratterizzano infatti, oltre che per la loro efficacia retroattiva, anche per un elevato numero di tipologie di luoghi individuati come 'sensibili', con ciò determinando un sostanziale effetto espulsivo delle attività legali di offerta di gioco.
In altri termini, si può tranquillamente affermare che, in virtù di una distorta interpretazione del riparto di competenze tra Stato e Regioni, in Emilia Romagna e nel Lazio sta per essere messo al bando il gioco legale, con le intuibili conseguenze anche sul piano della lotta alle organizzazioni criminali e sul gettito erariale”.
Quindi, ecco la richiesta del presidente di As.tro: “Consapevoli dei limiti costituzionali posti a salvaguardia dell’autonomia regionale, auspichiamo comunque un suo intervento di moral suasion rivolto in maniera particolare ai presidenti delle due regioni citate, affinché, nello spirito di leale collaborazione che, secondo la Costituzione, dovrebbe ispirare i rapporti tra Stato e Regioni, possano sospendere o ritardare gli effetti applicativi delle rispettive leggi, se non addirittura modificarle, in attesa della riforma organica del settore”.