Sempre più Amministrazioni regionali si stanno adoperando nella concessione di ristori a tutte quelle categorie che sono state soggette a restrizioni, in relazione all’emergenza sanitaria da Covid-19. Dai beneficiari dei ristori, tuttavia, continuano ad essere escluse le imprese del gioco legale: dopo la Regione Molise, la Regione Lazio ed il Veneto, anche l’Emilia-Romagna ha escluso le attività del settore del gioco pubblico dai destinatari dei ristori regionali.
Questo il motivo per cui As.tro, per mano del suo presidente Massimiliano Pucci, ha preso carta e penna e ha inoltrato una missiva direttamente al presidente, Stefano Bonaccini, e a tutti i consiglieri della Regione Emilia-Romagna.
"L'esclusione riguarda aziende autorizzate - scrive As.tro nella lettera -, pienamente riconosciute, regolate e controllate dallo Stato che vantano, sul territorio nazionale, circa 150000 addetti ai lavori che, inevitabilmente, subiranno tutte le conseguenze del caso dovute alla mancanza di liquidità delle aziende con circa 8 mesi di chiusura".
Una decisione, quella della Regione Emilia Romagna, che potrebbe portare anche a gravi ripercussioni occupazionali, aspetti che secondo As.tro "avrebbero dovuto essere valutati al fine di affrontare la crisi secondo parametri obiettivi e nel rispetto del principio di uguaglianza richiamato dallo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, secondo il quale nessuno deve essere lasciato indietro, affinché tutti gli operatori economici potessero essere messi nella condizione di sopravvivere e mantenere in attività alla propria azienda".
"La scrivente associazione - continua il documento firmato da Pucci - fa appello alla sua autorità, affinché le aziende del gioco legale siano incluse nei Ristori predisposti dalla Regione Emilia-Romagna, nella disciplina dei quali la legalità deve essere interpretata come unico parametro di riferimento per la concessione di benefici, poiché, fintanto che le aziende del gioco saranno riconosciute dallo Stato, non potranno essere computer distinzioni tra aziende di serie A e di serie B, lavoratori di serie A e di serie B".