"Stiamo approfondendo la questione, abbiamo individuato effettivamente problemi di eseguibilità ma anche di incertezza delle regole". Interpellato da Gioconews Marco Ripamonti, titolare degli omonimi studi legali di Viterbo e Firenze, annuncia un approfondimento che il suo studio sta redigendo in merito al decreto legge 105 del 23 luglio scorso, che impone il green pass per l'accesso ad alcuni esercizi pubblici al chiuso, prevedendo sanzioni da 400 a 1000 euro sia per i trasgressori che per gli esercenti che non effettuano il controllo. Proprio in merito ai controlli una circolare del Viminale, emanata in data 11 agosto, ha provato a far chiarezza, non riuscendo tuttavia a fugare tutti dubbi insiti nella nuova norma.
È proprio questo il punto dolente, secondo l'avvocato Ripamonti, il fatto che anche la circolare lasci troppo spazio all'interpretazione, "perché non si può lasciare alla discrezionalità degli esercenti l'onere della verifica del documento", spiega. La funzione di controllo, suddivisa in due fasi, impone all'esercente, nella prima fase, la “verifica del possesso della certificazione verde da parte dei soggetti che intendano accedere alle attività per le quali essa è prescritta”, e quindi, nella seconda fase, nella richiesta, discrezionale, in caso di dubbio, del documento d’identità, per verificare la corrispondenza dei dati anagrafici.
Ma quali sono questi casi dubbi? E come fa l'esercente, in tali casi, a tutelare la privacy della persona? E soprattutto, si può assegnare questo onere agli esercenti ai quali, come ha ricordato il ministro Lamorgese in una recente intervista, "non è richiesto di essere poliziotti"? Su questo né dl né circolare sono chiari, motivo per cui lo studio Ripamonti si è messo al lavoro.
Avvocato Ripamonti, ma questo punto anche la validità delle sanzioni comminate nei giorni scorsi potrebbe vacillare?
"In merito alle multe elevate nei giorni, è chiaro che si tratta di sanzioni amministrative che fanno emergere sostanzialmente la questione del come tutelarsi. La materia sanzionatoria è regolata dalla legge 689 del 1981 e prevede un iter finalizzato anche alla tutela dei presunti trasgressori. La normativa prevede che a fronte di una sanzione amministrativa la parte possa proporre degli scritti difensivi".
Ci sono quindi presupposti per fare ricorso?
"Gli scritti difensivi vanno presentati alle autorità preposte, anche chiedendo un'audizione personale. Laddove non dovesse essere accolta l'istanza della parte con l’archiviazione, sarebbe necessario procedere di fronte al giudice civile avverso l’ordinanza ingiunzione. Il magistrato andrà ad esaminare così la questione. Solo allora si potrà andare a creare una certa giurisprudenza di riferimento, determinando se queste norme sul green pass rispondano, o meno, ai principi cardine del nostro Ordinamento, compresi quelli costituzionali".
La falla più grande lei la vede su questo punto? Sul piano della costituzionalità?
"Anche, ma la norma lascia troppo margine all'interpretazione. Ritengo che non si possa lasciare alla discrezionalità degli esercenti l'onere della verifica del documento". Ricordiamo infatti che la richiesta del documento è discrezionale, ma se al controllo delle forze di polizia il green pass non corrisponde al documento, la sanzione scatta sia per il cliente che per l'esercente. Con l'esercente che rischia anche la chiusura del locale.
"Sarà importante vedere se ci saranno archiviazioni all’esito degli scritti difensivi, oppure se a questi le autorità risponderanno con ordinanze ingiunzioni. Siamo comunque pronti ad andare di fronte al giudice civile".
Ma a questo punto, la possibilità che le sanzioni siano annullabili, a suo parere non mette a rischio l'intero impianto di un decreto che ha l'obiettivo di tutelare la salute pubblica?
"Difficile ora fare ragionamenti su quelli che potrebbero essere i risvolti politici e sociali di una questione prettamente giuridica. Indubbiamente però questo decreto legge solleva perplessità molto forti. Credo che sia comunque importante ricordare che anche sui dpcm dei mesi scorsi, in materia di limitazioni alla libertà di movimento e quant’altro, c'è stata più di una pronuncia contraria. Perché ovviamente i giudici possono anche non pensarla come le autorità che hanno emesso queste norme".