Il settore del gioco è, da sempre, in continuo mutamento. E lo è ancora di più, probabilmente, dopo l'impatto della pandemia di Covid-19. Ma alcune direttrici sono comunque le stesse.
A tracciare un bilancio di questi ultimi mesi, oltre a fornire qualche anticipazione sugli scenari attesi è Thomas Osborn, direttore dell'Area salute dell'I-Com- Istituto per la competitività.
Che anno è stato per il gioco, in generale? Ci può delineare un quadro delle tendenze che si sono registrate in questi mesi?
“Dopo il breve periodo di incertezza, il comparto del gioco sembra essersi ripreso e, tra il 2022 e il 2023, si registra un riallineamento alle tendenze pre-Covid. Questo trova conferma sia nei dati sulla spesa, con valori registrati nel 2022 che sfiorano i 20 miliardi di euro con un +2 percento rispetto al 2019 (e +28 percento rispetto al 2021), sia a livello di entrate per lo Stato. Secondo i dati del 2022 queste ultime sono tornate a superare la soglia dei 10 miliardi, una cifra nettamente superiore a quella del 2021 e che si riavvicina a quella del 2019 (11,3 miliardi). A fare da traino nella ripresa è il gioco online e in modalità digitali, un settore nel quale si registra un raddoppio in termini di spesa in soli tre anni (da 1,8 a 3,7 miliardi) e una grande attrattività soprattutto per le scommesse, che da sole valgono circa 1,4 miliardi, e per le App di giochi di carte. È verosimile che queste tendenze saranno ritrovate anche nei dati complessivi del 2023, anno per il quale alcuni valori – ancora parziali – mostrano già un’ulteriore crescita del settore: secondo una recente ricerca di Nomisma, nel primo trimestre del 2023 in Italia si è registrato un +14 percento di euro spesi nel gioco rispetto allo stesso periodo del 2022.”
Secondo lei, il 2023 è stato davvero l'anno della ripresa post-pandemia?
“Le ultime rilevazioni, ancora non complete, sembrano confermare la ripresa a livello complessivo. Rispetto al 2021, segnato dall'onda lunga del Covid con chiusure di sale giochi e agenzie di scommesse per circa 6 mesi, i dati mostrano crescite stabili e sostenute - un elemento prevedibile, ma non scontato. Anche nel confronto con il 2019 stiamo finalmente registrando aumenti e un riallineamento alle previsioni che erano state fatte pre-Covid per questi anni. Ciò è determinato anche da fenomeni esterni, come la ripresa salda - se non addirittura rafforzata - di numerose attività sociali ed economiche direttamente o indirettamente legate al gioco, tra cui quelle del mondo dello spettacolo e dello sport. Tra i giochi più apprezzati nel nostro Paese figurano, infatti, indubbiamente, le scommesse sportive, un’area di attività dal valore di 1.410 miliardi di euro a livello globale, la metà dei quali sono connessi al calcio che, tra l’altro, è il principale elemento di traino anche in Italia: è infatti calcolato che per ogni partita della Serie A si puntino globalmente circa 89 milioni di euro, che fanno del nostro campionato quello su cui si scommette di più a livello europeo dopo la Champions league (225 milioni a partita).
Ad ogni modo, la ripresa sembra essere ben salda: basti pensare che nel 2022 il mercato del gioco nel suo complesso ha superato i 130 miliardi di euro, un valore che segna un record storico, oltre che un forte incremento del +19,5 percento rispetto al 2019 (110 miliardi), che porta il comparto a pesare circa il 7 percento dell’intero Pil nazionale. Tuttavia, non bisogna fare l’errore di credere che si sia tornati allo scenario 2019: il mercato del gioco del 2023, che è di nuovo un settore in forte crescita, è completamente diverso rispetto a quello di qualche anno fa, in primis per le modalità d’uso dei servizi che segnano un netto – e credo irrevocabile – spostamento dei giocatori verso il web. Il gioco online e digitale nel 2022 è infatti arrivato a valere 70,5 miliardi, il doppio rispetto ai 36,4 miliardi del 2019, e, stando ai primi dati relativi al 2023, tale crescita non sembra arrestarsi: nei primi due trimestri dell’anno in corso si è infatti registrata un ulteriore incremento del 10 percento, dato che fa immaginare un superamento della soglia degli 80 miliardi complessivi a fine anno.”
Il 2024 potrebbe essere un anno "di svolta" per il gioco pubblico, visto il varo della riforma fiscale comprensiva dell'articolo 15 sul riordino del comparto. Secondo lei di cosa ci sarebbe "bisogno" per consentire un'ulteriore evoluzione del mercato, tutelando imprese e giocatori?
“La frammentarietà della regolamentazione del settore del gioco ha portato negli anni a contenziosi ed incertezze che trovano ora un’opportunità di essere superati e uniformati, ma anche di rinnovare gli strumenti regolatori di un settore che ha subito nel tempo una forte evoluzione. Bene in questo senso le novità che riguardano le regole di rilascio delle licenze, la disciplina dei controlli e dell’accertamento dei tributi, ma anche le certificazioni per gli apparecchi e per le sale e gli altri luoghi in cui sono previste postazioni di gioco per una maggiore tutela degli utenti. Il tema della fiducia reciproca, tra giocatori e imprese, è infatti vitale per il mercato nel suo insieme. In questa direzione dovrebbero andare anche gli interventi volti a contrastare, tramite il rafforzamento della disciplina sulla trasparenza e sui requisiti, il gioco illegale - un ambito su cui il nostro Paese fa ancora difficoltà e su cui è innegabile riconoscere che la transizione a modalità di gioco digitali abbia pesato ulteriormente.”
A maggio, presentando il suo rapporto sul gioco, l'I-Com ha evidenziato la crescita del settore soprattutto per la parte tecnologica e digitale e la previsione di una crescita tramite mobile e device. Quali sono i trend registrati sotto questo punto di vista e quelli previsti per i prossimi mesi?
“Il settore è in continua evoluzione e sarà quindi interessante aggiornare il nostro rapporto non appena si concluderà l’anno. Tuttavia, alcuni trend in questo sono molto chiari: il comparto del gioco cresce, ma cresce soprattutto grazie al traino dei servizi digitali e online. Con un rinnovato e sempre più diffuso grado di digitalizzazione, maturato principalmente nel corso degli anni caratterizzati dalle limitazioni pandemiche come dimostrato anche dalla sostenuta crescita dell’indicatore Desi sul tema, anche l’Italia si è allineata al resto d’Europa sull’estensivo utilizzo di siti e App per il gioco. A partire dal 2020 l’emergenza pandemica ha infatti indotto i giocatori a rivolgersi con più frequenza al mondo del gioco a distanza, facendo registrare il sorpasso rispetto al gioco fisico anche in termini di raccolta, sia a livello nazionale che a livello dell'Unione europea. Tale tendenza si è però confermata anche con la riduzione di molte restrizioni, con un ulteriore incremento del +36,5 percento su base annua nel 2021, e le già citate crescite registrate per il 2022 e inizio 2023.
Dati impressionanti e inimmaginabili fino a pochi anni fa, determinati anche dalla convenienza economica, e non solo fisica, del gioco online rispetto a quello in modalità tradizionali. Dato l’allargamento della platea e la possibilità di servizi sostanzialmente on-demand, a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno dell’anno, i gestori sono portati ad accontentarsi anche di poste inferiori grazie agli enormi volumi economici e di utenti che riescono a sviluppare. Secondo alcune recenti stime, ad esempio, una partita costa in media ad un giocatore online circa 5,6 euro ogni 100, contro i 27 euro di quelle fisiche.
Davanti alle radicali innovazioni del gioco in digitale e alle numerose opportunità che ne derivano sia in termini di crescita del mercato che di differenziazione del servizio, nonché delle modalità con cui viene erogato, è tuttavia urgente una riflessione circa la sostenibilità della modalità più tradizionali. Rispetto al 2019, infatti, i punti vendita fisici ('retail') presentano un calo complessivo a livello di spesa di circa il 9 percento, mentre l’intrattenimento su slot e videolottery segna addirittura un -17 percento nel giro di tre anni. Per decenni, infatti, le nostre città sono state caratterizzate da spazi – spesso anche molto grandi ed impegnativi in termini di costi – dedicati al gioco. Il ripensamento di questi, ad esempio con l’aggiunta di nuovi servizi paralleli e complementari, nonché di altre forme di intrattenimento (come il food and beverage), è sicuramente un tema che andrà approfondito nei prossimi mesi.
Infine, sarà importante sfruttare standard e controlli digitali anche per quel che riguarda il contrasto al gioco d’azzardo illegale, per il quale si attendono novità importanti anche nei prossimi decreti ministeriali. Tale piaga del sistema che continua infatti a proliferare grazie alla creazione di innumerevoli siti illegali e che, secondo alcune stime, vale circa 25 miliardi di euro. A fine 2022 l’Agenzia delle dogane e dei monopoli aveva infatti inibito l'accesso, dal suolo italiano, a 9.685 siti di gioco illegali, ai quali si sono aggiunti altre 264 piattaforme nel corso di questo anno.”