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Calvi (Ulis): 'Formazione, primo passo per salvare lo sport'

24 gennaio 2023 - 11:41

Secondo Ludovico Calvi, presidente di Ulis, lo sport deve essere prima di tutto un ecosistema credibile, e per farlo occorre dotarlo di anticorpi capaci di contrastare qualsiasi tentativo di corruzione.

Scritto da Daniele Duso
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“Il nostro obiettivo primario è fare formazione e prevenzione, non siamo mai stati dei semplici fornitori di servizi”. A dirlo è Ludovico Calvi, presidente di United lotteries for integrity in sports, nata dal rebranding di Global lottery monitoring system. Che poi non proprio di rebranding si tratta, ma della volontà di sottolineare e rendere più immediato, sin dal nome, ciò di cui l’associazione si occupa. Glms, da ente di riferimento per l’integrità sportiva, soprattutto nell’ultimo anno si è impegnata fortemente nell’implementare le sue attività legate all’istruzione, alla formazione e alla prevenzione, per realizzare programmi volti alla comprensione del fenomeno della corruzione nel mondo dello sport. Un lavoro svolto attraverso workshops e studi di intelligence atti a formare i decisori nell’intera comunità degli attori che si occupano di Integrità dello sport. “Sono queste attività che il nuovo nome (adottato all’unanimità dai membri di Glms nell’ultima assemblea generale, quella del 18 ottobre scorso, Ndr) mette meglio in evidenza”, spiega Calvi. “È un cambio di strategia, un’evoluzione che ci ha portati dall’attività meramente operativa e di monitoraggio dei flussi iniziale a un modello globale, e completo, di servizi offerti ai diversi segmenti di membri e partner strategici con i quali interagiamo”.

Il 2022, per Ulis, è stato “un anno veramente pieno di progetti”, spiega Ludovico Calvi, “tra i principali cito quelli che ci hanno portato a formare magistrati, ufficiali di polizia, regolatori. In alcune legislazioni abbiamo contribuito a stabilire le norme che regolano i modelli di prevenzione alle frodi sportive attraverso le migliori pratiche per la salvaguardia dell’integrità: quello che oggi esiste sul mercato canadese (Ontario), ad esempio, è frutto di un nostra fattiva collaborazione con l’ente regolatore dei giochi. Più che rimarcare i numeri della nostra attività di monitoraggio e segnalazione vorrei sottolineare questo, perché la formazione, che è strettamente connessa con il concetto di prevenzione, per noi è altrettanto importante. Quindi è stato e sarà importante, anche nel 2023, lavorare con gli atleti, oltre che con coloro che possono definire le regole del gioco, i regolatori, le forze di polizia. Questo perché continuiamo ad individuare scenari ad alto grado di vulnerabilità, che esulano dal mondo del match fixing ma vanno a colpire le regole più sane delle quali il mondo dello sport si fa portatore: come l’etica, il fair play, la morale e la trasparenza”. Un processo che secondo il numero uno di Ulis si è acutizzato nel post pandemia, con la necessità, da parte di diverse organizzazioni sportive, di recuperare terreno sul piano economico dopo due anni di entrate fortemente ridotte. 

La soluzione? Secondo Calvi potrebbe, e dovrebbe, arrivare da un cambio strutturale, magari seguendo qualche modello virtuoso come, ad esempio, quello del tennis: “Il tennis rimane sempre uno sport a rischio, sia chiaro, ma una cosa che vediamo di buon occhio è il fatto che a differenza di altre leghe sportive, che hanno una struttura dedicata all’integrity al proprio interno, il tennis ha creato invece l’International tennis integrity agency (Itia), una struttura completamente indipendente dal circuito professionistico. L’indipendenza, a mio parere è un elemento chiave, che ha permesso al mondo del tennis di far emergere tanti casi che sono stati prontamente ed efficacemente gestiti. Questo modello può essere certamente preso come riferimento anche da altri sport”. Senza salvaguardare l’indipendenza di strutture dedicate al controllo e monitoraggio delle frodi sportive, l’intero ecosistema perde credibilità, “e a rimetterci”, sottolinea Calvi, “sono prima di tutti i tifosi. Prima ancora delle società sportive”.

“Noi - continua il presidente di Ulis - con il nostro lavoro di formazione e controllo, cerchiamo di salvaguardare gli interessi ed i valori dello sport, cerchiamo di aiutarlo a diventare un modello sano e di ispirazione per tutti, far sì che abbia al suo interno gli anticorpi che possono contrastare le patologie degenerative, di qualsiasi tipo. È chiaro che oggi in alcuni sport siamo lontani da questo obiettivo, e anche il mondo dello sport betting ne risente inevitabilmente: finisce che il tifoso non vuole più seguire la propria squadra, perché è stanco di quello che accade tutti i giorni, e non vuole più saperne nemmeno di scommettere e di condividere questa passione legata al mondo dello sport”. E così la perdita di credibilità si traduce in perdita di interesse, e di fan, soprattutto nel caso dei più giovani, che magari spostano facilmente la propria attenzione su altre realtà.

Un fenomeno che già da tempo vediamo con gli esport, ad esempio, verso i quali si è spostata l'attenzione di tanti giovani. E qui, secondo Calvi, si solleva un altro problema. “Ritengo sia necessario che qualcuno si faccia carico dell’integrità negli esports. Gli sport elettronici sono un fenomeno interessante e in continua crescita, ma io credo che sia importante regolamentare tutte le dinamiche regolatorie legate a questo nuovo sport e finché il Comitato Olimpico internazionale rimarrà sulle proprie decisioni di non riconoscerlo come sport olimpico ci saranno difficoltà. Io auspico una regolamentazione e statuti chiari e facilmente implementabili, perché qualsiasi torneo senza tali precondizioni, con squadre non certificate o senza codici di condotta, non può ad esempio essere oggetto di scommesse. Certo, gli esport mettono sul piatto diversi elementi di potenziale criticità, che vanno dall’integrità, alla violenza dei vari giochi, dal doping, alla questione morale legata alla minore età di molti atleti, e per questo devono prima di tutto evitare di cadere nel baratro della non credibilità”, conclude.

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