Il decreto dell’Agenzia dei monopoli sulle nuove regole tecniche per il settore dell’amusement, come già abbiamo riportato qualche giorno fa, ha sollevato più di qualche malcontento tra gli operatori del settore. Il 20 luglio, a 60 giorni dalla pubblicazione del decreto, verranno emanate le norme tecniche, quindi il tempo per qualche aggiustamento c’è tutto. Gli operatori, dal canto loro, fin da subito avevano garantito una reazione, mettendo all’opera i propri legali per stilare un documento condiviso da presentare a Adm con spirito collaborativo.
Emerge ora un elenco delle criticità, ma anche qualche proposta concreta, redatto da un operatore, che pare sia arrivato anche a Bruxelles, sui tavoli della Commissione europea. Da risolvere, prima di tutto, c’è la redditività di un’industria considerevolmente ridimensionata negli ultimi anni: il numero degli apparecchi cui si riferisce l'articolo 110 comma 7 del Tulps è sceso dai 108 mila del 2015 ai 97 mila del 2019. Un’industria che non riesce più a interessare come prima i ragazzi (che ora trovano un’offerta più comoda sui dispositivi domestici), e alla quale hanno portato danno anche numerose normative locali, incapaci di distinguere tra diversi settori del gioco.
A monte ci sarebbe, tra varie altre concause, sia il numero esiguo di produttori di videogiochi in Italia, la cui crescita sarebbe bloccata dall'attuale normativa che, nel contempo, scoraggia anche l’arrivo di nuovi produttori dall’estero, restii ad adeguarsi alla normativa in materia di certificazione del prodotto, ritenuta eccessiva. Operatori già ostacolati dalla presenza dell’esame del codice sorgente, ritenuto il più grande impedimento per i produttori mondiali di giochi da sala che sinora hanno preferito semplicemente rinunciare al mercato italiano.
Una delle proposte arrivate a Bruxelles riporta che si potrebbe puntare a una forma di entertainment più ampia, come avviene in altre nazioni europee ed extraeuropee, puntando su realtà virtuale, realtà aumentata ed esports, magari connettendo tra loro le sale giochi consentendo la realizzazione di sfide a distanza.
Tra le esigenze c’è quella di rallentare la sostituzione degli apparecchi da gioco esistenti, oggetto di importanti investimenti da parte degli operatori del settore, oggetto di pagamento di imposta sugli intrattenimenti versate ogni anno in base ai decreti emessi dall'agenzia autonoma dei Monopoli di Stato. Una delle proposte inviate Bruxelles riguarda proprio l’opportunità di consentire l'autocertificazione della conformità degli apparecchi.
La necessità, in sostanza, è quella di garantire una minima certezza degli investimenti agli operatori, proprio per questo qualcuno richiede anche di prevedere un periodo di prova sul modello della targa prova realizzata per gli apparecchi articolo 110 comma 6 del Tulps, secondo il quale si verifica la reale utilizzabilità degli apparecchi e conformità del funzionamento delle regole tecniche.
Sempre in uno dei documenti inviati a Bruxelles un operatore, infine, chiede l’apertura di infrazione per violazione di diritto europeo e se ne denunciano le non conformità rispetto alla libera circolazione delle merci, in quanto “il progetto di regole tecniche di produzione, importazione e verifica degli apparecchi da intrattenimento senza vincita in denaro di cui all’art. 110 comma 7” ostacolerebbe l'immissione e la libera circolazione degli apparecchi di intrattenimento nel territorio dell'Unione Europea, con la conseguente mancata possibilità di introduzione in Italia di apparecchi acquistati in altri Stati nel mercato unico, in particolare se usati.